Il 2020 di Medici senza frontiere in foto
Scritto da Radio Bullets in data Dicembre 31, 2020
Il 2020 è stato un anno come nessun altro. «La pandemia di Covid-19 ha caratterizzato gran parte del nostro lavoro», spiega Medici senza frontiere in una nota con cui accompagna una gallery di foto scelte per raccontare e rappresentare questo anno che si conclude, segnato dalla pandemia di Coronavirus ma non solo. «Non sono mancate missioni per arginare focolai di morbillo in Repubblica Democratica del Congo, fornire cure mediche in seguito a disastri, come l’esplosione di Beirut, e soccorrere vite nel Mar Mediterraneo, finché i fermi amministrativi non hanno bloccato la quasi totalità delle navi umanitarie, impedendo la nostra azione salva vita».
Dodici mesi raccontati dai fotografi e dalle fotografe di MSF «per testimoniare le storie dei nostri pazienti e il lavoro di medici, infermieri, promotori della salute e logisti. Questa raccolta di immagini racconta l’intervento di MSF in luoghi in cui sarebbe stata impensabile la nostra presenza prima del virus, come ospedali e RSA in Italia, Spagna e Stati Uniti, e altri dove la nostra azione è stata ancor più indispensabile in un anno così difficile, come la Siria e lo Yemen».
Afghanistan

MSF/Frederic Bonnot
Il 12 maggio, intorno alle 10 ora locale, un numero imprecisato di aggressori ha preso d’assalto il reparto maternità dell’ospedale Dasht-e-Barchi di Kabul, in Afghanistan, supportato da MSF. Durante l’assalto, durato circa quattro ore, sono state uccise in modo sistematico 16 madri, un’ostetrica, due bambini di 7 e 8 anni e altre sei persone.
Siria

MSF/Anadolu Agency via Getty Images/ Muhammed Said
Edifici abbandonati e distrutti nel distretto di Ariha a Idlib in Siria. «Quest’area sembra una città fantasma poiché i civili sono fuggiti verso il confine turco per sfuggire agli attacchi del regime di Bashar al-Assad e dei suoi sostenitori». MSF lavora in Siria dal 2009 con attività dirette e supporto a distanza. Nel nord-ovest del paese supporta diversi ospedali e gestisce cliniche mobili, attività di vaccinazione, distribuzioni di beni di prima necessità e servizi igienico-sanitari. Per contrastare la diffusione del Covid-19, MSF ha modificato i sistemi di triage negli ospedali supportati e nei campi in cui lavora.
Repubblica Democratica del Congo

MSF/ Caroline Thirion
Oscurata prima da Ebola e oggi dal Covid-19, l’epidemia di morbillo in Repubblica Democratica del Congo continua a uccidere ogni giorno. I vaccini contro il morbillo vengono trasportati in moto da Lisala a Boso Manzi, nella provincia di Mongala, una zona a nord del paese difficile da raggiungere e colpita da un’epidemia di morbillo. MSF ha inviato squadre di emergenza per organizzare attività di cura e vaccinazione.
Belgio

MSF
La mancanza di grembiuli riutilizzabili ha spinto MSF a istituire delle “zone di lavaggio” come parte della risposta a Covid-19 in tre ospedali ad Anversa. «Grazie all’esperienza acquisita in altri contesti, per esempio Ebola, seguiamo delle precise procedure per pulire e disinfettare i grembiuli riutilizzabili. Nei tre ospedali di Anversa sono stati lavati, disinfettati e asciugati circa 500 grembiuli al giorno». In Belgio MSF ha supportato cinque ospedali nelle province di Hainaut e Anversa, e a Bruxelles ha creato una struttura con 150 posti letto per migranti e senzatetto che necessitano assistenza.
Spagna

MSF/Olmo Calvo | Provincia di Soria
Le équipe di MSF sono intervenute in strutture per anziani in Italia, Spagna e Stati Uniti per consulenze sulla gestione del controllo delle infezioni. In Italia MSF ha lavorato in oltre 50 RSA. «In ogni struttura sono state identificate aree di isolamento e di quarantena per pazienti positivi o sospetti, individuando circuiti specifici per evitare contaminazioni. Per aiutare gli operatori delle RSA a gestire un’epidemia senza precedenti, psicologi di MSF hanno attivato un servizio di supporto psicologico di cui hanno beneficiato circa 240 operatori».
Yemen

MSF / Majd Aljunaid
Gli operatori del centro di trattamento Covid-19 di Al-Sahul, nel governatorato di Ibb, portano una bombola di ossigeno al reparto di terapia intensiva. «Un paziente con sintomi Covid-19 gravi ha bisogno di circa sei bombole al giorno e un’interruzione della fornitura di ossigeno può essere mortale”, spiega MSF. Quello in Yemen è il più grande intervento dell’organizzazione in una zona di conflitto. «MSF ha aumentato le proprie attività nel paese dall’inasprirsi del conflitto nel 2015. Oggi lavora in 12 ospedali e centri sanitari e fornisce supporto a oltre 20 strutture in 11 governatorati: Abyan, Aden, Amran, Hajjah, Hodeidah, Ibb, Lahj, Saada, Sanaa, Shabwah e Taiz».
Nigeria

MSF/Scott Hamilton
Una giovane donna prepara la cena per la famiglia in una cucina a cielo aperto del campo sfollati di Abagana, nello stato di Benue, in Nigeria. MSF lavora nel paese dal 1996 e oggi fornisce cure mediche salvavita con progetti regolari in 9 stati all’interno del paese, mentre équipe di emergenza rispondono allo scoppio di epidemie e altri bisogni umanitari urgenti.
Brasile

MSF/Diego Baravelli
MSF e il personale sanitario locale tornano verso le barche che hanno usato per raggiungere una comunità che vive sulle rive del Lago Mirin, in Amazzonia. Hanno effettuato screening e vaccinazioni di routine casa per casa.
Mar Mediterraneo

MSF/Hannah Wallace Bowman
Souleman, sua moglie Layla e il loro figlio di due anni, Cillian, sono stati soccorsi il 23 agosto da un gommone durante la prima navigazione della Sea-Watch 4 nel Mediterraneo centrale. Sono stati trasferiti su una nave quarantena a Palermo il 2 settembre.
Grecia

MSF/Enri Canaj
Rifugiati e richiedenti asilo lasciano il campo di Moria dopo che l’incendio ha distrutto quasi l’intero campo. A quattro mesi dall’incendio e nonostante le vane promesse dell’UE, più di 15.000 donne, uomini e bambini sono ancora intrappolati in condizioni disumane e insicure in campi sulle isole greche. I team di MSF riscontrano livelli preoccupanti di problemi di salute mentale: il 60% dei pazienti a Samos hanno manifestato pensieri suicidi e gli psicologi di MSF a Lesbo hanno trattato 49 casi di bambini che hanno tentato il suicidio nel corso dell’anno.
Etiopia/Sudan

MSF/Jason Rizzo
La foto ritrae il confine di Hamadayet, dove chi fugge dall’Etiopia (qui un approfondimento sul conflitto) entra in Sudan attraversando il fiume. Chi arriva porta tutto ciò che può con sé; alcuni hanno il bestiame, altri non hanno più nulla. MSF lavora in Etiopia dal 1984. «Per oltre 30 anni le nostre équipe hanno risposto alle emergenze in tutto il paese, tra cui malnutrizione, malaria, diarrea, bisogni sanitari dei rifugiati e accesso alle cure mediche di base».
Messico

MSF/Léo Coulongeat
“La Bestia”, conosciuto come il Treno della Morte, è il nome di una rete di treni merce che trasportano carburante, cemento e altre merci lungo le ferrovie del Messico. È utilizzato anche come mezzo di trasporto da migranti e richiedenti asilo − provenienti principalmente da El Salvador, Honduras e Guatemala − che cercano di raggiungere gli Stati Uniti. «Dal 2012, MSF fornisce cure mediche e assistenza psicologica ai migranti, provenienti per lo più da Honduras, Guatemala e El Salvador, lungo la rotta migratoria in Messico».
Libano

MSF/Mohammad Ghannam
Chahadeh Tabbal, 86 anni, e sua figlia Hoda, 60 anni, nella loro casa nel quartiere Geitawi di Beirut, in Libano, due mesi dopo la devastante esplosione che ha distrutto la città. Le finestre sono andate in frantumi ma non hanno soldi per ripararle. MSF ha iniziato a lavorare in Libano nel 1976 in risposta alla guerra civile, inviando équipe mediche nel sud del paese e a Beirut. «Oggi MSF fornisce assistenza medica gratuita con oltre 600 membri del personale in 13 diverse aree del paese, dove gestisce programmi per malattie croniche, salute riproduttiva e mentale, servizi pediatrici e chirurgici, oltre a due centri per la salute materno infantile. MSF sta rispondendo anche all’emergenza Covid nel paese, attraverso attività di supporto agli ospedali e promozione della salute».
Camerun

MSF/Albert Masias
I medici di MSF assistono un paziente del St Mary Hospital di Bamenda, nella regione nord-occidentale del Camerun. È stato aggredito per strada da uomini armati che lo hanno torturato e gli hanno sparato cinque volte. Dal 2018, Medici Senza Frontiere fornisce assistenza medica e mentale alle popolazioni colpite dalle violenze in corso nelle regioni nord-occidentali e sud-occidentali del Camerun. «In un contesto caratterizzato da massicci sfollamenti e ridotto accesso all’assistenza sanitaria, supportiamo sia le popolazioni sfollate che quelle residenti offrendo assistenza sanitaria primaria e pediatrica, chirurgia traumatologica, cure materne di emergenza, trattamento delle ustioni, cure contro la violenza sessuale, consulenza psicologica e servizi di salute sessuale e riproduttiva. Forniamo anche un servizio di ambulanza e rispondiamo ai focolai di malattie. Supportiamo 30 ospedali e centri sanitari in diverse località delle due regioni».
Italia

MSF/Alessio Romenzi | Italia, Lodi: Un’ operatrice MSF passa nel pronto soccorso dell’ospedale di Lodi.
Un’operatrice di MSF supporta il personale dell’ospedale Maggiore nelle giornate difficili in cui è scoppiata la pandemia. L’esperienza degli operatori umanitari, maturata nelle aree di crisi del mondo, ha sostenuto lo sforzo del personale sanitario. «In Italia, gli operatori MSF impegnati nella risposta al Covid-19 hanno condiviso l’esperienza acquisita nella gestione delle epidemie, in particolare in Lombardia, nel Lazio e in Sicilia. Diversi operatori partiti in missione con MSF sono in prima linea come medici del sistema sanitario nazionale».
Libia

MSF/Giulio Piscitelli
Mohammed, originario del Mali, vive in Libia dal 2015. Vuole tornare a casa ma non ha abbastanza soldi. È andato via per sfuggire dal conflitto nel suo paese e per trovare lavoro e sostenere la sua famiglia. Lavora come operaio ma poiché il suo lavoro è mal pagato raccoglie scarti e rifiuti metallici in una discarica: per ogni chilo di metallo raccolto riceve un dinaro libico (€ 0,64). MSF lavora in Libia dal 2011. Oggi i team di MSF forniscono supporto a migranti, rifugiati e richiedenti asilo in sei centri di detenzione nelle regioni occidentali e centrali della Libia, nonché a Tripoli. I servizi forniti dai team di MSF comprendono assistenza sanitaria di base, trasferimenti negli ospedali, salute mentale, servizi di protezione e supporto per l’accesso ai bisogni di base, attraverso la distribuzione di cibo e beni di prima necessità, acqua e servizi igienico-sanitari.
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