Femminismo intersezionale: cos’è e come nasce?

Scritto da in data Giugno 7, 2022

«Il termine intersezionale è stato inventato dalla giurista statunitense Kimberlé Crenshaw che ha pensato all’impatto di più aspetti nella vita di una persona che possono essere fonte di oppressione».

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Un po’ di storia

Si può definire “femminismo” un insieme di movimenti che negli anni ha abbracciato diverse correnti filosofiche e letterarie, facendo proprie le battaglie di diversi gruppi sociali e comunità, per estensione o per potere, spesso intese come “di minoranza”: per esempio, i movimenti LGBTQIA+ e quelli antirazzisti afroamericani. La giurista Kimberlé Crenshaw ha coniato il termine “intersezionalità”, un concetto che un certo tipo di femminismo ha abbracciato per tenere conto non solo della donna in quanto tale, ma anche e soprattutto delle “proprietà” che le appartengono, in particolare quelle legate al contesto socio-culturale in cui è immersa. Una donna bianca, benestante, del tutto abile, cisgender ed etero gode di una serie di privilegi cui altre donne − non bianche, con disabilità, non benestanti, transgender, non etero ecc. − non possono nemmeno ambire. Il femminismo intersezionale può abbracciare più battaglie contemporaneamente, affrontando il tema dell’accessibilità, delle tutele e dei diritti con più doverose sfaccettature.

Femminismo intersezionale: ne parliamo con Rita Falaschi

Con Rita Falaschi, operatrice di prima accoglienza del centro Antiviolenza Mascherona di Genova, abbiamo approfondito la storia del Femminismo Intersezionale, facendo un po’ di chiarezza su questo termine e scoprendo di più, insieme, su un movimento così ricco e vasto.

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