Gli ecologisti denunciano il progetto Mireu alla Commissione europea

Scritto da in data Agosto 29, 2020

Avrebbero usato fondi europei per convincere le popolazioni a non opporsi alle miniere nei territori dell’UE. 31 associazioni e collettivi ecologisti da Spagna, Bosnia, Finlandia, Grecia, Irlanda, Portogallo e Slovacchia denunciano l’uso improprio di fondi europei per incentivare l’accettazione delle miniere in Europa. Le organizzazioni coinvolte nel progetto Mireu (Regioni minerarie e metallurgiche d’Europa) nelle comunità autonome di Andalusia, Aragona, Castiglia e Leòn in Spagna starebbero inoltre conducendo indagini illecite su chi si oppone ai loro progetti, invece di diffondere informazioni e miglioramenti sull’estrazione mineraria nelle regioni coinvolte.

Una rete di imprese minerarie volta a controllare illegittimamente chi si oppone a interventi estrattivi

Il progetto Mireu nasce per “stabilire una rete” tra una trentina di soci provenienti dalle regioni minerarie e metallurgiche europee (Sassonia, Lapponia, Irlanda, Stiria, Castiglia e Leon, Andalusia, Aragona, Košice, Västerbotten, Cornovaglia, Silesia, Ellada ed Alenteja) e dovrebbe anche raccogliere informazioni sull’accettazione sociale delle attività estrattive, nonché condividere strategie su come convincere la popolazione a non opporsi a determinati progetti. Proprio a tal fine, in Spagna è stata realizzata una mappa con i 25 casi di conflitti sul territorio che riguardino le miniere, con la raccolta dettagliata di informazioni sulle piattaforme ecologiste che si sono opposte ai progetti estrattivi.

Secondo quanto denunciato dal collettivo Ecologistas en Acción sono state amministrazioni ed enti pubblici di alcune comunità autonome spagnole ad attivare le indagini sulle organizzazioni ecologiste, venendo meno al loro dovere di imparzialità e utilizzando a tal fine tre dei milioni del progetto europeo, nato nell’ambito di Horizon2020, programma per l’innovazione e la ricerca. I partner coinvolti per parte spagnola sono il Consiglio dell’Industria di Castiglia e León, l’Instituto Aragonés de Fomento, la Sociedad de Investigación y Explotación Minera di Castiglia e León, e la Fondazione ICAMCyL (Centro Internacional de Materiales Avanzados y Materias Primas di Castiglia e León).

Le 31 organizzazioni ecologiste che hanno stilato un documento rilevando le problematiche del progetto Mireu hanno chiesto che la Commissione Europea verifichi il coinvolgimento di amministrazioni locali ed enti pubblici per accertarne eventuali responsabilità.

Un’attività con conseguenze per l’ambiente

Lo sfruttamento di risorse minerarie è conosciuto per la produzione di inquinamento, soprattutto — come noto – in territorio africano e brasiliano, ma basti ricordare il caso italiano dell’Amiata, in cui le attività estrattive continuano a creare problemi a quarant’anni dalla fine delle attività. Numerosi sono anche i conflitti per l’approvvigionamento delle terre ricche di minerali, tanto che l’Unione Europea ha stilato un regolamento sui minerali provenienti da territori di conflitto che entrerà in vigore nel gennaio 2021. Tuttavia, non mancano problemi nelle regioni europee. Proprio in Castiglia, a Campo de Montiel, gli abitanti hanno rifiutato lo sfruttamento del deposito di monazite presente, un fosfato di terre rare contenente piccole quantità di torio e uranio, entrambi radioattivi. L’azienda Quantum Minería aveva richiesto un permesso di sfruttamento per aprire una miniera a cielo aperto nella regione, progetto bloccato grazie a una relazione tecnica che dimostrava un impatto ambientale negativo in un luogo in cui, per altro, si trovano specie in via d’estinzione come la lince iberica.

Altri progetti localizzati in Spagna, cui Ecologistas en Acción si sta opponendo, sono quelli di estrazione dell’uranio a Retortillo (Castiglia e León), la miniera di Cobre Las Cruces (tra le altre, in Andalusia) e l’estrazione di potassio a ‘Mina Muga’ (Aragona).

In copertina Vlad Chețan | Pexels

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