Germana Urbani: “Chi se non noi”
Scritto da Valentina Barile in data Agosto 6, 2021
Andate, ritorni, allontanarsi e, poi, viaggiare per riavvicinarsi. “Chi se non noi” è il romanzo d’esordio di Germana Urbani, giornalista indipendente, pubblicato da Edizioni Nottetempo. Valentina Barile su Radio Bullets con l’autrice.
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Partire
Nelle terre di confine, erose dal vento, le storie umane occupano il tempo e lo spazio senza sosta. Il corso dei fiumi e le colline seguono la loro direzione. Maria, la protagonista del romanzo che stiamo per raccontare, è la metafora di tutti noi. Vediamo perché, Germana Urbani: «“Chi se non noi” è un quaderno di viaggio che compie una sorta di cerchio. Maria si allontana dalla sua terra seguendo il suo sogno e poi per amore torna lì, sul delta del Po. Raccontandoci la sua storia, ci parla anche di questo paesaggio di provincia poco conosciuto ai più ma davvero un luogo in cui perdersi per ritrovare se stessi. Una terra di confine dove il fiume più grande d’Italia va a finire, disegnando un dedalo d’acqua ricco di vita ma anche d’ombre. Maria torna perché si innamora, si innamora di Luca, un ragazzo che non vuole saperne di andare via da lì. Lei sin dall’inizio coglie in lui molti talenti e lo aiuta a diventare ciò che neanche lui aveva mai sognato d’essere, ma con il passare degli anni il loro diventa un rapporto tossico. Luca nasconde un volto tutt’altro che amorevole, la loro è una dipendenza affettiva a tutti gli effetti. Lei, una donna fortissima, subisce per anni una sottile violenza psicologica e, quando cerca di andarsene, Luca la riporta sempre a sé. Gli basta dire: “Chi se non noi?” ed evoca così la promessa di un amore unico che ha in sé il gusto di quelle rare affinità elettive con cui già Goethe svelava il fondo tragico di un’utopia romantica. Maria è romantica, si spoglia di tutto per Luca, che, ottenuto tutto però, la lascia per un’altra. E la mente di Maria si sgretolerà trascinandola in un gorgo ossessivo verso un fondo senza luce, una Finis Terrae malinconica ma credo bellissima come lo può essere un luogo che porta in sé la poesia dell’infinito».
Allontanarsi
Le strade che prendiamo ci propongono dei segnali, altri autoveicoli, i paesaggi. A ogni chilometro, incontriamo qualcosa o qualcuno che cambierà il senso del nostro viaggio. Germana Urbani: «La protagonista del mio romanzo, Maria, è una bambina degli anni Settanta, nata nella profonda campagna del delta del Po polesano. È una terra senz’ombra, un mondo di confine uscito da poco dal disastro della grande alluvione del ’51. Il suo destino sembra segnato nel solco della sua famiglia, nata femmina in un contesto agricolo avrebbe dovuto aiutare in casa, sposarsi giovane e avere dei figli servendo magri un marito con dedizione, come faceva sua madre. Ma Maria a otto anni incontra la bellezza e inizia a desiderare altro per se stessa, e quando il nonno, una figura fondamentale per lei, le regala una macchina fotografica Polaroid, le dona in realtà il lasciapassare per sognare in grande, mettere le ali, andarsene via. E così, in scorno alla sua famiglia, studia senza sosta per diventare un architetto dei migliori. Viene assunta in uno studio bolognese, vive a Ferrara da sola, insomma è una donna emancipata, libera, libera fino a quando non incontrerà l’amore. E un dono di amore è questo: cogliere il desiderio di chi ci sta accanto e spalancargli le porte verso la realizzazione di quel sogno».
Il viaggio
«È qui la fine. Qui ti porta il dedalo liquido delle acque del fiume. Qui dove i cieli si spalancano come da nessun’altra parte, dove i gorghi inghiottono le spose e, la notte del plenilunio d’agosto, se ne sentono ancora i pianti; qui dove in tutta una vita può capitare una sola volta di sentire il canto nero dei fenicotteri, dove le lagune di salicornia tingono l’acqua di rosso scarlatto e i bonelli compaiono e scompaiono secondo il vezzo delle mareggiate. Qui è il confine. Qui dove è più facile che da altre parti avere la febbre per il volo, desiderare le ali». – da “Chi se non noi” (Edizioni Nottetempo).
Germana Urbani conclude per noi su Radio Bullets: «Ho coltivato il desiderio di scrivere per tutta la vita, pensavo davvero che ormai fosse tardi per me e, invece, eccoci qua. Credo di avere in comune con Maria la tenacia. L’architetto che la assume le dice: “Non sei un genio ma hai due grosse virtù: la curiosità di un animale affamato e la costanza di un mulo”. Ecco, io come Maria non mollo mai. Scrivevo già come giornalista ma quando ho deciso di riprendere in mano la mia passione per la narrativa, ho voluto frequentare una scuola di scrittura che mi ha insegnato leggere le cose giuste, soprattutto. A interagire con il mio immaginario e a fidarmi della mia voce. E non è poco, quando non hai agganci, né amici e, soprattutto, quando vivi in un paesino di provincia, lontano dai grandi centri culturali del Paese, cioè quando sei fuori dal mondo, come me. Credo che per entrare a far parte di un mondo sia necessario conoscerlo; ogni ambiente è un insieme di relazioni che vanno coltivate tanto quanto la scrittura e io ho cercato di farlo onestamente, con l’atteggiamento di chi sa che non è facile trovare un editore. Per me, è stato fondamentale incontrare Loredana Rotundo, la mia agente. E la mia voce l’ha convinta subito e io le sono grata perché non ho il carattere giusto per presentarmi da sola alle case editrici, e invece in questo lei è molto brava. E incontrare Nottetempo credo sia stata la seconda fortuna grande della mia vita perché è una casa editrice che ha cura dei suoi autori, dei suoi titoli e mi ha regalato veramente un libro, anche come oggetto, con questa copertina di Luigi Ghirri».
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