Perché l’Iran e l’Arabia Saudita sono nemici

Scritto da in data Settembre 23, 2019

L’Arabia Saudita e l‘Iran, due potenze geograficamente vicine, sono paralizzate in una feroce lotta per il controllo della regione. Ma non è questione di oggi, una faida decennale che li coinvolge, acuita dalle differenze religiose. Ognuno di loro segue uno dei due rami principali dell’Islam: l’Iran è in gran parte musulmano sciita, mentre l’Arabia Saudita si considera la principale potenza musulmana sunnita.

Questo scisma religioso si riflette nella mappa del Medio Oriente, dove altri paesi hanno maggioranze sciite o sunnite, alcune delle quali guardano all’Iran o all’Arabia Saudita per sostegno o guida.

Storicamente l’Arabia Saudita, una monarchia e sede del luogo di nascita dell’Islam, è visto come il leader del mondo musulmano. Il suo status è stato sfidato nel 1979 dalla Rivoluzione islamica in Iran, che ha creato un nuovo tipo di egemonia nella regione – una sorta di teocrazia rivoluzionaria – che aveva un obiettivo esplicito di esportare questo modello oltre i propri confini.

Negli ultimi 15 anni in particolare, le differenze tra Arabia Saudita e Iran sono state accentuate da una serie di eventi. L’invasione dell’Iraq guidata dagli Stati Uniti nel 2003 ha rovesciato Saddam Hussein, un arabo sunnita che era stato un grande avversario iraniano. Con la sua dipartita è stato rimosso un contrappeso militare cruciale per l’Iran. Ha aperto la strada a un governo dominato dagli sciiti a Baghdad e l’influenza iraniana nel paese è aumentata, visto che la maggioranza della popolazione irachena, è sciita.

Con le rivolte del 2011 nel mondo arabo, l’instabilità politica ha colpito tutta la regione permettendo di poter immaginare nuovi assetti regionali. L’Iran e l’Arabia Saudita hanno sfruttato questi sconvolgimenti per espandere la loro influenza, in particolare in Siria, Bahrein e Yemen, aumentando ulteriormente i sospetti reciproci.

I critici dell’Iran però affermano che Teheran vuole imporsi in tutta la regione e ottenere il controllo di un corridoio terrestre che si estende dall’Iran al Mediterraneo.

Come sono andate le cose?

La rivalità strategica aumenta perché di fatto l’Iran sta vincendo in molti modi la lotta regionale, dice il diplomatico Jonathan Marcus alla BBC.

In Siria, il sostegno iraniano (e russo) al presidente Bashar al-Assad ha permesso di sbaragliare buona parte gruppi ribelli appoggiati dall’Arabia Saudita.

L’Arabia Saudita a sua volta, sta cercando disperatamente di contenere la crescente influenza iraniana mentre l’avventurismo militarista del giovane e impulsivo principe ereditario del regno Mohammed bin Salman sta aggravando le tensioni regionali.

Ha scatenato una guerra contro il movimento dei ribelli Houthi nel vicino Yemen, in parte per arginare la presunta influenza iraniana, ma dopo quattro anni si sta dimostrando una scommessa costosa.

L’Iran ha negato le accuse di contrabbando di armi agli Houthi, anche se le indagini di esperti delle Nazioni Unite hanno dimostrato una significativa assistenza di Teheran ai ribelli in termini sia di tecnologia che di armi.

Nel frattempo, in Libano, l’alleato dell’Iran, la milizia sciita Hezbollah, guida un blocco politicamente potente e controlla un’enorme forza notevolmente armata. Molti osservatori ritengono che i sauditi abbiano costretto il primo ministro libanese Saad Hariri da loro sostenuto, a dimettersi nel 2017 per il coinvolgimento di Hezbollah nei conflitti regionali. Poi è tornato in Libano e le sue dimissioni sono state sospese.

Senza contare tutte le forze esterne in gioco e interessate a partecipare. L’Arabia Saudita viene incoraggiata dall’amministrazione Trump, mentre Israele vede l’Iran come una minaccia letale, temendo i combattenti filo iraniani al confine.

Israele e Arabia Saudita sono stati i due paesi fermamente contrari all’accordo internazionale del 2015 sul nucleare dell’Iran, dicendo che non riduceva abbastanza il rischio che l’Iran costruisse una bomba.

Chi sta con chi

Nell’aerea filo-saudita vi sono altri importanti attori sunniti, come gli Emirati Arabi Uniti, o l’Egitto e la Giordania. Nell’area di influenza iraniana c’è il presidente siriano Bashar el Assad, che si è affidato a gruppi miliziani sciiti, tra cui gli Hezbollah libanesi per combattere i gruppi ribelli sunniti. Anche il governo iracheno dominato dagli sciiti, è uno stretto alleato dell’Iran, anche se mantiene una profonda relazione con Washington, senza il quale non si sarebbe liberato del sedicente Stato Islamico.

Guerra fredda in Medio Oriente

L’Iran e l’Arabia non si combattono direttamente, ma sono impegnati in guerre per procura dove sostengono schieramenti e milizie rivali in tutta la regione.

La Siria è un esempio evidente, ma anche lo Yemen dove l’Arabia Saudita accusa l’Iran di fornire i missili balistici lanciati sul territorio saudita dagli Houthi. “Un atto di guerra”, per il Segretario di Stato americano Pompeo. Ma la coalizione saudita resta cauta.

L’Iran è anche accusato di comportarsi da pirata nelle acque strategiche del Golfo, attraverso il quale passa il petrolio saudita.

Da tanto tempo gli Stati Uniti e i suoi alleati considerano l’Iran una forza destabilizzante, spiega Marcus, in Medio Oriente. La leadership saudita vede ogni giorno di più, l’Iran come una minaccia esistenziale e il re Salman sembra disposto a fare qualsiasi cosa, per far fronte alla crescente influenza di Teheran, ma i recenti attacchi alle sue installazioni petrolifere hanno dimostrato che il Regno è più vulnerabile di quanto si pensasse. Gli Stati Uniti però non sembrano voler andare in guerra e aprire un altro fronte, anche se lo scorso giugno Trump parlò di “oblitarare l’Iran” e non a caso il New York Times titola “La fine dell’illusione dell’Arabia Saudita” e non a caso la Russia è entrata a gamba tesa nella situazione, proponendo la vendita di altre armi ai sauditi che dopo Stati Uniti, sono il terzo maggiore compratore di armamenti al mondo con un budget di 69,4 miliardi di dollari.

Ascolta/leggi anche:

E se credete in un giornalismo indipendente, serio e che racconta dai posti, potete sostenerci andando su Sostienici


[There are no radio stations in the database]