5 marzo 2021 – Notiziario

Scritto da in data Marzo 5, 2021

Ascolta il podcast

  • India: la decapitazione di un’adolescente riaccende il dibattito sulla necessità di una legge sui delitti d’onore (copertina).
  • Sei mesi di carcere all’attivista tunisina Lgbtq Rania Amdouni.
  • Biden si oppone alle indagini della Corte Penale Internazionale sui crimini di guerra israeliani.
  • Afghanistan: uccisa una dottoressa a Jalabad.
  • Somalia: ucciso giornalista.
  • Etiopia: l’ONU cerca l’accesso al Tigray per indagare sui crimini di guerra.

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli. Musiche di Walter Sguazzin

Migranti verso lo Yemen

L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni ha affermato che almeno venti migranti sono morti dopo che i trafficanti hanno gettato in mare ottanta persone durante un viaggio da Gibuti allo Yemen. La dichiarazione dice che «i trafficanti hanno iniziato a gridare che erano troppi a bordo» dopo che la barca con duecento migranti, compresi minori di diciotto anni, è partita mercoledì. L’OIM ha detto che cinque corpi sono stati recuperati e che i sopravvissuti sono in cura a Gibuti. Non è immediatamente chiaro da quali paesi provenissero i migranti in questo ultimo viaggio. Gli annegamenti nelle acque al largo di Gibuti, che coinvolgono generalmente migranti e rifugiati dall’Etiopia o dalla Somalia che cercano di sfuggire alla povertà e alla guerra in casa trovando lavoro in Arabia Saudita o negli Emirati Arabi Uniti, sono diventati comuni.

Iraq

Papa Francesco inizia venerdì una storica visita in Iraq, la prima di un pontefice nel luogo di nascita delle Chiese orientali, da cui sono fuggiti più di un milione di cristiani negli ultimi 20 anni. La visita del papa ha un valore altamente simbolico data l’importanza dei cristiani iracheni nella storia della fede e la loro eredità culturale e linguistica risalente al tempo dell’antica Babilonia, quasi 4.000 anni fa. Francesco incontrerà le comunità cristiane in declino di Baghdad, Mosul e Qaraqosh, la più grande città cristiana dell’Iraq nelle pianure di Ninive dove, nel 2014, il gruppo armato dell’ISIL ha spazzato via i resti della presenza cristiana  sopravvissuta alle violente campagne di al-Qaida, costringendo decine di migliaia di persone a fuggire e trovare rifugio nella regione autonoma curda del nord Iraq, in Turchia, Libano e Giordania. A Erbil il papa incontrerà le autorità curde e alcuni dei 150mila profughi cristiani del centro Iraq che vi hanno trovato rifugio. Il papa, che nel 2019 ha inaugurato una nuova fase del dialogo interreligioso tra Chiesa romana e Islam, visiterà anche Najaf per incontrare il Grand Ayatollah Ali al-Sistani, la massima autorità sciita in Iraq, dove i musulmani sciiti rappresentano circa il 70% del totale della popolazione.

Intanto una milizia sciita ha annunciato la sospensione delle sue operazioni durante la vista del Papa. Saraya Awliya al Dam − i Guardiani del Sangue − che hanno rivendicato l’attacco con razzi a Erbil, il 15 febbraio scorso, ha dichiarato che gli attacchi saranno sospesi per tre giorni, in rispetto al Grand Ayatollah al Sistani e perché sono arabi e onorano gli ospiti.

Siria

Il Presidente Biden aveva ordinato al Pentagono di condurre attacchi aerei su due obiettivi all’interno della Siria la scorsa settimana, ma ha annullato il secondo obiettivo 30 minuti prima del bombardamento: lo ha riferito The Wall Street Journal ieri. Diversi funzionari dell’amministrazione hanno detto al quotidiano che prima dei bombardamenti un consigliere ha avvertito che una donna e diversi bambini erano stati avvistati nel cortile del secondo obiettivo. Due F-15 Strike Eagles che avrebbero sganciato le bombe erano già in viaggio quando Biden ha ordinato di colpire il secondo sito. Il bombardamento era una rappresaglia per gli attacchi di razzi contro il personale statunitense e altri interessi in Iraq del 15 febbraio, ma non mirava a intensificare le tensioni con Teheran, riferiscono alti funzionari dell’amministrazione.
La CNN è stata la prima a riferire che c’erano preoccupazioni dell’ultimo minuto che civili potessero trovarsi nelle vicinanze del secondo sito, costringendo Biden a rinunciare all’obiettivo, secondo un funzionario statunitense. L’ordine di Biden del 26 febbraio di colpire gruppi di milizie sostenute dall’Iran nella Siria orientale, che è arrivato dopo 10 giorni di discussioni, è stato il suo primo ricorso alla forza come presidente.

Turchia

Un elicottero dell’esercito si è schiantato giovedì nel sud-est della Turchia, uccidendo undici militari e ferendone altri due: lo ha detto il ministero della Difesa. L’elicottero di tipo Cougar si è schiantato vicino al villaggio di Cekmece, vicino alla città di Tatvan, nella provincia di Bitlis, a predominanza curda. Era in viaggio per Tatvan dalla vicina provincia di Bingol quando le autorità hanno perso i contatti alle 14:25 (11:25 GMT).

Israele, Palestina e USA

Ieri l’amministrazione Biden ha condannato la decisione della Corte Penale Internazionale (CPI) di indagare sui crimini di guerra israeliani nei territori palestinesi. Il segretario di Stato Antony Blinken ha dichiarato che gli Stati Uniti «si oppongono fermamente» alla CPI aprendo un caso in quella che ha definito la «situazione palestinese». Ha accusato la Corte di aver preso di mira «ingiustamente» Israele. L’indagine della Corte Penale Internazionale dovrebbe concentrarsi sulla guerra di Gaza del 2014 e sulle proteste al confine di Gaza che si sono svolte dal 2018 al 2019. La Corte ha affermato che sta indagando su presunti crimini di guerra sia del governo israeliano che di Hamas, il partito al governo a Gaza.
Nella guerra del 2014, migliaia di civili palestinesi sono stati uccisi in attacchi aerei israeliani. Successivamente, durante le proteste di confine, note come la Grande Marcia del Ritorno, 183 manifestanti sono stati uccisi da cecchini israeliani. Altre migliaia di persone sono rimaste ferite, inclusi bambini, disabili, giornalisti e paramedici. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha criticato la decisione della Corte Penale Internazionale, definendola «puro antisemitismo». Netanyahu avrebbe chiesto al presidente Biden di mantenere le sanzioni alla Corte Penale Internazionale imposte dall’amministrazione Trump. Il presidente Trump ha colpito i dipendenti dell’International Criminal Court, tra cui la procuratrice capo Fatou Bensouda, con sanzioni economiche e restrizioni di viaggio per un’indagine dell’ICC sui crimini di guerra statunitensi in Afghanistan. Come la maggior parte delle sanzioni dell’era Trump, quelle della Corte Penale Internazionale sono ancora in vigore. Tra l’altro l’8 marzo alle 19 incontreremo sulla pagina facebook di Radio Bullets uno degli avvocati del team legale delle vittime palestinesi, durante una video conference sulle vittime di guerra e siese tutti invitati.

CPI: una decisione storica

Un tribunale israeliano a Gerusalemme ha ieri prolungato la detenzione amministrativa di Khaled Abu Arafa, l’ex ministro palestinese per gli Affari di Gerusalemme, per altri quattro mesi. Il servizio di intelligence israeliano, Shin Bet, ha arrestato Abu Arafa l’11 novembre dopo averlo convocato per l’interrogatorio presso il centro di detenzione di Ofer, vicino a Ramallah.

Khaled Abu Arafa, 59 anni, è stato detenuto nelle carceri israeliane già diverse volte in precedenza. È stato bandito da Gerusalemme al suo rilascio nel 2014. La detenzione amministrativa è una forma di detenzione senza accusa o processo. Il suo uso può comportare una detenzione arbitraria e, se prolungata o ripetuta, può costituire un trattamento o una punizione crudele, inumana e degradante, ha precedentemente avvertito Amnesty International. Non ha limiti di tempo e le prove su cui si basa non vengono divulgate.

Tunisia

L’attivista e militante Lgbtq, Rania Amdouni, è stata condannata ieri a sei mesi di reclusione dal Tribunale di Tunisi per «oltraggio a pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni». Lo ha reso noto l’associazione tunisina per la Giustizia e la Legalità “Damj”, che insieme ad altre associazioni della società civile esprime forte disappunto per questo pesante verdetto. Amdouni era stata arrestata lo scorso 27 febbraio quando si era recata in una caserma della polizia per denunciare una campagna di minacce e diffamazione nei suoi confronti «da parte dei sindacati delle forze di sicurezza ed estremisti di destra». Secondo Damj e l’Ong “Intersection Association for Rights and Freedoms”, che già avevano organizzato lunedì scorso un sit-in di protesta davanti al Tribunale di Beb Bnet a Tunisi per chiedere la liberazione dell’attivista,  Amdouni sarebbe stata accusata in principio di «attentato alla morale pubblica», reato per il quale il pubblico ministero avrebbe convalidato il fermo. Sempre secondo diverse associazioni della società civile molti rappresentanti della comunità lgbtq tunisina sono stati presi di mira dalla polizia durante le manifestazioni di protesta di inizio anno, tra questi sicuramente Rania Amdouni, militante politica e Lgbt da tempo, riconosciuta con un’identità queer.

Etiopia

La responsabile dei diritti umani delle Nazioni Unite ha chiesto ieri all’Etiopia di consentire agli osservatori di entrare nel Tigray per indagare su segnalazioni di omicidi e violenze sessuali che potrebbero equivalere a crimini di guerra nella regione settentrionale alla fine del 2020. «Alle vittime e ai sopravvissuti di queste violazioni non devono essere negati i loro diritti alla verità e alla giustizia», ​​ha detto Michelle Bachelet in una dichiarazione, esprimendo il suo timore che le violazioni possano continuare, senza un controllo esterno. I combattimenti tra le truppe federali del primo ministro Abiy Ahmed e le forze dell’ex partito al governo della regione, il Tigray People’s Liberation Front (TPLF), hanno ucciso migliaia di persone, costretto centinaia di migliaia a lasciare le loro case e colpito gravemente le infrastrutture. Fino all’inizio del mese la regione montuosa di circa 5 milioni di persone − con una lunga storia di conflitti inclusa la guerra con la vicina Eritrea − era vietata per la maggior parte dei media dall’inizio dei combattimenti all’inizio di novembre. Anche le agenzie di soccorso avevano lottato per l’accesso, mentre le comunicazioni erano irregolari.

Somalia

La sera del primo marzo due uomini hanno sparato e ucciso il giornalista Jamal Farah Adan fuori da un negozio da lui gestito nella parte settentrionale della città di Galkayo, secondo i resoconti dei media e le dichiarazioni separate pubblicate da due gruppi locali per i diritti della stampa, l’Associazione dei media del Puntland e il sindacato dei giornalisti somali con sede a Mogadiscio. Sul suo account Facebook, dove ha pubblicato commenti e rapporti politici, Jamal aveva precedentemente affermato di aver ricevuto minacce dal gruppo militante al-Shabaab. Dopo l’omicidio al-Shabaab ha annunciato alla sua stazione radio, Radio Andalus, di aver ucciso Jamal per essersi opposto al gruppo. In una dichiarazione pubblicata su Facebook il presidente regionale del Puntland, Said Abdullahi Deni, il cui governo controlla la parte settentrionale di Galkayo, ha condannato l’uccisione e ha ordinato al personale di sicurezza di arrestare i responsabili.

Grecia: scossa di terremoto 5.9 vicino a Larissa.

Unione Europea e Donne

«Dare potere alle donne andrà a vantaggio di tutti noi. Continuerò a lavorare per un’Europa dove sia garantito l’equilibrio di genere fra i sessi». Così la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen intervenendo al Parlamento Europeo nell’ambito di un evento su donne, lavoro e ripresa economica, organizzato in occasione della Giornata internazionale della donna. «Vorrei che il 2021 fosse foriero di buone notizie per tutte le donne europee, in modo che siano al centro di tutte le nostre politiche», ha aggiunto, annunciando che l’esecutivo comunitario proporrà nel corso di quest’anno una «nuova legislazione per contrastare la violenza contro le donne». Il problema è diventato ancora più urgente durante il lockdown − ha precisato −, vivere libere dalla violenza e dalla paura è un diritto fondamentale». Von der Leyen ha poi insistito sul fatto che «le donne debbano essere al centro della ripresa economica e questo è un requisito nazionale di tutti i piani di ripresa» con «Next Generation Eu che deve investire sia per le donne sia per gli uomini e per tutti gli europei».

Italia

L’Italia ha dichiarato ieri di aver bloccato una spedizione in Australia del vaccino Covid-19 di AstraZeneca, in quello che è primo divieto di esportazione di questo tipo nell’ambito di uno schema di monitoraggio dei vaccini della UE. L’ordine di Roma, che blocca l’invio di oltre 250.000 dosi, è stato accettato dalla Commissione Europea che  ha aspramente criticato l’azienda anglo-svedese per aver fornito solo una frazione delle dosi di vaccino che aveva promesso di consegnare al blocco. La spedizione è stata interrotta a causa della «continua carenza di vaccini nella UE e in Italia e dei ritardi nelle forniture da AstraZeneca alla UE e all’Italia», ha detto in un comunicato il ministero degli Esteri italiano. È stato bloccato anche perché l’Australia non è considerata un paese “vulnerabile” nel contesto della pandemia, e per l’«alto numero di dosi» richieste. Il ministero ha dichiarato che AstraZeneca ha richiesto un permesso di esportazione il 24 febbraio e Roma ha inoltrato la richiesta alla Commissione Europea due giorni dopo, proponendone il rifiuto.

Svezia

Il sospetto autore dell’attacco nella cittadina svedese di Vetlanda (sud), che ha provocato sette feriti, è un afgano di 22 anni arrivato nel paese nel 2018, secondo i giornali locali. Il giovane viveva a Vetlanda da qualche mese e la notte scorsa la polizia ha perquisito la sua abitazione, scrivono i quotidiani Aftonbladet ed Expressen. La polizia − che indaga sulla possibile matrice terroristica dell’attacco − non ha reso note la nazionalità o le generalità del sospetto, limitandosi a dire che si tratta di un giovane di una ventina d’anni che vive nella regione.

Afghanistan

Mercoledì una corte d’appello a Parwan ha annunciato il verdetto su sei sospetti, accusati di aver pianificato l’attacco del novembre 2020 all’Università di Kabul. Due sono stati condannati a morte, due sono stati condannati a dodici anni di carcere, uno è stato condannato a due anni di carcere e un altro è stato assolto per mancanza di prove. Secondo il comunicato tutti e sei i sospettati, oltre a essere accusati di coinvolgimento nell’attacco all’università di Kabul, sono stati accusati di crimini terroristici, sequestro di persona, appartenenza a Daesh, uccisione di dipendenti governativi, tradimento nazionale, falsificazione e trasferimento di armi illegali. Il comunicato afferma che gli autori dell’attentato all’università sono stati multati di tre milioni di afghani per risarcire i danni inflitti al complesso universitario. L’attacco è avvenuto il 2 novembre 2020, con ventidue morti e almeno altri quaranta feriti, la maggior parte dei quali giovani studenti.

È la cultura la prima vittima dell’estremismo

Una dottoressa è stata uccisa ieri mattina durante l’esplosione di un ordigno, attaccato al risciò su cui viaggiava, nel distretto 3 della città di Jalalabad, a est dell’Afghanistan: lo ha confermato l’ufficio del governatore provinciale. La dottoressa, Sadaf, lavorava per il reparto maternità di un ospedale pubblico nella provincia di Nangarhar. Maggiori dettagli sull’incidente non sono ancora disponibili. L’esecuzione arriva due giorni dopo che tre dipendenti di una rete televisiva locale a Jalalabad sono state uccise, in due attacchi separati, da uomini armati sconosciuti.

Stati Uniti

La polizia del Campidoglio ha richiesto che i membri della Guardia Nazionale continuino a fornire sicurezza al Campidoglio degli Stati Uniti per altri due mesi: lo ha appreso Associated Press. Funzionari della difesa affermano che la nuova proposta è in fase di revisione da parte del Pentagono e sono in corso negoziati tra il dipartimento, la polizia e le autorità del Congresso. La richiesta di trattenere fino a 2.200 soldati della Guardia a Washington sottolinea le continue preoccupazioni sulla sicurezza e il potenziale di violenza al Campidoglio, due mesi dopo che i rivoltosi hanno fatto breccia nell’edificio con la violenza che ha causato la morte di cinque persone. Ed è arrivata mentre le forze dell’ordine erano in massima allerta giovedì intorno al Campidoglio dopo che i servizi segreti hanno scoperto un «possibile complotto» da parte di un gruppo di miliziani per assaltare l’edificio.

Venezuela

Ieri Biden ha emesso un nuovo ordine esecutivo che estende la dichiarazione del Venezuela come «una minaccia insolita e straordinaria per la sicurezza nazionale e la politica estera degli Stati Uniti». Questa è un’estensione di un ordine del presidente Obama, prorogato da Trump. L’azione di Biden punta ancora una volta alla continuazione dello status quo nella politica estera degli Stati Uniti. I funzionari indicano che anche le sanzioni imposte da Trump contro il Venezuela rimarranno intatte.

Brasile: il presidente Bolsonaro, senza mascherina, si scaglia contro il lockdown e dice alla gente di uscire.

India

Oltre mille visitatori sono stati evacuati questa mattina dal complesso del Taj Mahal ad Agra, dopo l’allarme bomba scattato a seguito di una telefonata: lo ha scritto l’agenza di stampa Pti. La polizia ha informato che una persona non ancora identificata ha chiamato il 112, il numero di emergenza della polizia dell’Uttar Pradesh, intorno alle 9, affermando che una bomba si trovava all’interno del monumento di epoca Moghul, simbolo dell’India. I monumenti nazionali in tutta l’India sono stati riaperti alle visite all’inizio dello scorso luglio, dopo una chiusura di quasi quattro mesi: i turisti sono in stragrande maggioranza indiani, perché il governo indiano non ha ancora riammesso stranieri con visti turistici da nessun paese, ma solo persone con visti di lavoro, diplomatici, giornalisti e operatori umanitari.

La polizia dell’India settentrionale ha dichiarato ieri di aver arrestato un uomo che aveva decapitato la figlia e portato la sua testa mozzata alla stazione di polizia del villaggio, un caso che ha stimolato le richieste di una nuova legge contro il “delitto d’onore”. L’uomo ha detto alla polizia di aver aggredito la figlia diciassettenne con un’ascia mercoledì per la rabbia causata dalla sua relazione con un uomo. Studentessa, maggiore di 4 figli. «Ha detto di aver visto sua figlia in una posizione compromettente con un uomo e l’ha decapitata in un impeto di rabbia», ha detto alla Thomson Reuters Foundation il sovrintendente di polizia Anurag Vats del distretto di Hardoi, nello stato settentrionale dell’Uttar Pradesh.

Le immagini dell’uomo che porta la testa della ragazza sono state ampiamente condivise sui social media, riaccendendo le richieste delle donne che si attivano per una legge specifica contro i delitti d’onore per aiutare a proteggere le potenziali vittime e aiutare le indagini di polizia. I gruppi per i diritti umani affermano che migliaia di donne e ragazze vengono uccise ogni anno in tutta l’Asia meridionale e nel Medio Oriente da membri della famiglia arrabbiati per il danno percepito al loro “onore”. Le offese percepite possono includere la fuga d’amore, la fraternità con gli uomini o qualsiasi trasgressione dei valori conservatori riguardo alle donne. Il mese scorso, una donna è stata bruciata viva da membri della famiglia per una relazione interreligiosa in Uttar Pradesh, riferiscono media locali citando funzionari di polizia. «Le figlie in India sono viste come un segno dell’onore della famiglia, che si traduce in tali crimini», ha detto Madhu Garg, vicepresidente della sezione Uttar Pradesh dell’Associazione delle donne democratiche dell’India. «La questione del diritto di scelta richiede un’attenzione immediata e dovrebbe essere redatta una legge separata per trattare il delitto d’onore», ha aggiunto.

L’India ha registrato 24 delitti d’onore nel 2019, con l’Uttar Pradesh che è diventato un caso. Due anni prima lo stato ha registrato 14 delle 92 uccisioni di questo tipo nel paese, come hanno dimostrato i recenti dati sui crimini governativi. Gli attivisti affermano che le statistiche del governo sul delitto d’onore mascherano l’entità del crimine, con le donne a rischio maggiore degli uomini. «Quasi il 70% delle vittime di delitti d’onore sono donne, e quasi tutte provengono da una casta superiore», ha detto la fondatrice di Evidence, Arockiya Samy Kathir, che da anni lavora ai delitti d’onore nel sud dell’India. Il governo indiano nel 2018 ha chiesto a tutti gli stati di istituire cellule speciali comprendenti polizia e agenti dell’assistenza sociale e una linea di assistenza 24 ore su 24 per aiutare le coppie che subiscono molestie o coloro che cercano protezione, ma gli attivisti hanno affermato che l’adesione è stata scarsa.

Nepal

Il governo nepalese ha firmato un accordo di pace con un gruppo scissionista maoista fuorilegge dopo aver accettato di rinunciare alla violenza. L’accordo in tre punti tra il governo e il Partito Comunista del Nepal (CPN), una fazione separatista del partito maoista unificato noto per le sue attività violente, è stato firmato durante una cerimonia a Kathmandu, secondo una dichiarazione congiunta rilasciata dal ministro degli Interni Ram Bahadur Thapa e il portavoce del CPN Khadga Bahadur Bishwakarma.

Il governo ha accettato di revocare il bando del gruppo, rilasciare tutti i membri del partito e i sostenitori in prigione e archiviare tutti i casi legali contro di loro, mentre il gruppo ha accettato di rinunciare a tutte le violenze e risolvere qualsiasi problema attraverso un dialogo pacifico, come si legge nella dichiarazione di giovedì al termine dei colloqui di pace. I dettagli dell’accordo saranno resi pubblici oggi in una cerimonia congiunta con il primo ministro Khadga Prasad Sharma Oli e il leader del gruppo ribelle Netra Bikram Chand, meglio conosciuto con il suo soprannome, Biplab. Il CPN si è separato dai maoisti unificati, che hanno combattuto le truppe governative tra il 1996 e il 2006, lasciando più di 17.000 morti, centinaia di dispersi e molti altri mutilati. Un accordo di pace è stato firmato nel novembre 2006, quando i maoisti hanno rinunciato alla loro rivolta armata, hanno accettato i colloqui di pace monitorati dalle Nazioni Unite e si sono uniti alla politica tradizionale.

Myanmar

Almeno 54 morti e 1.700 arresti sono il bilancio provvisorio delle proteste contro il colpo di Stato militare dal giorno del golpe. Lo rendono noto le Nazioni Unite che hanno lanciato un appello: l’esercito deve smettere di “assassinare” i manifestanti.

Una folla commossa ha partecipato, a Mandalay, al funerale di una diciannovenne uccisa ieri a colpi di arma da fuoco durante le proteste contro il colpo di Stato. Kyal Sin, soprannominata “Angel”, indossava, quando è morta, una maglietta con la frase “Andrà tutto bene”.

Hong Kong

Un tribunale di Hong Kong ha negato la libertà su cauzione a 32 dei 47 attivisti pro-democrazia accusati in base a una legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino, ponendo fine a un’udienza in tribunale durata quattro giorni. Il gruppo di attivisti è stato accusato di cospirazione per commettere sovversione ai sensi della legge e arrestato domenica per il loro coinvolgimento a delle primarie non ufficiali dello scorso anno che le autorità hanno definito un complotto per paralizzare il governo di Hong Kong.

Nuova Zelanda: un sisma di magnitudo 8.1 si è verificato al largo della Nuova Zelanda. Lo rende noto l’Usgs. Subito dopo è stato lanciato un allarme tsunami che poi è rientrato.

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