Editoria: nasce Pessime idee

Scritto da in data Luglio 17, 2020

Poco prima della quarantena per il coronavirus, due giovani, da tempo nel settore editoriale, decidono di cedere alle pessime idee generate dalla creatività. Aprono una casa editrice: Pessime idee. Valentina Barile ne parla su Radio Bullets con Loris Dall’Acqua e Sara Del Sordo.

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Cosa vuol dire fare editoria, oggi?

La creatività cerca sempre il modo di intrufolarsi ovunque. Affidando le sue sorti alla follia e senza mai farsi frenare dalla ragione che, molto spesso, è una gabbia per i sogni. Quando, però, la strada per arrivare ai sogni traffica su pilastri fondati del sapere ciò che si sta facendo, da confronti e riflessioni, professionalità, qualità, ambizione, le idee diventano concrete e realmente efficaci.

Loris Dall’Acqua racconta che: «Fare editoria, oggi… fare, poi, l’editoria indipendente, oggi, vuol dire fare una scelta che è principalmente guidata dalla passione per questo mestiere. Questo perché è un mercato estremamente saturo, basti pensare che, a oggi, ci attestiamo intorno ai sessantamila titoli nuovi, ogni anno. Questo comporta che quando si decide di aprire una nuova casa editrice, come abbiamo fatto noi, bisogna tenere in considerazione il fatto che il mercato è saturo, e che non è facile imporsi sul mercato, portare qualcosa di nuovo che il lettore possa apprezzare, e che nessun altro editore abbia già portato. Bisogna tener presente sempre i grandi marchi, la difficoltà di contrapporsi con i grandi marchi. E queste sono varie sfaccettature che bisogna tenere in considerazione. E quando si decide di prendere in considerazione tutte queste sfaccettature e si decide comunque di andare avanti in questo mestiere vuol dire che si ha passione… passione per i libri, passione per le storie, passione per le idee con cui questo mestiere ti dà la possibilità di entrare in contatto… con persone, con autori, con storie di vita che vengono non solo dall’Italia, ma da tutto il mondo».

Perché scegliere di fare editoria?

In un Paese fatto di pochi lettori – la percentuale più bassa dell’Unione Europea – e di molti scrittori, grandi, medi e piccoli, decidere di dar vita a una nuova realtà editoriale è un atto rivoluzionario. Ma non troppo. Oggi, alla luce delle grandi realtà – i giganti dell’editoria – e delle piccole e medie case editrici, c’è ancora spazio per sognare scegliendo la qualità.

Perché Pessime idee? Sara Del Sordo… «Abbiamo scelto di fare editoria perché sentivamo la stringente esigenza di capire cosa ci fosse dietro il libro, che sembra un oggetto così semplice, che troviamo sullo scaffale di una libreria, ma che in realtà rivela un mondo enorme dietro di sé. Questa cosa l’abbiamo scoperta, di fatto, lavorandoci, nel senso che noi eravamo già nel campo editoriale, ci eravamo finiti per altre congiunture astrali, e più andavamo avanti e più ci rendevamo conto che effettivamente era quello che volevamo fare. Volevamo capire e costruire tutto quello che porta alla creazione poi del libro. Il libro nasconde storie di vita, più o meno reali, idee, nasconde mondi. Sembrerà un luogo comune, ma di fatto non lo è… e questo ci ha portato, poi, alla creazione della nostra casa editrice. Una passione a tutti gli effetti che in qualche modo doveva poi sfociare in qualcosa, che nel nostro caso è sfociata nella fondazione, nella creazione, nello sviluppo di questa casa editrice».

Pessime idee è una neonata realtà editoriale. L’incubazione creativa è avvenuta mentre si cercava di evitare un’incubazione più pericolosa. A giugno, i primi titoli in libreria: Nero ferrarese di Lorenzo Mazzoni e Amor proprio di Lucrezia Bottiglieri. In autunno, una storia tradotta di Claude McKay, Romantica Marsiglia. Sara Del Sordo continua a spiegare perché Pessime idee«Il nostro è un progetto neonato, di fatto nasce all’inizio di quest’anno, di questo 2020… anno abbastanza particolare; infatti, mai fu più vero il detto latino “nomen omen” perché noi ci chiamiamo Pessime idee, ma non ci chiamiamo Pessime idee perché abbiamo deciso di nascere quest’anno anche se poi di fatto così sembrerebbe, ma l’idea nasce da un gioco che io e Loris abbiamo deciso di far diventare realtà seria a tutti gli effetti. Fare editoria oggi non è una cosa semplice. Non è semplice per infiniti motivi e, quindi, fondare una casa editrice sembrerebbe proprio essere appunto una pessima idea, ma questo non ci ha assolutamente scoraggiato. Il nostro progetto infatti vuole raccontare delle idee, questo è il motivo per cui noi non ci poniamo nessun tipo di limite. Ad esempio, nel nostro catalogo editoriale noi ci occupiamo assolutamente di narrativa, italiana ed estera, ma non abbiamo vincoli geografici, quindi, ricerchiamo storie da tutto il mondo, non ci focalizziamo su una sezione ben delineata anche geograficamente parlando. Non ci focalizziamo su storie solo di un certo tipo, ma cerchiamo idee, idee di qualità, idee che ci colpiscano, che ci incuriosiscano principalmente e che, quindi, noi in qualche modo possiamo far emergere. Il nostro vuole essere sostanzialmente un progetto di qualità, è quello che proviamo a fare, un progetto di editoria seria, fatta con passione, e che non abbia nessun tipo di vincolo, di confine, nessun tipo di limitazione, ma anzi, che sia una editoria aperta a tutti gli effetti».

Editoria a pagamento? No, grazie!

L’editoria è un piccolo grande mondo, a volte fantastico, molte altre meraviglioso. Spesso, spiacevole. Nel labirinto può capitare che il filo degli inesperti incontri i vari Minotauri che inseguono una stravagante politica – erroneamente definita editoriale! – che prevede un investimento da parte di chi propone una storia. Loris Dall’Acqua spiega la sostanziale differenza tra editoria e tipografia, e perché bisogna definire la propria natura già partendo dalla comunicazione sul Web: «Purtroppo c’è la necessità di scriverlo sul sito perché, a oggi, in Italia, c’è una grandissima fetta di editori – non tutta, per fortuna è la minoranza! Però rimane comunque una grandissima fetta di editori  – che, invece, chiedono agli autori un contributo per poter pubblicare. Il contributo di solito può essere economico o nell’obbligo di acquisto copie. Noi non siamo per niente d’accordo con questo tipo di politica editoriale, anzi stiamo tentando nel nostro piccolo di poterla scoraggiare in tutti i modi, perché oltre a essere eticamente scorretta, secondo noi, è uno dei mali dell’editoria italiana. Come dicevo prima, ci sono circa sessantamila nuovi titoli ogni anno, buona parte di questi sono titoli a contributo. Questo vuol dire innanzitutto che non è eticamente corretto chiedere all’autore di pagare, perché l’autore fa il suo lavoro che è quello di scrivere il libro, e per questo il suo lo ha svolto: al massimo deve essere pagato, non deve pagare. Ma comporta anche che molti editori non selezionano i manoscritti, quindi non controllano se il libro è buono, se non è buono, se va revisionato, se va fatto dell’editing… insomma, fanno un lavoro più simile a quello di una stamperia che a quello di un editore; però nel loro piccolo, anche se muovono molte poche copie, intasano parecchio il mercato perché a oggi sono moltissimi. Questo rende il lavoro più difficile per tutti, soprattutto per i piccoli editori, che invece investono sui libri che scelgono. Bisogna quindi specificarlo che non si fa parte di quel tipo di editoria, ma che ci mettiamo sudore, fatica e che quando scegliamo un titolo, decidiamo d’investire sia economicamente che con tutti i mezzi che abbiamo per poter sponsorizzare un libro. Faccio un piccolo appello proprio a tutti gli autori… capisco che la voglia di pubblicare spesso è tanta e che il percorso per poter pubblicare un libro è lungo, e proprio perché ci sono molti scrittori, magari, spesso noi editori facciamo una grande fatica a poter seguire tutti i manoscritti che ci arrivano, però questo non vuol dire che bisogna pagare. Mi auguro che in futuro tutti gli autori nuovi o meno, rifiutino qualsiasi tipo di proposta che comporti un contributo da parte dell’autore».

Quando le idee sono valutate, sviluppate, manipolate, cambiate, corrette, omologate, ragionate; quando la passione che muove la creazione mette in relazione spazi, persone; quando il motore della creatività genera il meglio degli esseri umani, non è mai una pessima idea. Lo è quando la contaminazione corrode il principio naturale per cui certe realtà esistono perché sono.

Altri due consigli per la settimana dalla libreria I Trapezisti

Via Laura Mantegazza 40, Roma

  • Filosofia per i prossimi umani. Come sarà la nostra vita tra vent’anni secondo letterati, storici, antropologi e climatologi di Francesco De Filippo e Maria Frega
  • Lezioni di Felicità di Ilaria Gaspari

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