Libia: prove di crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi dal 2016
Scritto da Radio Bullets in data Ottobre 4, 2021
Ci sono fondati motivi per ritenere che in Libia siano stati commessi crimini di guerra, mentre le violenze perpetrate nelle carceri e contro i migranti possono costituire crimini contro l’umanità. A dirlo è un rapporto della Missione d’inchiesta indipendente sulla Libia pubblicato oggi dalle Nazioni Unite. Il rapporto sarà presentato giovedì 7 ottobre al Consiglio per i diritti umani dell’Onu. «Le nostre indagini hanno stabilito che tutte le parti in conflitto, compresi stati terzi, combattenti stranieri e mercenari, hanno violato il diritto internazionale umanitario, in particolare i principi di proporzionalità e distinzione, e alcune hanno anche commesso crimini di guerra», dice Mohamed Auajjar, presidente della missione conoscitiva.
La Missione d’inchiesta, composta da Aujjar, da Chaloka Beyani e Tracy Robinson esperti dei diritti umani, ha raccolto ed esaminato centinaia di documenti, intervistato più di 150 persone e condotto indagini in Libia, Tunisia e Italia. Il fulcro del loro lavoro include la condotta delle parti nei conflitti armati che hanno avuto luogo in tutta la Libia dal 2016. La violenza ha avuto un impatto drammatico sui diritti economici, sociali e culturali dei libici, come dimostrano gli attacchi a ospedali e scuole.
Violazioni dei diritti umani
«I civili hanno pagato un prezzo pesante durante le ostilità del 2019-2020 a Tripoli, così come durante altri scontri armati nel paese dal 2016. Gli attacchi aerei hanno ucciso dozzine di famiglie. La distruzione delle strutture sanitarie ha avuto un impatto sull’accesso all’assistenza sanitaria e le mine antiuomo lasciate dai mercenari nelle aree residenziali hanno ucciso e mutilato civili», spiega Auajjar.
La Missione d’inchiesta ha inoltre esaminato le violazioni nel contesto della privazione della libertà e ha documentato la situazione degli sfollati interni, nonché quella dei migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo, dice la nota delle Nazioni Unite. «Migranti, richiedenti asilo e rifugiati sono soggetti a una litania di abusi in mare, nei centri di detenzione e per mano dei trafficanti», dice Chaloka Beyani. «Le nostre indagini indicano che le violazioni contro i migranti sono commesse su vasta scala da attori statali e non statali, con un alto livello di organizzazione e con l’incoraggiamento dello Stato, il che suggerisce crimini contro l’umanità».
La violenza nelle carceri
La Missione d’inchiesta ha anche trovato prove di inquietanti modelli di violenza commessi nelle carceri libiche, con detenuti torturati quotidianamente, mentre alle loro famiglie viene impedita qualsiasi visita. «La detenzione arbitraria nelle prigioni segrete e le condizioni di detenzione insopportabili sono ampiamente utilizzate dallo Stato e dalle milizie contro chiunque sia percepito come una minaccia ai loro interessi o opinioni», aggiunge Tracy Robinson. «La violenza nelle carceri libiche è commessa su una tale scala e con un tale livello di organizzazione che potrebbe anche costituire un crimine contro l’umanità».
Gli sfollati interni
L’insicurezza cronica in Libia ha portato allo sfollamento interno di centinaia di migliaia di persone che sono finite in aree male attrezzate per accogliere grandi spostamenti di popolazione. Alcuni gruppi etnici, come i tawergha, i tebus e gli alahali, spiegano ancora le Nazioni Unite, sono sfollati dal 2011 e continuano a subire gravi abusi. Le prove indicano che la Libia non è riuscita ad agire per garantire la sicurezza degli sfollati interni e il loro ritorno al luogo di origine, in violazione dei suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale.
Bambini, bambine e donne
Il rapporto della Missione d’inchiesta documenta anche il reclutamento e la partecipazione diretta di bambini alle ostilità, le sparizioni forzate e le uccisioni extragiudiziali di donne di spicco, e le continue forme di violenza sessuale e di altro tipo contro le popolazioni vulnerabili, comprese le persone LGBTQI. La Missione ha inoltre prestato particolare attenzione alle accuse di crimini atroci commessi nella città di Tarhuna (a sud-est di Tripoli) tra il 2016 e il 2020.
«Mentre i libici si sforzano di garantire la pace, garantire anche l’accertamento della responsabilità per le gravi violazioni dei diritti umani e i crimini internazionali commessi nel paese è più necessario che mai per scoraggiare ulteriori violazioni e promuovere la pace e la riconciliazione a lungo termine», spiega Auajjar. «Esortiamo la Libia a intensificare i suoi sforzi per chiedere conto ai responsabili. È inoltre essenziale che il comitato internazionale continui a fornire supporto alle autorità giudiziarie libiche».
Rilevando che un’indagine completa sui diritti umani è uno strumento efficace per promuovere la responsabilità e promuovere la pace e la sicurezza a lungo termine, il rapporto raccomanda al Consiglio per i diritti umani di estendere il mandato della Missione d’inchiesta per un altro anno.
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