Dissidente e femminista: si è spenta Nawal El Saadawi

Scritto da in data Marzo 25, 2021

Il sistema capitalista patriarcale, classista e razzista, non solo si basa sull’ingiustizia, riproducendola, ma ha bisogno di Dio e della religione per legittimarla. Succede in Iraq, ma succede in Egitto, un paese economicamente colonizzato, in Afghanistan e in Palestina. Per questo contesto sbaglia chi parla di post-colonialismo: viviamo, invece, in un periodo di neocolonialismo. (Nawal El Saadawi, intervista da Il Manifesto, 2009)

All’età di 89 anni si è spenta Nawal El Saadawi, psichiatra, scrittrice femminista, “essere umano” e importante voce critica dell’Egitto.

Ero arrabbiata, arrabbiata anche con Dio, perché la mia famiglia diceva: «È quello che ha detto Dio, è un ragazzo» [in riferimento al trattamento migliore al fratello, meno bravo di lei a scuola]. Quello che avrebbe detto Dio è che essendo un ragazzo avrebbe dovuto avere il doppio di quanto avessi io. [Ed è quello che la gente dice ancora in tutto il mondo]. Quindi la prima lettera che scrissi nella mia vita, era diretta a Dio. Scrissi: «Dio, non sei giusto e mi tratti male, tratti mio fratello meglio di me, anche se sono molto più intelligente di lui, e questo non è corretto. E se non sarai corretto, non ti crederò». (Nawal El Saadawi, estratto da una intervista realizzata per Channel 4 nel 2018)

Ribelle, secondo i suoi stessi racconti: dall’età di cinque anni, quando al posto del cognome paterno scrisse il nome della madre, e la maestra cancellò quel nome, che lei sentiva più vicino perché le aveva dato la vita e le aveva insegnato a leggere e scrivere. In seguito riuscì a laurearsi in medicina, ma non abbandonò mai la scrittura (sono molti i suoi saggi e libri di fiction) e non smise mai di criticare il mondo che la circondava, in particolare la pratica delle mutilazioni genitali femminili che lei stessa aveva subito.

Iniziò a praticare come medico nel villaggio nilotico in cui era nata, Kafr Tahla, ma fu chiamata a Il Cairo dove divenne Direttrice della Sanità Pubblica, fin quando fu allontanata dall’incarico per le sue attività politiche. Nel 1972 scrisse un importante libro in vista della cosiddetta seconda ondata del femminismo: “Donne e sesso”. Pressioni di questo tipo le costarono il successivo posto di redattore-capo di un giornale sanitario e quello di Segretario Generale aggiunto dell’Associazione Medica in Egitto. Ricercatrice sulle nevrosi dal 1973 al 1976 per la Facoltà di Medicina dell’Università statale di ʿAyn Shams, a Il Cairo fu consigliera delle Nazioni Unite per il Women’s Programme in Africa (ECA) e Medio Oriente (ECWA) tra il 1979 e il 1980.

I libri della dottoressa Nawal finirono tra le maglie della censura e venne arrestata nel 1981, per essere poi scarcerata lo stesso anno dopo l’assassinio di Sadat, l’allora presidente egiziano. Fondò quindi un’organizzazione indipendente femminista (The Arab Women’s Solidarity Assocation) che venne dichiarata illegale, per poi essere presa di mira dai gruppi radicali estremisti che la consideravano un’eretica. Nawal El Saadawi fu nuovamente incarcerata, quindi costretta all’esilio prima in Olanda e poi in North Carolina, seguita dal terzo marito (dai primi due aveva divorziato perché volevano che lasciasse la professione e l’attivismo). Tornata nel 1996 in Egitto, i suoi oppositori le hanno intentato due cause: una per cercare di farla divorziare coattamente dall’ultimo marito, e l’altra per apostasia, entrambe vinte come vinse (insieme alle donne egiziane) alcune importanti battaglie: dal 7 giugno 2008, le donne egiziane hanno conquistato il diritto di registrare i figli nati fuori dal matrimonio con il proprio cognome; l’età minima per il matrimonio è stata alzata a diciotto anni; la circoncisione femminile, la clitoridectomia e l’infibulazione sono ora un reato perseguibile e punibile con il carcere o una multa.

Nawal è morta il primo giorno di primavera, il 21 marzo 2021, ma ha lasciato la sua testimonianza negli scritti e nelle azioni compiute, nella speranza che ancora possano sbocciare.

https://twitter.com/womensart1/status/1373704757412515841

Immagine di copertina di Gigi Ibrahim, da flickr.

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