Truffe finanziarie, lo schema Ponzi
Scritto da Pasquale Angius in data Agosto 3, 2020
In questa puntata e nella prossima vi racconteremo la storia della più grande truffa finanziaria mai accaduta negli Stati Uniti d’America; vi racconteremo la vicenda di Bernard, detto Bernie, Madoff, finanziere americano che riuscì a fregare ai suoi clienti una cifra attorno ai 60 miliardi di euro applicando un vecchio trucchetto, lo schema Ponzi.
Invece di leggere prova ad ascoltare: la musica e la narrazione renderanno l’esperienza più coinvolgente!
La più grande truffa finanziaria della storia USA
Questa storia ci dimostra che c’è sempre la possibilità di arricchirsi sfruttando l’ingenuità e l’avidità umana. Ma per capire il metodo Madoff occorre partire da un personaggio che visse nella prima metà del Novecento e che è considerato universalmente l’inventore delle cosiddette “piramidi finanziarie”, ovverosia di quello che viene chiamato anche lo “schema Ponzi”.
Noi italiani siamo un popolo di poeti, santi, navigatori e inventori, e anche lo schema Ponzi è, ahinoi, un’invenzione dell’italico genio, sicuramente non una di quelle di cui andare fieri.
Carlo Ponzi, poi americanizzato in Charles, era nato a Lugo, paesino della Romagna in provincia di Ravenna, nel 1882, un giovane intraprendente e inquieto che dopo aver abbandonato l’Università di Bologna nel 1903, a 21 anni, decide di emigrare negli Stati Uniti alla ricerca di miglior fortuna.
Si narra che durante il viaggio in nave perse in scommesse tutti i risparmi che si era portato dall’Italia, per cui sbarcò con tante idee, tante speranze e soltanto due dollari e mezzo in tasca.
L’arrivo negli Stati Uniti
Per alcuni anni fece diversi lavori, finché nel 1907 si trasferisce in Canada, a Montreal, dove comincia a lavorare presso una piccola banca fondata da un italiano, che si occupa principalmente di gestire i risparmi dei numerosi immigrati italiani. In realtà la banca versa in cattive acque e dopo breve tempo fallisce, mentre il titolare scappa in Messico con la cassa. Ponzi, a corto di denaro, falsifica un assegno ma viene scoperto e finisce in carcere per tre anni.
Scarcerato nel 1911, decide di tornare negli Stati Uniti ma finisce di nuovo al fresco per favoreggiamento di un traffico di immigrati clandestini.
Una volta liberato si trasferisce a Boston dove conosce una ragazza italiana, Rose Gnecco, con la quale nel 1918 convola a giuste nozze.
Nel frattempo fa mille lavori, si inventa mille affari il più delle volte con scarsi successi, finché… Eureka! ha finalmente l’idea geniale. Charles scopre che può lucrare legalmente sulle differenze di valore tra i francobolli e i cosiddetti coupon o buoni di risposta internazionale.
A quell’epoca milioni di europei, tra cui anche molti italiani, erano emigrati dai loro paesi per raggiungere gli Stati Uniti, il Canada o i paesi del Sud America, paesi ricchi in una fase di forte crescita economica, nei quali esistevano opportunità di lavoro e di arricchimento che nella vecchia Europa non esistevano più. Molti di costoro tenevano comunque i contatti con la famiglia nella madrepatria, prevalentemente tramite corrispondenza, ma spesso le famiglie rimaste in Italia o in altri paesi europei erano talmente povere che facevano fatica ad acquistare i francobolli per spedire le lettere ai loro parenti emigrati nei ricchi paesi delle Americhe. Pertanto, l’Unione Postale Internazionale, un’organizzazione intergovernativa che si occupava di regolamentare la corrispondenza postale a livello internazionale, si inventò questi “buoni”, o coupon di risposta internazionale. Come funzionavano?
Il parente emigrato negli Stati Uniti inviava una lettera, magari ai genitori rimasti in Italia, e acquistava negli Stati Uniti un coupon di risposta internazionale pari al valore dei francobolli che servivano per spedirgli una lettera di risposta dall’Italia. Inseriva quindi il coupon nella lettera. I genitori in Italia quando ricevevano la lettera, andavano a cambiare il coupon con francobolli e potevano rispondergli. Ora dove stava l’inghippo?
Charles Ponzi, che era un po’ malandrino ma era comunque un tipo sveglio, si accorse che i coupon avevano un controvalore in francobolli identico in tutti i paesi aderenti ma il costo del coupon variava da paese a paese, anche perché ogni paese aveva la sua valuta e il costo della vita era diverso nei vari paesi.
Lo schema Ponzi
Charles capisce che se acquista un coupon in Italia, dove costa magari 10 centesimi e lo cambia negli Stati Uniti con francobolli da 20 centesimi e poi rivende i francobolli, ha guadagnato, legalmente 10 centesimi. Il meccanismo certamente è un po’ laborioso ma funziona, è certamente una speculazione ma è un sistema legale: questa volta non finirà in galera.
Inizialmente Ponzi comincia a organizzare questo traffico investendo soldi di amici e parenti, ma poi la cosa comincia a funzionare e s’ingrossa e quindi il nostro Charles capisce che ha svoltato. Questa è la grande occasione che aspettava da anni, il famoso “sogno americano” che diventava realtà, la possibilità di fare tanti, ma tanti, tanti soldi.
Pertanto, fonda una società finanziaria e raccoglie capitali promettendo guadagni mirabolanti. All’inizio, in effetti, chi investe guadagna molto e questo fatto incoraggia a fare nuovi investimenti e attira nuovi clienti. In brevissimo tempo Ponzi diventa ricchissimo, si compra una villa e arriverà perfino ad acquistare una banca, ma in tutto questo grande sogno diventato realtà c’è qualcosa che non quadra.
Alcune inchieste giornalistiche cominciano a sollevare dubbi sulle sue attività, qualcuno comincia a scavare nel suo passato e scopre i precedenti penali, anche le autorità governative cominciano a indagare.
La cosa che non convince è la quantità di soldi guadagnati da Ponzi in rapporto alle dimensioni del suo business, in un periodo di tempo molto breve. Sicuramente si può speculare sulle differenze di costo dei coupon di risposta internazionale nei vari paesi, ma si tratta di guadagni piccoli. Se acquisto un coupon a 10 centesimi in Italia, con quel coupon acquisto francobolli per un valore di 20 centesimi negli Stati Uniti, è vero che ho fatto un guadagno del 100%. Ho acquistato a 10 e rivenduto a 20, ma il guadagno è comunque di 10 centesimi, poca roba. Inoltre, per mettere in piedi tutta questa speculazione devo creare un’organizzazione con dei referenti nei vari paesi, spedire i coupon negli Stati Uniti, comprare i francobolli e poi rivenderli. Un’organizzazione richiede sedi, attrezzature, personale, e tutto questo costa quindi, alla fine, il guadagno del 100% si riduce, e di molto. Inoltre, quanti milioni di coupon e di francobolli debbo acquistare, spedire, rivendere per potermi comprare una villa, una banca e avere una società finanziaria che promette ai suoi sottoscrittori guadagni mirabolanti?
Il sistema non regge
In effetti il sistema non regge! Il buon Charles aveva avuto una discreta idea che gli avrebbe consentito anche di guadagnare legalmente qualche migliaio di dollari ma difficilmente avrebbe potuto consentirgli di mettere in piedi un impero finanziario.
Ma si sa, nella vita a tutto si può rinunciare tranne che ai propri sogni. Le inchieste giornalistiche avevano colto nel segno. Il buon Charles aveva attirato i primi investitori con la storia della speculazione sui coupon postali ma poi, quando si era reso conto che il business che aveva messo in piedi non sarebbe mai stato in grado di ripagare gli interessi che aveva promesso, aveva semplicemente fatto una piccola variazione in corso d’opera, costruendo quella che poi sarà chiamata una “piramide finanziaria”.
In soldoni il meccanismo funziona così. Charles raccoglieva fondi da nuovi investitori e allargava la sua attività, per cui all’inizio riusciva a ripagare gli interessi promessi perché la quantità di nuovi investitori continuava a crescere. Se la gente vede che si possono fare buoni guadagni investendo in quella società continuerà a investire, ma poi, a un certo punto, qualcuno vorrà indietro i suoi soldi. All’inizio se quelli che chiedono indietro il capitale investito sono pochi, il problema non si pone. Se io riesco a far entrare nella piramide più investitori di quelli che chiedono di uscire, il meccanismo può andare avanti anche per molto tempo, ma purtroppo è un meccanismo molto fragile dove basta poco per far saltare il banco. Al povero Charles andò proprio così: le autorità americane, insospettite dalle inchieste giornalistiche, fecero alcune indagini e nel 1920 Ponzi fu accusato di frode e condannato a 5 anni di reclusione.
La sua società finanziaria crollò facendo perdere tutti i loro soldi a più di 40.000 investitori: fu uno dei più grandi crack finanziari della storia americana.
Uscito di galera, dopo tre anni e sei mesi, Charles si trasferisce in Florida dove, sotto falso nome, inizia a organizzare una nuova truffa, questa volta sull’acquisto di alcuni terreni. Ma finisce nuovamente in carcere e infine, nel 1934, viene forzatamente rimpatriato in Italia. Finisce a lavorare per una compagnia aerea in Brasile ma, con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e l’entrata in guerra del Brasile a fianco degli Alleati, perde il lavoro. Morirà in miseria a Rio de Janeiro nel 1949.
Questa la storia avventurosa e tragica allo stesso tempo di un personaggio che è diventato famoso per aver causato uno dei più fantastici crack finanziari della storia americana e per aver dato il nome al cosiddetto “schema Ponzi”, che è poi diventato il prototipo di tutte le cosiddette “piramidi finanziarie” e che si basa su alcuni presupposti. Riassumiamoli di seguito:
- Rendimenti fuori mercato promessi agli investitori: tassi d’interesse molto alti in tempi molto brevi.
- Gli investitori vengono ingolositi dal fatto che i primi investimenti vengono rimborsati con i guadagni promessi, il che induce a reinvestire.
- Gli stessi investitori diventano il miglior veicolo pubblicitario per quel tipo di investimento e quindi attirano nella trappola altri investitori desiderosi di guadagnare.
- In realtà alla base di tutto il meccanismo il più delle volte non c’è alcun business reale, oppure il business reale non è così remunerativo come si intende far credere o diventa semplicemente lo “specchietto per le allodole” per attirare gli investitori, come era accaduto nella realtà al povero Charles Ponzi.
- Il meccanismo funziona fintanto che il numero dei nuovi investitori e dei nuovi capitali raccolti supera il numero di coloro che si ritirano dall’investimento. In pratica i capitali dei nuovi investitori servono non per finanziare una qualsiasi attività ma semplicemente per rimborsare i primi investitori.
- A un certo punto questa piramide di carta non sta più in piedi e crolla.
- In alcuni casi, come quello di Carlo Ponzi, l’inventore della truffa finisce in galera, in molti altri casi, anzi nella maggior parte dei casi, gli organizzatori di queste “catene di Sant’Antonio” finanziarie scappano con il bottino prima che si scopra l’inghippo.
Numerosi sono stati gli imitatori di Charles Ponzi, basti pensare a quello che avvenne in Albania verso la fine degli anni Novanta; ma anche in Italia ci sono stati numerosi scandali finanziari di questo genere. Nella prossima puntata vi racconteremo la storia di Bernie Madoff, il grande finanziere di Wall Street che aveva imparato molto bene la lezione di Charles Ponzi.
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