Emanuela Evangelista: l’Amazzonia di nuovo in ginocchio

Scritto da in data Marzo 10, 2021

In copertina: Ragazze di Xixuaú, fiume Jauaperi – © Emiliano Mancuso

Emanuela Evangelista

Emanuela Evangelista – biologa italiana, presidente di Amazônia Onlus, già Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana – lancia un appello dal villaggio di Xixuaú, sul fiume Jauaperi, al confine tra gli stati di Amazonas e Roraima, distante cinquecento chilometri da Manaos, centro urbano, finanziario e industriale dell’Amazzonia, nel Nord del Brasile.

L’Amazzonia, calpestata e saccheggiata ormai da tempo, non trova pace: è nel pieno della seconda ondata pandemica da coronavirus che non vuole farsi isolare, che penetra anche nei luoghi più remoti.
Se l’Amazzonia brucia, è un parametro pericoloso che ci segna i giorni di vita. Tutto ciò di cui non vogliamo fare a meno si trasforma in fiamme. In virus, in malattie che non risparmiamo umani in ogni latitudine. In morte.

«A un osservatore italiano l’Amazzonia può sembrare lontana, ma ormai sappiamo che la foresta amazzonica influisce sulla qualità di vita dell’intera umanità. Anche questa pandemia, altro non è che il risultato del nostro rapporto squilibrato con la natura», dice Emanuela Evangelista nel suo video, continuando: «Abbiamo tutti delle responsabilità: l’Italia importa carne, pellame, soia, legname dal Brasile, e non sempre si conosce la provenienza di questi prodotti. L’Italia può e deve fare la sua parte, e così anche il singolo cittadino che non deve sentirsi impotente. Come si fa? Per esempio, diventando consumatori consapevoli, informandosi sulla provenienza dei prodotti che si acquistano. Diventando anche investitori consapevoli, perché le nostre scelte influenzano il comportamento delle banche e delle assicurazioni, cioè dei capitali che finanziano la distruzione dell’Amazzonia».

Brasile, villaggio di Xixuaú – © Emiliano Mancuso

Per contattare Amazônia Onlus: www.amazoniabr.orgamazonia@amazoniabr.org

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