Crisi finanziarie: la bolla dei tulipani
Scritto da Pasquale Angius in data Febbraio 8, 2022
Nella prima metà del XVII secolo in Olanda scoppia la cosiddetta “bolla dei tulipani”, la prima grande crisi finanziaria dell’epoca moderna.
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La bolla dei tulipani
Noi pensiamo che le crisi finanziarie siano un fenomeno tipico dei tempi moderni, della fase avanzata del capitalismo, ma non è così. Anche in epoca preindustriale ci furono crisi finanziarie, la più incredibile e bizzarra nella storia dell’economia fu la cosiddetta “bolla dei tulipani”, scoppiata in Olanda nella prima metà del XVII secolo.
I Paesi Bassi sono ancora oggi il primo produttore ed esportatore a livello mondiale di tulipani, anche se negli ultimi anni, con la globalizzazione, si è fatta sempre più aggressiva la concorrenza di altri paesi a cominciare dalla Polonia e dalla Cina.
I tulipani provengono dall’Asia centrale, dalla zona compresa tra il Kashmir e l’Afghanistan, da lì arrivarono in Persia e poi nell’Impero Ottomano. Nei paesi del Medio Oriente i tulipani erano molto apprezzati, e attorno all’origine di questi fiori nacquero diverse leggende come quella dell’amore contrastato tra il giovane Fahrad e la bellissima Shirin. Ci sono diverse versioni di questa storia, secondo alcune Fahrad, credendo erroneamente che la sua amata fosse stata uccisa, decise a sua volta di uccidersi e dal sangue che usciva dalle sue vene si generarono dei tulipani scarlatti che diventeranno simbolo dell’amore eterno. Secondo altre versioni fu invece Shirin che, partita alla ricerca del suo amato, cadde su alcune pietre aguzze ferendosi mortalmente e dal suo sangue e dalle lacrime versate nacquero questi bellissimi fiori rossi.
Secondo alcune fonti pare che fu l’ambasciatore di Ferdinando I d’Austria presso la corte del sultano che, all’inizio del Cinquecento, li portò in Europa e li fece conoscere al botanico olandese Carolus Clusius dell’Università di Leiden. Gli olandesi si appassionarono subito a questo fiore dai colori nitidi e accesi con la possibilità, attraverso incroci, di produrre nuove sfumature di colore. Nelle fertili campagne dei Paesi Bassi cominciò quindi la coltivazione di questi fiori. Ma nei primi decenni del Seicento accadde qualcosa di nuovo. Per una ventina d’anni il prezzo dei bulbi di tulipano continuò a crescere in maniera lenta ma costante. I bulbi, che sembrano dei grossi cipollotti, sono una via di mezzo tra il seme e la pianta, hanno la caratteristica di poter durare fino a un paio d’anni, se opportunamente conservati, e sono anche facilmente trasportabili. La crescente domanda di tulipani fece crescere il prezzo dei bulbi. E nel periodo tra il 1635 e il 1637 si creò quella che è stata chiamata la “bolla” dei tulipani.
Ma andiamo con ordine. Come abbiamo tutti imparato a scuola, nell’ottobre del 1492 tre caravelle spagnole comandate dall’ammiraglio genovese Cristoforo Colombo scoprono l’America, uno di quegli eventi epocali che cambiano la storia del mondo. Il baricentro della civiltà europea si sposta dal Mediterraneo all’Atlantico e nel secolo successivo emergono come nuove potenze europee quei paesi che si affacciano sull’Atlantico e si dedicano alle grandi esplorazioni e alla conquista di nuovi territori e nuove colonie nelle Americhe, ma anche in Africa e in Asia. La Spagna, il Portogallo, la Gran Bretagna, la Francia e l’Olanda diventano le nuove potenze marittime, economiche e commerciali dove affluiscono le ricchezze dei nuovi territori e dei nuovi mondi conquistati dagli europei.
L’Olanda all’epoca era sotto dominio spagnolo, ma nella seconda metà del Cinquecento si rese indipendente. Amsterdam divenne il principale porto commerciale del Nord Europa e i mercanti olandesi espansero i loro traffici in tutto il mondo. La Compagnia Olandese delle Indie Orientali, una società commerciale che godeva dell’appoggio del governo di quella che allora si chiamava Repubblica delle Sette Province Unite, stabilì colonie e punti d’appoggio in Africa del Sud, in India, nelle Molucche, a Giava sino all’isola di Formosa, l’attuale Taiwan e godette per molti anni del monopolio nell’importazione di diverse spezie, tra le quali cannella, chiodi di garofano, noce moscata. Analogamente la Compagnia Olandese delle Indie Occidentali operava nelle Americhe, dal Brasile ai Caraibi, sino al Nord America. L’attuale città di New York fu fondata nel 1624 da coloni olandesi che la chiamarono Nuova Amsterdam. L’Olanda, pur non avendo grandi dotazioni di risorse naturali, governata da un’aristocrazia di mercanti colti e intraprendenti, tolleranti dal punto di vista religioso in un continente che si dissanguava nelle guerre di religione, con un sistema bancario sofisticato e moderno che attirava capitali, divenne uno dei paesi più operosi e ricchi d’Europa.
La moda dei tulipani
Quando ci si arricchisce ci si può permettere consumi voluttuari, si ha tempo e disponibilità finanziarie per seguire le mode, per togliersi qualunque capriccio, si hanno soldi da spendere in cose non necessarie ma semplicemente belle da vedere e da possedere. L’aristocrazia e la borghesia mercantile olandese, arricchitesi con i commerci di spezie e altri prodotti coloniali, iniziarono ad abbellire i giardini delle loro residenze con i tulipani, fiori molto belli, dai colori accesi che potevano dar vita a nuove tonalità e variazioni di colore sempre più originali. Nacque così, all’inizio del Seicento, la moda dei tulipani che fece crescere la domanda di quei fiori e in particolare dei loro bulbi. Le fertili campagne a sud di Amsterdam, l’abilità degli agricoltori olandesi e la resistenza dei tulipani ai climi rigidi fecero sì che questi fiori diventassero un’importante coltura che veniva anche esportata nel resto d’Europa.
Come sappiamo, quando la domanda di un prodotto cresce i prezzi di quel prodotto aumentano, soprattutto quando la domanda cresce in maniera più rapida rispetto alla crescita della capacità di produzione. Ed è quello che avvenne all’inizio del Seicento. La forte domanda di tulipani, sia in Olanda che nel resto d’Europa, fece crescere costantemente il loro prezzo. Se il prezzo di un prodotto continua a crescere si crea l’aspettativa che continuerà a crescere ulteriormente anche nel futuro. È un meccanismo che abbiamo visto successivamente nella storia numerose volte, è accaduto prima della crisi del 1929 con i titoli azionari, è accaduto prima della crisi del 2008 con i valori immobiliari. L’aspettativa di una crescita continua del prezzo di un prodotto attirerà investimenti e speculazioni su quel prodotto. In fondo tutti vogliono guadagnare e anche nell’Olanda del XVII secolo la crescita costante dei prezzi dei bulbi di tulipano attirò numerosi speculatori.
Nel periodo che va dal 1635 all’inizio del 1637 i prezzi dei bulbi cominciarono a crescere in maniera irrefrenabile raggiungendo quotazioni assurde. Un bulbo di una specie molto ricercata fu venduta al prezzo di 2.500 fiorini, una cifra ragguardevole considerando che con lo stesso importo, come ci narrano le cronache dell’epoca, si potevano acquistare tutte queste cose assieme: «Due tonnellate di frumento, quattro tonnellate di segale, quattro buoi grassi, otto maiali grassi, dodici pecore grasse, due barili di vino, quattro botti di birra, due botti di burro, mille libbre di formaggio, un letto completo, un vestito da uomo, un calice d’argento».
In un’altra transazione pare che un intero caseggiato nella cittadina di Hoorn fu scambiato con tre bulbi di tulipano.
Nel 1636 un bulbo del Semper Augustus, una specie molto rara, raggiunse la quotazione di ben 6.000 fiorini, l’equivalente di circa 400.000 euro di oggi. Il Semper Augustus era un tulipano bianco con delle meravigliose striature rosse, ed era molto raro perché, come scoprirono i botanici nell’Ottocento, quelle striature erano causate da un virus che colpiva il bulbo. Quella malattia produceva la combinazione di colori che lo rendevano così ricercato ma allo stesso tempo indeboliva i bulbi facendoli diventare fragili e di conseguenza molto rari.
Commercio al vento
La frenesia del guadagno facile contagiò tutte le classi sociali, non soltanto nobili e borghesi ma anche i popolani: marinai, artigiani, lavandaie, bottegai, operai, soldati, muratori, cominciarono a investire i loro risparmi in questa speculazione sui bulbi. Qualcuno vendette la sua bottega o la casa, qualcun altro si indebitò e le transazioni sui bulbi non si tenevano più soltanto in Borsa ma anche nelle taverne, tanta era la richiesta. Si compravano bulbi per rivenderli subito dopo a un prezzo maggiorato, ma in realtà non c’erano bulbi sufficienti per soddisfare la richiesta. Per far fronte a questa crescita abnorme della domanda furono inventati anche nuovi strumenti finanziari che oggi chiamiamo “derivati”. Questi nuovi contratti all’epoca furono definiti con l’espressione “windhandel” che letteralmente significa “commercio al vento”. In realtà nella Borsa di Amsterdam contratti simili si potevano fare anche su altre merci, dal grano alle spezie, alle aringhe. Erano attività speculative con un elevato grado di rischio ma che potevano consentire anche forti guadagni quando andava bene.
Spieghiamo meglio come funzionavano. A fronte di una domanda molto elevata furono consentiti dei contratti in base ai quali un acquirente poteva comprare non il prodotto che non esisteva ancora ma il prodotto che sarebbe diventato disponibile, magari a distanza di 6 mesi o un anno, versando un anticipo e definendo il prezzo di acquisto che sarebbe stato però regolato nella sua interezza solo alla consegna del prodotto, sulla base del prezzo di mercato al momento della stipula del contratto. In pratica una promessa di pagamento sostituiva il pagamento effettivo.
Facciamo un piccolo esempio pratico per capirci meglio. Se oggi un bulbo di tulipano si compra supponiamo a 1.000 fiorini, ma io prevedo che tra 6 mesi il prezzo sarà salito a 1.500, cosa posso fare? Vado da un agricoltore che produce bulbi e stipulo un contratto di acquisto, gli do un anticipo diciamo del 10%, quindi 100 fiorini, riservandomi di saldare il resto tra sei mesi al momento dell’effettiva disponibilità dei bulbi. Se la mia previsione è corretta, a sei mesi di distanza io saldo gli altri 900 fiorini, prendo i bulbi e li rivendo al prezzo di 1.500, guadagnando, senza fatica 500 fiorini. Questo tipo di contratti oggi si chiamano futures, sono molto utilizzati nei mercati finanziari e si fanno solitamente sulle materie prime ma non solo.
Questo genere di contratti, e qui sta il risvolto negativo, comportano però un elevato livello di rischio: se le mie previsioni sono corrette posso guadagnare in poco tempo molti soldi ma se le previsioni sono sbagliate o interviene qualche imprevisto che cambia le condizioni del mercato e fa precipitare i prezzi io perdo in poco tempo moltissimi soldi.
Ed è esattamente quel che accadde in Olanda poco più di tre secoli fa. Improvvisamente ci fu un evento che fece precipitare la situazione. Il 5 febbraio del 1637, ad Haarlem, un paesino vicino ad Amsterdam durante una fiera dove si vendevano bulbi, alla richiesta di un prezzo di 1250 fiorini per un bulbo, prezzo certamente elevato ma in linea con quelli vigenti in quel periodo, non si trovano acquirenti e i bulbi restano invenduti. Le ragioni di quella mancata vendita non sono chiare, qualche storico sostiene che in quel periodo c’era stata in quella zona un rigurgito di casi di peste che aveva spaventato molta gente, per cui molti compratori non si erano avventurati in quella cittadina. Al di là della ragione che lasciò invenduti quei bulbi, quell’evento ebbe un effetto psicologico dirompente. Tra i compratori e gli speculatori cominciò a diffondersi il panico. Se i bulbi che molti avevano acquistato a prezzi stratosferici, magari indebitandosi o vendendo la propria bottega o la casa, improvvisamente non si vendevano più, il prezzo dei bulbi calava improvvisamente polverizzando capitali e fortune. Tutti si precipitarono a vendere nel tentativo di recuperare il più possibile prima che i prezzi scendessero ancora, ma la nuova ondata di vendite non fece altro che far precipitare ulteriormente i prezzi riducendo sul lastrico migliaia di persone.
Il fallimento del mercato
Di fronte al fallimento del mercato, all’epoca come accade ancora oggi, dovette intervenire il governo della Repubblica delle Sette Province Unite, come si chiamava allora l’Olanda.
L’unico provvedimento che fu preso per limitare i danni fu quello di trasformare i contratti che prevedevano l’obbligo di acquisto futuro dei bulbi a prezzi definiti in un’opzione. In pratica, mentre nei contratti era stabilito che l’acquirente alla consegna dei prodotti avrebbe dovuto pagare la cifra pattuita, si diede la possibilità per i contratti non ancora scaduti di trasformare quell’obbligo in un’opzione, pagando ovviamente una piccola penale. In questo modo molti si salvarono dalla bancarotta.
Il Seicento è anche il secolo d’oro della pittura olandese con artisti, per citare i più famosi, come Rembrandt, Rubens, Hals, Van Dyck, Vermeer. Alcuni di costoro negli anni successivi allo scoppio della bolla dipinsero quadri che facevano riferimento in maniera critica a quell’evento storico, diventato simbolo della follia e dell’insensatezza degli esseri umani. Jan Brueghel il giovane, per esempio, rappresentò in un dipinto intitolato “Satira della tulipomania” i suoi connazionali come delle scimmie senza cervello intenti a trafficare con i bulbi di tulipano.
In effetti, col senno del poi è facile criticare o definire folli comportamenti che magari prima sembravano assolutamente razionali. Le dinamiche con cui si creano le bolle finanziarie e le successive catastrofi sono sempre le stesse, anche perché fanno perno su componenti irreprimibili della psicologia e del comportamento umano: l’avidità, l’illusione di potersi arricchire senza fatica e in breve tempo, la sottovalutazione dei rischi.
Chi fosse appassionato di tulipani e si trova a passare per l’Olanda tra fine marzo e metà maggio può andare a visitare il Keukenhof, uno spettacolare parco botanico con 7 milioni di tulipani e altri fiori di tutti i colori e di tutte le sfumature, che si trova a Lisse, una cittadina una trentina di chilometri a sud di Amsterdam. La possibilità di speculare e guadagnar soldi sul commercio dei bulbi non c’è più, ma vi resterà il ricordo di un caleidoscopio di colori difficilmente eguagliabile e, se i soldi possono sparire, i bei ricordi non ve li toglie nessuno!
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