Naufragio davanti alla Libia, almeno 100 morti

Scritto da in data Luglio 25, 2019

Il più tragico naufragio nel Mediterraneo quest’anno. È così che lo definisce l’Unhcr, è così che lo definisce Filippo Grandi, commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. È quanto accaduto oggi nel Mediterraneo Centrale, davanti alle coste della Libia. “Ripristinare il salvataggio in mare, porre fine alla detenzione di rifugiati e migranti in Libia, aumentare i percorsi sicuri devono avvenire ORA, prima che per molte altre persone disperate sia troppo tardi”, dice l’Unhcr.

Più di cento persone avrebbero perso la vita in un naufragio al largo di Khoms, città sulla costa nel nordovest della Libia, a 100 kilometri da Tripoli, dice l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). Secondo Medici Senza Frontiere, sono almeno 70 i cadaveri in acqua davanti alla Libia.

“Europa inerme”

“L’ennesima tragedia del mare avvenuta nelle scorse ore non può che metterci di fronte alle nostre responsabilità. La morte di centinaia di uomini donne e bambini è lo specchio dell’incapacità di gestire il fenomeno migratorio”, dice Raffaela Milano, direttrice Programmi Italia – Europa di Save the Children.

Save the Children ritiene “assolutamente inaccettabile che l’Europa rimanga inerme di fronte alla tragedia che continua a consumarsi alle sue porte”. Secondo le ultime stime disponibili, nei primi 5 mesi dell’anno, 1 persona su 14 tra quelle che hanno provato ad attraversare il Mediterraneo ha perso la vita e in questi casi i minori sono i più vulnerabili. Mentre la situazione della sicurezza in Libia “peggiora giorno dopo giorno, i rifugiati e i migranti hanno poche opzioni – è detto in una nota -: o rimangono intrappolati nel Paese o fuggono attraverso il Mediterraneo o il deserto nigerino. Tra loro sono tantissimi i minori, adolescenti e talvolta poco più che bambini, spesso in viaggio da soli”.

Per la responsabile di Programmi Italia – Europa dell’organizzazioen umanitaria, “salvare vite deve essere la preoccupazione principale degli Stati membri dell’Unione europea. È inoltre indispensabile che la comunità internazionale, e in primo luogo l’Europa, moltiplichi gli sforzi per realizzare vie di accesso sicure dalle aree di crisi o di transito, per evitare che decine di migliaia di persone continuino a vedersi costrette ad affidarsi ai trafficanti, mettendo in serio pericolo la propria vita, per attraversare il Mar Mediterraneo, come questa ennesima tragedia ci ha purtroppo dimostrato”.

70 cadaveri davanti alla Libia

Le équipe di Medici Senza Frontiere (MSF) in Libia, hanno soccorso al porto di Khoms i sopravvissuti del naufragio, che secondo i dati a disposizione dell’ong ha causato almeno 70 morti e 100 dispersi. Ma il bilancio è destinato a peggiorare.

“La terribile notizia di questo nuovo, tragico naufragio, dimostra per l’ennesima volta l’altissimo costo umano dell’attuale situazione in Libia e della mancanza di un’adeguata capacità di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale” dichiara Julien Raickman, capomissione di MSF in Libia. “Ci sono oltre 100 dispersi, di cui molti potrebbero essere annegati, stando alle prime testimonianze dei sopravvissuti visitati da MSF. I naufraghi sono stati soccorsi da pescatori e riportati a Khoms. Testimoni oculari coinvolti nel soccorso parlano di almeno 70 cadaveri in acqua”.

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Le équipe di MSF hanno fornito cure mediche a due gruppi di sopravvissuti, rispettivamente di 82 e 53 persone. Abbiamo dato prima assistenza e stabilizzato le condizioni più urgenti e abbiamo trasferito 7 persone in ospedale per cure mediche salvavita. I pazienti sono sotto shock e hanno sintomi da pre-annegamento, come ipossia e ipotermia.

“Serve un’azione immediata per garantire un’efficace capacità di ricerca e soccorso in mare e l’evacuazione dalla Libia di tutte le persone che stanno cercando di fuggirne, solo così potremo prevenire ulteriori morti” continua Raickman di MSF. “Due giorni fa, 38 persone intercettate in mare dalla Guardia costiera libica sono state riportate nel centro di detenzione di Tajoura, lo stesso che solo tre settimane prima era stato attaccato da un bombardamento aereo che ha causato 60 morti e 70 feriti. Era una tragedia del tutto evitabile.”

“Ora siamo estremamente preoccupati per i sopravvissuti di questo naufragio. Non possono essere rinchiusi di nuovo in centri di detenzione dove le loro vite sono a rischio. Lo hanno ribadito di recente anche l’OIM, l’UNHCR e i leader Europei che si sono uniti all’appello di MSF per l’evacuazione immediata e urgente di tutti i rifugiati e migranti intrappolati nei centri di detenzione in Libia” conclude Raickman di MSF.

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