Riconoscere la violenza

Scritto da in data Ottobre 13, 2021

«Non sempre si riesce a dare un nome preciso e corretto a quello che sta accadendo. Definire una situazione violenta, definirsi vittime di violenza e quindi definire il proprio compagno, marito, fidanzato, o chi per esso, una persona violenta, non è un passaggio così veloce».

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Un’idea in frantumi

Quante volte ascoltando storie di violenza abbiamo pensato: «ma perché non l’ha lasciato prima?», «come ha fatto a non rendersi conto di tutta quella cattiveria?»
La risposta, in realtà, non è così semplice. Prima di arrivare a realizzare che ciò che si sta vivendo è violenza, di solito si tende a cercare altre spiegazioni, altre definizioni che trovano radici in quella che sembrava la certezza di un affetto, di una fonte di gioia e calore, di un punto di riferimento.
Quando diventa chiara la parola violenza, il rapporto è molto spesso già strutturato e profondo e non è poi così semplice fare marcia indietro col cuore e con la mente.
L’idea che si aveva della persona al proprio fianco si sgretola e arrivano la confusione, le montagne russe emotive, i sensi di colpa, le troppe domande a cui non si riesce a dare una risposta.
Per cui interrompere quella relazione, lasciare quell’idea, o fare un cambiamento è davvero faticoso.

Intervista 2 – Silvia Cristiani

Silvia Cristiani, psicologa e psicoterapeuta del Centro Antiviolenza Mascherona, ci spiega perché non è sempre così semplice riconoscere la violenza in una relazione, anche quando questa sembra evidente agli occhi degli altri.
Ma è sempre un evento scatenante, come la scoperta di un tradimento o la violenza sui figli, a portare alla realizzazione di ciò che sta succedendo.
In quel momento inizia il percorso di fuoriuscita dalla violenza.

Il podcast

Io sono Alice” è un progetto di Noemi Cenero, Elena Ferrando, Ilaria Gherardi e Caterina Valletta. In collaborazione con il Centro Antiviolenza Mascherona di Genova e l’associazione URKA.
“Io sono Alice” è raccontato da Carla Signoris.

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