Antonio Iovane racconta Luigi Tenco

Scritto da in data Dicembre 23, 2022

Le ultime ore di Luigi Tenco raccontate in un libro firmato da Antonio Iovane, giornalista e scrittore, “Un uomo solo” (Mondadori). Valentina Barile ne parla su Radio Bullets con l’autore.

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Vita

Tenco era uno di quegli uomini al margine della società, da cui arrivano le più grandi battaglie. Il tormento e le contraddizioni lo rendono libero, ma non vivo. Antonio Iovane: «Ho deciso di raccontare di Luigi Tenco perché innanzitutto sono sempre stato appassionato della musica di Tenco, ma questo naturalmente non giustificava la scrittura di un romanzo. Poi, confrontandomi con un amico, lui mi ha dato una definizione di Tenco, prendendola da un verso di Federico García Lorca, che si attagliava perfettamente all’autore − “il più meraviglioso fallimento” − e allora ho pensato: quale migliore argomento, per un romanzo, di un meraviglioso fallimento, tanto più se è il più meraviglioso fallimento. Mi sono messo dunque a cercare di capire se c’era la possibilità di scrivere un romanzo su questo personaggio, partendo naturalmente dalla morte, perché è la morte di Tenco, quella che ha più interessato il pubblico e, approfondendo la sua figura, ho capito che più che della morte mi interessava la vita, la vita incompleta di questo uomo solo, Luigi Tenco, che va a Sanremo per cercare di parlare al più ampio pubblico possibile andando incontro appunto a un fallimento, a un totale fallimento; da lì nasce la sua tragedia, oserei dire la sua disgregazione totale che poi lo porterà alla morte. Secondo me, la figura di Tenco è una figura romanzesca vera e propria».

Invisibile

«È solo un corpo inanimato a terra, gli occhi al soffitto, camicia e giacca aperte, canottiera bianca, rivoli di sangue dalla bocca e dal naso che tagliano in due le guance, “si nota una larga chiazza sanguigna e materia cerebrale alla destra del capo e anche all’intorno”, e ora stanno per arrivare, la porta è socchiusa e stanno per arrivare, chi sarà il primo ad accorgersi di tutto, a far esplodere la bomba, “si nota un foro d’entrata di proiettile d’arma da fuoco alla regione temporale destra”, stanno per arrivare eppure nessuno è ancora accorso, com’è possibile, come hanno fatto Lucio Dalla o Sandro Ciotti o Les Compagnons de la Chanson a non sentire lo sparo dalle loro stanze lì accanto?» − da “Un uomo solo” (Mondadori).

Antonio Iovane: «Dopo la morte di Tenco, tutto va avanti all’insegna dello show must go on; c’è anche da mettersi nei panni, naturalmente, di chi partecipa al Festival di Sanremo, e nel Festival di Sanremo si gioca tutta la propria carriera, quindi vederlo naufragare, vedere naufragare la propria performance per il gesto di un altro, da un certo punto di vista può anche far rabbia, però questo non giustifica assolutamente la reazione della maggioranza di coloro che partecipavano al Festival, degli organizzatori, dei cantanti, con qualche rara eccezione, per esempio Giorgio Gaber che nelle interviste espresse un totale disappunto per quello che stava accadendo, o Caterina Caselli che, durante le prove, dopo che si era ucciso Tenco, scoppiò a piangere e le interruppe. E poi, ho voluto farle una domanda − perché poi tutti parlano di queste prove interrotte ma nessuno si riferisce mai alla esibizione di Caterina Caselli, la sera seguente il suicidio di Tenco −, allora io le ho chiesto: “Signora, ma mi racconta come andò la sua performance, come andò la sua esibizione la sera del festival?” E lei mi ha risposto: “Io non me lo ricordo”. È come se avesse rimosso tutto, ed effettivamente ha rimosso tutto, come hanno rimosso in molti quello che è stata la tragedia di Luigi Tenco. E io spero in qualche modo di aver contribuito a riscattare la sua storia».

Un uomo solo

Cosa vuol dire scrivere per riportare alla luce, rimarcare, dare ancora valore, spiegare ciò che non è compreso o non considerato. Antonio Iovane conclude su Radio Bullets: «Ho provato innanzitutto una grandissima inquietudine, perché nelle mie intenzioni volevo vivere e sentire tutto quello che aveva vissuto e sentito nelle sue ultime ore di vita, Luigi Tenco, chi aveva incontrato, cosa aveva provato. Mi sono documentato e ho cercato di fare con lui lo stesso percorso, in un certo senso, pedinandolo, seguendolo da dietro e trascrivendo tutto quello che lui faceva, e ho cercato di rendere tutto questo anche nella scrittura che io considero un flusso continuo e ininterrotto. Se leggerete questo libro, troverete che il discorso diretto e il discorso indiretto si mescolano e, cercando di vivere io quelle inquietudini, ho cercato di fare in modo che le vivesse anche chi legge il romanzo: spero in un certo senso di avere inquietato il lettore».

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