Afghanistan: 6000 le vittime civili nei primi nove mesi del 2020
Scritto da Barbara Schiavulli in data Ottobre 28, 2020
Sono quasi 6.000 i civili afgani, hanno detto le Nazioni Unite, che sono sono stati uccisi o feriti nei primi nove mesi dell’anno mentre pesanti combattimenti tra forze governative e combattenti talebani infuriano nonostante gli sforzi per arrivare a un accordo di pace.
Da gennaio a settembre ci sono state 5.939 vittime civili nei combattimenti: 2.117 persone uccise e 3.822 ferite, ha affermato martedì la Missione di Assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (UNAMA) nel suo rapporto trimestrale. «Gli alti livelli di violenza continuano a imperversare con un impatto devastante sui civili, con l’Afghanistan che rimane tra i posti più mortali al mondo per un civile», si legge nel rapporto.
Le vittime civili sono state del 30% inferiori rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, ma l’UNAMA ha affermato che la violenza non è riuscita a rallentare dall’inizio dei colloqui tra i negoziatori del governo e i talebani iniziati nella capitale del Qatar, Doha, il mese scorso.
I talebani sono stati responsabili del 45% delle vittime civili, mentre le truppe governative ne hanno provocato il 23%. Le forze internazionali guidate dagli Stati Uniti sono responsabili del 2%.
Il resto dei civili morti è stato causato dal fuoco incrociato, dall’ISIS (ISIS) o da elementi antigovernativi o filogovernativi “indeterminati”, secondo lo stesso rapporto.
I combattimenti a terra hanno causato il maggior numero di vittime, seguiti da suicidi e attentati dinamitardi, uccisioni mirate da parte dei talebani e raid aerei delle truppe afghane. I combattimenti sono aumentati drasticamente in diverse parti del Paese nelle ultime settimane, anche perché i negoziatori del governo e i talebani non sono riusciti a compiere progressi − anzi sono proprio fermi − nei colloqui di pace e usano la violenza con arma per le trattative.
I talebani combattono il governo afghano da quando è stato rovesciato dal potere in un’invasione guidata dagli Stati Uniti nel 2001. Washington ha incolpato gli allora governanti talebani per aver ospitato i leader di Al-Qaeda, tra cui Osama Bin Laden.
Nel frattempo l’inviato degli Stati Uniti per l’Afghanistan, Zalmay Khalilzad, ha detto che il livello di violenza nel Paese è ancora troppo alto e che il governo di Kabul e i combattenti talebani devono lavorare di più per arrivare ad un cessate-il-fuoco ai colloqui di Doha.
1/4 I return to the region disappointed that despite commitments to lower violence, it has not happened. The window to achieve a political settlement will not stay open forever. https://t.co/hVl4b032W6
— U.S. Special Representative Zalmay Khalilzad (@US4AfghanPeace) October 27, 2020
Gli americani sono molto desiderosi di andarsene e lasciare quella che è la guerra più lunga e sanguinosa della storia moderna per gli Stati Uniti. Un accordo, siglato a febbraio tra Stati Uniti e talebani, ha aperto la strada alle forze straniere per un ritiro entro il maggio 2021 (anche se Trump in campagna elettorale ha parlato di Natale) in cambio di garanzie antiterrorismo da parte dei talebani, che hanno accettato di sedersi con il governo afghano per negoziare un cessate-il-fuoco permanente e una formula di condivisione del potere.
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