L’alito rivelatore

Scritto da in data Giugno 30, 2022

Dimmi che fiato hai e ti dirò chi sei. Non è l’alcol test e neppure la prova del bacio, piuttosto il prossimo metodo con cui il nostro smartphone ci darà il benvenuto.

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Sensori biometrici riconoscono l’alito

Viviamo in un tempo caratterizzato dal susseguirsi continuo di innovazioni tecnologiche. Ciò che ci appare inarrivabile, nel giro di qualche anno diventa una consuetudine diffusa. Ci siamo abituati quindi rapidamente anche ad avere a che fare con dispositivi elettronici dotati di riconoscimento biometrico. Dalle impronte digitali allo scanner della pupilla, non c’è parte del nostro corpo — o quasi, per fortuna — che non abbiamo sottoposto all’occhio indagatore della tecnologia. Ma che lo smartphone ci provasse anche l’alito non lo avevamo ancora immaginato né tentato, almeno sino a oggi.
È così che anche l’ultimo baluardo di dato biometrico del nostro corpo verrà a cadere. Un gruppo di ricercatori giapponesi ha ideato un nuovo sensore olfattivo capace di autenticare l’identità di una persona in base all’alito.

Dall’odore al respiro

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Chemical Communications e ha visto la collaborazione della Kyushu University — nello specifico l’Institute for Materials Chemistry and Engineering — con l’Università di Tokyo.
I ricercatori si sono posti l’obiettivo di trovare una tipologia di riconoscimento biometrico che fosse sempre affidabile. La maggior parte dei metodi di identificazione si basa su parametri che nel tempo possono cambiare: la voce di un individuo, i suoi connotati, persino le sue impronte digitali possono subire delle trasformazioni a causa, per esempio, di incidenti oppure di malattie, o molto più semplicemente per il trascorrere degli anni, fenomeni che possono mutarne aspetto e caratteristiche.
Di recente, quindi, sono stati condotti studi su un altro parametro che contraddistingue ogni individuo in modo specifico: l’odore. L’idea di basarsi sulla composizione chimica della pelle è interessante, tuttavia — hanno spiegato i ricercatori — presenta un limite nella troppo scarsa concentrazione di composti volatili presenti sull’epidermide.
Gli scienziati giapponesi, dunque, hanno preso in considerazione il fiato. In ogni nostro respiro vi è una concentrazione di sostanze chimiche che può essere più facilmente rilevata dai dispositivi elettronici.

I sensori biometrici e machine learning

Il team della della Kyushu University ha ideato un sistema, una sorta di naso artificiale, che sappia annusare il respiro e capire a chi sia associato. È dotato di specifici sensori chemiresistivi, ovvero in grado di reagire chimicamente al cambiamento dell’ambiente. Ne hanno sviluppati sedici, ognuno dei quali deputato a riconoscere un gruppo specifico di sostanze, per un totale di ventotto composti che sono stati anticipatamente identificati analizzando il respiro dei soggetti sottoposti ai test.

I dati raccolti da ogni sensore olfattivo sono poi inviati a un sistema di machine learning (ML) — apprendimento automatico — che ha il compito di analizzare la composizione del fiato di ogni soggetto e tracciare, in base ai parametri a disposizione, un profilo dello stesso che lo identifichi da quel momento in poi in maniera univoca: come se avesse nel respiro la propria carta d’identità.

Il naso artificiale creato dai ricercatori giapponesi è dotato di:

  • sedici sensori chemiresistivi
  • un sistema di apprendimento automatico

Il risultato emerso dai primi test è stata una precisione che, in media, ha sfiorato il 98%. Un risultato notevole, tanto più che è stato raggiunto sia quando il panel di misurazione era composto da soli sei soggetti sia quando si è passati a un campione di venti individui.

Aspettando lo smartphone olfattivo

Servirà però ancora del tempo per mettere sul mercato i nuovi sensori biometrici. Sarà necessario prima renderli in grado di identificare le persone in ogni condizione. La sperimentazione è avvenuta con soggetti a digiuno, mentre il sistema dovrà allenarsi a riconoscere i vari individui indipendentemente da cosa avranno ingerito. Ci vorranno dunque più sensori e un più lungo apprendimento, ma i ricercatori nipponici si dicono fiduciosi.

Dunque sappiatelo, prima o poi, che soffriate di alitosi o meno, il vostro smartphone sarà implacabile e vi riconoscerà tra mille con estrema facilità. Un dispositivo efficace ma forse un po’ scortese.

Musica: “Breathe” – Midge Ure
Foto in copertina: Stefan Keller da Pixabay

 

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