Tiziana Ferrario racconta le donne afghane

Scritto da in data Settembre 30, 2022

Le donne afghane si raccontano attraverso storie di dolore, di oppressione e di resistenza. La principessa afghana e il giardino delle giovani ribelli è l’ultimo libro — pubblicato da Chiarelettere — di Tiziana Ferrario, giornalista, volto storico del Tg1. Valentina Barile ne parla su Radio Bullets con l’autrice.

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Voci

Chi sono le donne afghane? Cosa fanno oggi le donne che resistono al regime talebano ristabilitosi da un anno. Tiziana Ferrario su Radio Bullets: «Le storie di donne e di ragazze contenute nel mio libro La principessa afghana e il giardino delle giovani ribelli sono tutte vere, sono voci che raccontano storie di dolore e che raccontano però anche ragazze con sogni, con passioni, ragazze che erano riuscite a immaginare un futuro e stavano provando a realizzarlo, e dei desideri. E però, il ritorno al potere dei talebani ha spezzato i loro sogni e quindi ormai è passato più di un anno e molte di queste ragazze, che io seguivo sui social, sono andate all’estero — chi è riuscita a scappare —, altre sono entrate in una sorta di clandestinità perché hanno paura e quindi vivono nascoste, sicuramente senza più raccontare, come facevano sui social, le loro passioni. C’era chi, appunto, faceva l’influencer, chi la modella, chi aveva inventato una propria etichetta di abiti. Tutto questo oggi si è spento perché sono ritornati al potere gli integralisti».

Resistenza

Dalla principessa Homaira — esiliata in Italia insieme alla sua famiglia — alla ragazzina tiktoker che promuove la cultura del suo paese attraverso il cibo, c’è la distanza che passa attraverso i decenni e il Web. Tiziana Ferrario: «La principessa Homaira è una donna realmente esistita, era la nipote dell’ultimo re dell’Afghanistan, ha vissuto per vent’anni a Kabul e poi è stata costretta all’esilio nel nostro paese, in Italia, per oltre trent’anni e si è sempre battuta per la pace, ha sempre cercato di lavorare dietro le quinte affinché quegli uomini litigiosi del suo paese riuscissero a trovare un accordo: se oggi fosse ancora viva sarebbe molto arrabbiata e contrariata per quello che è accaduto in Afghanistan. È difficile dire che cosa abbia in comune con ragazzina, la tiktoker, che racconta la sua storia nel mio libro, eccetto il fatto che sono state due donne piene di passioni, ognuna ha seguito un proprio percorso, anche perché hanno vissuto in momenti diversi e hanno età diverse, però diciamo che hanno sempre cercato di fare delle scelte coraggiose andando anche un po’ controcorrente. Ed è questo il destino anche delle donne afghane: fare una vita molto rischiosa, alzarsi la mattina, non sapere se si tornerà a casa vive la sera. Questo succedeva anche prima del ritorno dei talebani ma, con la loro presenza ormai al potere, è diventato davvero anche impossibile uscire da casa se non non accompagnate e tutto quello che prima c’era si è spento, e sarà molto difficile che le donne riescano a riavere i loro diritti in Afghanistan, sicuramente non sarà così rapido e, certo, non sarà perché altri arriveranno a restituirglieli… è molto difficile. Noi abbiamo abbandonato quel paese e oggi il compito di trasformare l’Afghanistan in un paese di nuovo presentabile nella comunità internazionale, non è più di nostra competenza».

Speranza

Riusciranno le donne, da sole, a fare la rivoluzione? Il mondo è in fermento, c’è una modernità che a ogni latitudine viene pretesa, a scapito di tutti i regimi che sembrano ormai appartenere al secolo passato. Tiziana Ferrario conclude su Radio Bullets: «Le donne dimostrano di avere molto coraggio, dimostrano di averlo in Iran dove stanno manifestando con determinazione, e anche muoiono sotto i colpi degli integralisti. E sono molto coraggiose le donne afghane, da sempre. Difficile oggi per loro poter sconfiggere i talebani, provano a scendere in piazza, manifestano, chiedono la riapertura delle scuole perché sanno che l’istruzione è l’unica chiave per poter avere un futuro. E questo vale in Afghanistan ma vale in Italia, vale in tutti i paesi del mondo. Per loro oggi è impossibile continuare a studiare dopo i dodici anni, chi andava all’università ha potuto continuare gli studi ma è difficile oggi potersi iscrivere e poter proseguire un percorso di istruzione dopo quelle che per noi sono le scuole medie. E credo che sia ormai un problema delle potenze regionali, che confinano con l’Afghanistan, convincere i talebani a non trasformare il loro paese nuovamente in un paradiso per i terroristi e in una prigione terribile per le donne. Non si può rinunciare alla metà del proprio paese, alla metà della popolazione del proprio paese pensando di ritornare nella comunità internazionale, quindi i talebani stanno pagando anche un prezzo pesante per questo loro integralismo, vanno scoraggiati, e questo lo possono fare ormai solo la Cina, la Russia, le ex repubbliche che appunto gravitano nella sfera di influenza della Russia, l’Iran, il Pakistan, quelle potenze regionali che comunque non vogliono avere un paese instabile ai loro confini».

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