Come sono cambiati i set televisivi a causa della pandemia
Scritto da Teresa Soldani in data Ottobre 13, 2020
Se nel primo podcast vi abbiamo parlato degli effetti della pandemia sugli spettatori, oggi vi parleremo di come il coronavirus abbia cambiato la vita delle troupe televisive e di quali protocolli gli Stati Uniti, il Canada e l’Italia – che è stato uno dei primi paesi a permettere la riapertura dei set televisivi – abbiano adottato per la sicurezza dei lavoratori dello spettacolo.
Invece di leggere, ascolta il podcast per un esperienza più coinvolgente
La situazione in Italia
In Italia i set hanno riaperto ufficialmente a fine giugno, con regole molto severe, che si sono rivelate anche molto efficaci. Oltre alla presenza di figure già previste dalla legge, come quella del medico aziendale e del rappresentante della sicurezza e dei lavoratori, sono state messe a disposizione delle maestranze una figura appositamente preposta al controllo dell’applicazione delle regole anti-covid e un supporto operativo emergenziale, costituito da personale della Croce Rossa, a presidio quotidiano dei set.
Tutti gli spazi sono sanificati ogni giorno e i lavoratori stessi sono obbligati a non recarsi al lavoro con una temperatura superiore a 37,5.
Ogni membro del cast e della troupe deve indossare le mascherine e mantenere la distanza di un metro.
La misura più importante, però, riguarda la frequenza con cui vengono fatti i test sierologici e i tamponi. I membri della troupe sono sottoposti a sierologico ogni 15 giorni, mentre gli attori e i lavoratori che sono a più stretto contatto con loro – parrucchieri, truccatori, costumisti, microfonisti e regia – a un tampone ogni settimana.
Le comparse sono invitate a presentarsi già pronte per le loro scene, vestite e truccate – per evitare il contatto con il reparto costumi e trucco – e sono anche loro sottoposti a sierologico, la cui validità è di 15 giorni, motivo per cui, in questo arco di tempo, vengono utilizzate il più possibile per evitare di sprecare l’esame a cui sono stati sottoposti.
Ma la cosa più importante è che gli attori protagonisti non hanno limitazioni e che il modo in cui le serie sono generalmente scritte non è cambiato molto rispetto a prima, il che significa che i membri del cast possono stare vicino, abbracciarsi e baciarsi durante un scena, proprio come succedeva prima.
Restrizioni d’oltreoceano
Forse precisare che agli attori italiani sia concesso baciarsi sul set, potrà sembrarvi superfluo, ma andando a guardare cosa succede al di là dell’oceano, ci si renderà conto che non lo è affatto.
Con un numero di contagi in continuo aumento, la patria delle serie TV non è messa benissimo, e solo recentemente alcuni show hanno ripreso a girare dopo lo stop forzato di marzo.
Negli Stati Uniti la maggior parte delle serie, o quanto meno quelle più conosciute e remunerative, sono girate tra California, New York e Georgia e il fatto che le precauzioni e le leggi anti-covid siano statali, non sta aiutando molto il settore, causando una serie di ritardi legati anche, ma non solo, al progredire dei contagi.
In generale, come in Italia, i protocolli sui set americani sono particolarmente incentrati sulla sanificazione degli ambienti, l’uso delle mascherine e il mantenimento delle distanze, ma a differenza del nostro Paese le regole prevedono che non si possa lavorare per più di 10 ore al giorno, con un’evidente ripercussione sui tempi di produzione delle serie, che vanno così ad allungarsi notevolmente.
I set sono poi divisi idealmente in diverse zone, con la zona A che rappresenta quella occupata anche dagli attori e quindi la più protetta. A questi ultimi, e a chiunque venga a stretto contatto con loro, è fatto obbligo di sottoporsi a tampone settimanale e a mantenere una distanza di almeno 2 metri, persino durante le riprese.
Sono ovviamente ammesse eccezioni, ma questi protocolli andranno sicuramente a influire anche sulla scrittura di molti show, nei quali è richiesta, inoltre, una sensibile diminuzione del numero delle comparse. E se questo non bastasse a sorprendervi, sappiate che da alcuni dei set dei pochi show tornati al lavoro, sono emerse delle foto che testimoniano, in particolari circostanze, l’uso di manichini al posto delle comparse.
I set canadesi
In Canada, e in particolare a Vancouver dove sono girate molte serie, da The Good Doctor a tutti gli show di supereroi dell’Arrowverse, la situazione non è meno delicata, ma in questo caso non tanto per il numero dei contagi, decisamente inferiore a quello degli Stati Uniti, quanto piuttosto per ragioni organizzative. Le produzioni di queste serie fanno, infatti, riferimento a network americani, ma il territorio dove sono girate è canadese, il che ha finito per creare una sorta di tira e molla di competenze in una piccola guerra istituzionale e diplomatica che ha ritardato l’inizio delle riprese di diversi show.
La British Columbia beneficia da anni degli introiti di un’industria del valore di circa 9 miliardi di dollari annui, non sorprende quindi che si sia fatto di tutto per risolvere i conflitti sorti, permettendo ai lavoratori dello spettacolo di tornare al più presto sui set.
Anche il Canada ha i suoi protocolli che regolano l’uso delle mascherine, la sanificazione dei set, il numero delle comparse, e limitano le scene in cui gli attori si trovano a essere a stretto contatto. Nello specifico, in caso sia necessario girare una scena intima, è richiesto che gli attori coinvolti si auto-isolino per i 10 giorni precedenti, per minimizzare i rischi di contagio.
Ma una delle differenze maggiori tra Canda e Stati Uniti è quella che riguarda i test, che in Canada non sono richiesti con la stessa frequenza voluta invece negli USA. Questo punto ha causato, quindi, il ritardo nell’inizio di alcune produzioni, come quella di The Good Doctor, che è poi tornata al lavoro a inizio settembre dopo che studios americani e sindacati canadesi hanno raggiunto finalmente un accordo.
Il fatto che la vita di molti set sia finalmente ripresa dopo mesi di inattività, non esclude ovviamente che, in caso di contagio, questa delicata e costosissima macchina venga, di nuovo, bruscamente fermata. Ma anche senza questa spada di Damocle, è evidente che la stagione televisiva 2020-2021 sarà seriamente compromessa a causa del Coronavirus.
Come ha recentemente dichiarato Eric Wallace, showrunner di The Flash, serie ispirata all’omonimo eroe della DC Comics, al momento, per loro, è impossibile programmare anche solo il numero degli episodi da cui sarà composta la 7° stagione, poiché non sono certi dell’impatto che l’inizio ritardato delle riprese e i tempi di produzione allungati avranno sullo show.
Anche questo episodio di Terevisione è giunto al termine. Che ne dite, la prossima settimana, di parlare di una delle varie serie distopiche come “Il racconto dell’Ancella”? Se avete suggerimenti o domande sul mondo della serialità, non esitate a contattarci via Instagram o Twitter, e cercheremo di rispondere a ogni vostra curiosità.
Fonte Immagine: https://www.instagram.com/p/CE8RH8_DkIu/?hl=en
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Opinioni dei Lettori
I commenti sono chiusi.
Susanna Mainetti On Ottobre 13, 2020 at 7:37 pm
Molto esaustivo, brava Teresa.