15 maggio 2021 – Notiziario Africa
Scritto da Giusy Baioni in data Maggio 15, 2021
Ascolta il podcast
- Unione Africana: il presidente della Commissione condanna l’aggressione a Gaza, mentre in diversi paesi crescono le manifestazioni in sostegno dei palestinesi (copertina).
- Etiopia: gli Stati Uniti preoccupati per la polarizzazione politica e etnica nel paese
- RD Congo: confermato l’invio di truppe ugandesi in supporto all’offensiva nell’est contro i gruppi ribelli. Possibile l’arrivo anche di rinforzi europei
- Nigeria: si moltiplicano nel sud del paese gli attacchi contro la polizia.
- Kenya: la Corte Suprema boccia la riforma costituzionale.
Questo e molto altro nel notiziario Africa, a cura di Giusy Baioni. Musiche di Walter Sguazzin
Foto di copertina: foto da twitter @Africa4Pal, Cape Town, Sudafrica
Unione Africana
Mentre le diplomazie occidentali si schierano sul fronte opposto, il presidente della Commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki Mahamat, “condanna fermamente i bombardamenti nella Striscia di Gaza che hanno ucciso più di 21 palestinesi, e i violenti attacchi alla moschea di Al-Aqsa commessi dalle forze di sicurezza israeliane contro fedeli palestinesi ferendo circa 300 fedeli durante la santa mese di Ramadan”. Così si legge nel comunicato ufficiale, che prosegue: “Il Presidente ribadisce che le azioni dell’esercito israeliano, inclusi i continui sgomberi forzati e illegali di palestinesi dalle loro case a Gerusalemme Est, violano il diritto internazionale e aumentano ulteriormente le tensioni nella regione (…) . Il Presidente ribadisce il continuo forte sostegno dell’Unione Africana al popolo palestinese nella loro legittima ricerca di uno Stato indipendente e sovrano con Gerusalemme Est come capitale. Chiede inoltre rinnovati e autentici sforzi internazionali per trovare una soluzione giusta e duratura al conflitto, basata sull’esistenza di due Stati, Israele e Palestina, nel quadro delle pertinenti dichiarazioni dell’Unione africana e delle Nazioni Unite.”
The Chairperson of the African Union Commission, @AUC_MoussaFaki Mahamat strongly condemns the bombardments in the Gaza https://t.co/CdvxZL9LCL
— African Union Political Affairs Peace and Security (@AUC_PAPS) May 11, 2021
Intanto, in diverse città africane si susseguono le manifestazioni a sostegno del popolo palestinese. Innanzitutto in Sudafrica, dove storicamente l’African National Congress, il partito di Nelson Mandela, al potere dalla fine dell’apartheid, sostiene la causa palestinese. Nei giorni scorsi il governo ha condannato gli attacchi israeliani ai fedeli palestinesi nella moschea di al-Aqsa e ha ribadito il suo sostegno alla soluzione dei due stati.
Protest at Israeli Embassy in South Africa by @EFFSouthAfrica ✊✊✊#FreePalestine#Africa4Palestine pic.twitter.com/2G34IwJdME
— #Africa4Palestine (@Africa4Pal) May 14, 2021
Già il 10 maggio si era tenuta una grande manifestazione a Cape Town.
https://twitter.com/Africa4Pal/status/1391705570793730052
E ieri, a ricordare le parole di Nelson Mandela: “La nostra libertà è incompleta senza quella del popolo palestinese”, in piazza c’era suo nipote, il deputato dell’ANC Mandla Mandela, che chiede al suo governo di chiudere l’ambasciata sudafricana a Tel Aviv e di interrompere tutti i rapporti diplomatici con Israele. “Dobbiamo chiuderla completamente e assicurarci di avere una sola ambasciata a Ramallah in Palestina.” In una dichiarazione, anche la Desmond Tutu Foundation ha chiesto la fine di decenni di sostegno al regime di apartheid di Israele.
In Kenya, invece, la polizia ha sparato gas lacrimogeni giovedì per disperdere una folla di oltre 200 persone che protestavano nella capitale Nairobi contro il bombardamento israeliano del territorio palestinese di Gaza.
Activists marched against the Israeli bombing of Gaza in Kenya's capital Nairobi on Thursday. A Reuters witness said several who had been peacefully chanting were arrested and tear gas was fired. @D_J_Doyle has more. pic.twitter.com/VKphhoAQZu
— Reuters Africa (@ReutersAfrica) May 14, 2021
La marcia è iniziata dopo le preghiere dell’Eid in una moschea vicina. Diversi manifestanti sono stati arrestati, ha detto un testimone della Reuters. I manifestanti hanno sventolato striscioni con la bandiera palestinese e con le parole: “I keniani stanno con la Palestina” e ricordando, appunto, le parole di Mandela: “La nostra libertà è incompleta senza la libertà della Palestina”.
Etiopia
Gli Stati Uniti esprimono la loro “profonda preoccupazione” per l’aumento della polarizzazione politica ed etnica in tutta l’Etiopia, ha dichiarato venerdì il Dipartimento di Stato Usa, aggiungendo che Washington lavorerà con gli alleati per garantire un cessate il fuoco nella regione del Tigray, fornire assistenza e perseguire i responsabili delle violazioni dei diritti umani. La nuova presa di posizione giunge dopo che Jeffrey Feltman, inviato speciale degli Stati Uniti per il Corno d’Africa, è rientrato giovedì dal suo primo viaggio nella regione, dove ha visitato l’Egitto, l’Eritrea, il Sudan e l’Etiopia.
“Le atrocità perpetrate nel Tigray e l’entità dell’emergenza umanitaria sono inaccettabili”, ha detto il Dipartimento di Stato in un comunicato, aggiungendo che Feltman ha sottolineato al presidente eritreo Isaias Afwerki l’imperativo che le truppe eritree si ritirino immediatamente dall’Etiopia.
Intanto, Human Rights Watch risponde al procuratore generale dell’Etiopia, che in un comunicato diffuso lunedì sulla strage di Aksum a novembre affermava che la “stragrande maggioranza” delle persone uccise quel giorno erano “combattenti, non civili”, contrariamente a quanto rilevato da diverse Ong. Secondo Human Rights Watch, le conclusioni del procuratore non sono “tentativi di autentica responsabilità”, ma piuttosto “segnale che tali crimini sono autorizzati”.
In questi giorni, infine, in Etiopia sta suscitando emozione e indignazione il video di un’esecuzione extragiudiziale avvenuta nella regione di Oromiya, dove le forze speciali hanno filmato un ragazzo che viene giustiziato senza processo, accusato di essere un assassino dell’Oromo Liberation Army, definito dal governo un’organizzazione “terrorista”.
La scena si è svolta nel centro di Dembidolo, uno sperduto villaggio nell’Oromiya occidentale. Il giovane prigioniero è stato fatto sfilare e filmato per strada, minacciato, costretto a camminare gridando “Sono un membro di uno squadrone della morte, non fare quello che ho fatto”, poi ammanettato, interrogato e infine freddato, davanti ai genitori che erano stati portati lì. Il tutto ripreso da un cellulare. Il ragazzo si chiamava Amanuel Wondimu. Era uno studente liceale, molto conosciuto nel suo quartiere. Il video dell’esecuzione è stato deliberatamente trasmesso dalle autorità locali.
RD Congo
Truppe europee potrebbero tornare in Repubblica Democratica del Congo per la prima volta dal 2006, mentre Kinshasa cerca di sferrare un colpo definitivo ai ribelli che stanno scatenando il caos nel suo est. Il presidente Felix Tshisekedi chiede a Bruxelles di aiutare a formare le forze armate congolesi. Martedì, l’inviato dell’UE a Kinshasa ha confermato la notizia e ha tenuto un incontro con il ministro della Difesa per definire i dettagli del dispiegamento.
Intanto, gli eserciti dell’Uganda e del Congo stanno allestendo un centro operativo nell’est della Repubblica Democratica del Congo per un’offensiva congiunta contro i ribelli islamisti che hanno ucciso centinaia di persone nell’ultimo anno, ha detto il governo del Congo. Domenica una delegazione dell’Uganda Peoples Defense Force, incluso il comandante delle forze di terra dell’Uganda, è arrivata a Beni nella provincia del Nord Kivu per stabilire un centro di coordinamento per i due eserciti, ha detto mercoledì il ministero delle comunicazioni di Kinshasa.
Negli ultimi anni le truppe ugandesi sono entrate e uscite dal Congo, a volte senza il permesso di Kinshasa. Il Congo sta ufficialmente cercando di eliminare le dozzine di gruppi armati nell’est e ha introdotto la legge marziale nelle province del Nord Kivu e dell’Ituri dall’inizio di maggio, con l’instaurazione di un inedito “stato d’assedio”.
Il dispiegamento del personale dell’UE e delle truppe ugandesi porterà a un’ulteriore militarizzazione della regione, dove hanno già sede anche migliaia di caschi blu delle Nazioni Unite.
Nigeria
Nel sud-est della Nigeria la polizia è sempre più obiettivo di attacchi. Le stazioni di polizia e talvolta gli edifici pubblici vengono attaccati quasi quotidianamente negli stati di Abia, Akwa Ibom e Imo, in risposta all’intensificarsi della repressione nei confronti dell’Ipob, il movimento indipendentista del Biafra, e del suo braccio armato. l’Eastern Security Network, ESN.
Mercoledì sera due agenti di polizia sono stati colpiti e feriti nell’attacco alla stazione di polizia divisionale di Bende, nello stato di Abia. Diverse dozzine di aggressori hanno preso d’assalto l’edificio e hanno dato fuoco ai veicoli parcheggiati lì. Questi uomini hanno anche rilasciato i detenuti che erano nelle celle della stazione.
Un’altra stazione di polizia è stata attaccata domenica 9 maggio nella stessa regione di Abia, l’ennesima da fine aprile. Mercoledì mattina, anche due stazioni di polizia sono state incendiate nel vicino stato di Akwa Ibom, dove sarebbero stati uccisi ventidue agenti di polizia dall’inizio di questo ciclo di violenza.
Solo una settimana fa, giovedì 6 maggio, le forze di sicurezza nigeriane hanno annunciato di aver ucciso 11 sospetti membri dell’ESN, mentre respingevano un attacco a una stazione di polizia statale. È in questa regione che 1.800 detenuti sono riusciti a fuggire all’inizio di aprile dopo un attacco a una prigione, guidato da sospetti membri dell’organizzazione separatista.
Intanto, a nord, martedì 11 maggio l’esercito ha confermato che una dozzina di fedeli sono stati rapiti nella regione di Katsina, nel nord-ovest del Paese. Nel nord-est della Nigeria, la città di Maiduguri è stata colpita da un nuovo attacco di Boko Haram martedì sera, con forti esplosioni e colpi di arma da fuoco. L’esercito nigeriano ha respinto gli uomini di Boko Haram, che si erano infiltrati a sud della città, bruciando diverse case. Una moschea situata nella città di Jibia è stata attaccata nella notte tra lunedì e martedì nel nord-ovest del Paese, mentre i fedeli stavano partecipando alla preghiera. L’esercito ha detto martedì di essere riuscito a respingere questo assalto guidato da banditi locali, che però sono riusciti a catturare una dozzina di fedeli riuniti in un’altra moschea della città, prima di fuggire.
Kenya
Incostituzionale: è il verdetto dell’Alta Corte di Nairobi che giovedì ha bloccato la riforma costituzionale voluta dal presidente keniota Uhuru Kenyatta. Questo progetto chiamato “BBI” (Building Bridges Initiative) doveva essere adottato tramite referendum prima delle elezioni presidenziali del 2022.
I giudici dell’Alta Corte sono apparsi in televisione giovedì sera e per più di quattro ore hanno letto il loro verdetto: questo progetto di riforma delle istituzioni nazionali è illegale, incostituzionale e quindi nullo. E il presidente Kenyatta potrebbe essere perseguito se lo sottoponesse a un referendum.
Lanciato nel 2018, il progetto intendeva porre rimedio ai problemi ricorrenti del Kenya durante il periodo elettorale. Prevedeva la creazione di un posto di primo ministro nominato dal presidente, due vice primi ministri e un leader ufficiale dell’opposizione, il candidato arrivato secondo alle elezioni presidenziali.
Il Procuratore generale del Kenya ha annunciato la sua intenzione di presentare ricorso contro questa sentenza.
E a proposito di Kenya, diverse associazioni per i diritti umani, tra cui Amnesty International, hanno chiesto giovedì al Qatar di rivelare il luogo in cui si trova un attivista keniota che denunciava le violazioni dei diritti dei migranti nello Stato del Golfo e che è stato arrestato la scorsa settimana.
Malcolm Bidali, che aveva scritto con uno pseudonimo, è stato prelevato dal suo alloggio la notte del 4 maggio per essere interrogato dal servizio di sicurezza statale. “Malcolm è una guardia di sicurezza, blogger e attivista, che ha parlato della difficile situazione dei lavoratori migranti come lui e ha scritto per una serie di piattaforme online”, secondo la dichiarazione congiunta di MigrantRights.org, FairSquare, Amnesty International, Human Rights Watch e il Business and Human Rights Resource Center. Una settimana prima del suo arresto, aveva tenuto una presentazione a un folto gruppo di organizzazioni della società civile e sindacati sulla sua esperienza di lavoro in Qatar.
Ciad
Dopo vari rinvii, ieri il Consiglio per la pace e la sicurezza dell’Unione africana ha finalmente affrontato la questione Ciad, passo necessario perché i quindici membri del Consiglio per la pace e la sicurezza devono concordare la linea di condotta da adottare nei confronti del regime militare, messo in atto dopo la morte di Idriss Déby Itno. Due gli schieramenti all’interno del Consiglio: da un lato i sostenitori dell’ok alla transizione a determinate condizioni, come il fermo impegno dei militari a cedere il potere dopo diciotto mesi. D’altra parte, meno numerosi, ci sono i sostenitori della rigorosa applicazione di un principio sacro dell’Unione africana, ovvero che in caso di colpo di stato un Paese deve essere sospeso automaticamente.
Chi non vuole sanzioni teme possano indebolire ulteriormente un Paese in prima linea nella lotta al terrorismo nel Sahel. Gli altri, per lo più paesi dell’Africa meridionale, non vogliono un’eccezione ciadiana. Per loro è un colpo di stato militare e deve essere sanzionato. Le decisioni del Consiglio per la pace e la sicurezza sono prese per consenso dei quindici Stati membri.
Uganda
Yoweri Museveni, rieletto a gennaio per il sesto mandato, ha prestato giuramento mercoledì durante una cerimonia nella capitale Kampala, che è stata posta sotto stretta sorveglianza per evitare manifestazioni dell’opposizione che ne contesta l’elezione.
Secondo i risultati ufficiali, Museveni ha ottenuto il 58% dei voti durante le elezioni del 14 gennaio, denunciate come una “mascherata” dal suo principale avversario Bobi Wine, che ha ricevuto il 35% dei voti.
Alla cerimonia hanno partecipato undici capi di stato africani (Kenya, Tanzania, Etiopia, Zimbabwe, Somalia, Burundi, RDC, Ghana, Sud Sudan, Guinea e Namibia), oltre ai rappresentanti di Cina e Russia.
“La mia casa è stata assediata dall’esercito e dalla polizia e non mi è permesso uscire di casa”, ha detto all’Afp Bobi Wine, il cui vero nome è Robert Kyagulanyi. “Il dittatore Museveni ha prestato giuramento, ben consapevole di aver rubato le elezioni e privato gli ugandesi dei loro diritti e ha paura delle persone che si oppongono a questa farsa cerimoniale”, ha aggiunto, assicurando: “Continueremo la lotta per allontanarlo dal potere con mezzi pacifici e arriverà presto”.
Algeria
In Algeria, la 117esima manifestazione del venerdì si è conclusa ieri con numerosi arresti, fra cui una dozzina di giornalisti. Quattro i giornalisti ancora detenuti secondo Reporter Senza Frontiere, tra cui Khaled Drareni, diventato l’emblema della libertà di stampa in Algeria. Le autorità algerine proseguono la repressione, a meno di un mese dalle elezioni legislative.
Questo 117esimo Hirak Friday è stato il primo da quando le autorità hanno inasprito la legislazione sulle manifestazioni. D’ora in avanti è necessario presentare una richiesta di autorizzazione, informare lo svolgimento della manifestazione e dare l’identità dei manifestanti, cosa impossibile per un movimento popolare come l’Hirak, che non ha veri leader.
Secondo RSF, le autorità vogliono porre fine a questo movimento di protesta e soprattutto al rapporto dei giornalisti, a meno di un mese dalle elezioni legislative, previste per il 12 giugno.
Comore
Condannato in contumacia nel 2018 all’ergastolo per tentato colpo di stato, l’ex vicepresidente delle Comore, Djaffar Ahmed è stato graziato da un decreto presidenziale che concede all’ex vicepresidente la libertà e quindi la possibilità di rientrare definitivamente nel Paese. Un’ondata di arresti di oppositori politici aveva fatto seguito alla convalida dei risultati finali del referendum costituzionale che ha consentito la rielezione del presidente Azali Assoumani. Tornato alla vita civile, il vicepresidente Djaffar è poi volato in Tanzania nel settembre 2018.
Questa nuova grazia presidenziale arriva alla fine del mese sacro del Ramadan, ma anche pochi giorni prima del 26 maggio, data in cui il Capo dello Stato è tradizionalmente investito nelle Comore. L’opposizione ritiene questa data come la fine del mandato legale di Azali Assoumani. Questa grazia appare quindi come un gesto del presidente volto a mantenere la pace sociale.
Senegal
La scorsa settimana, i servizi doganali senegalesi hanno annunciato di aver sequestrato diverse tonnellate di farmaci non autorizzate, per un valore di oltre 1,5 miliardi di franchi CFA (quasi 2,3 milioni di euro). Un sequestro record, vicino al confine con il Gambia. Negli ultimi mesi sono state effettuate diverse operazioni dello stesso tipo. Il sindacato dei farmacisti del Senegal denuncia una “mancanza di volontà politica” nella lotta al traffico.
La merce era nascosta sotto casse di pesce in un camion refrigerato proveniente dal Gambia. Nelle scatole, analgesici ma anche 650 chili di morfina pura.
Malawi
Il presidente del Malawi Lazarus Chawera ha avvertito mercoledì che il tabacco è in declino terminale e ha chiesto il passaggio a colture ad alta crescita come la cannabis.
Malawi's President Lazarus Chawera warned on Wednesday that tobacco is in terminal decline and called for a switch to high-growth crops like cannabis. Julian Satterthwaite has more pic.twitter.com/1N4uOTvqEu
— Reuters Africa (@ReutersAfrica) May 12, 2021
Coronavirus
Un rapporto sudafricano sulle morti in eccesso nell’ultimo anno suggerisce che più di 133.000 persone nel paese sono morte a causa di COVID-19, molto più del conteggio ufficiale di quasi 55.000. Il Consiglio sudafricano per la ricerca medica (SAMRC) monitora le morti in eccesso da maggio 2020. Nel suo ultimo rapporto, pubblicato mercoledì, il SAMRC ha affermato che il Sudafrica ha visto 157.000 morti in eccesso negli ultimi 12 mesi e ha stimato che l’85% di esse sono state causate da COVID-19, il che significa che poco più di 133.000 persone sono morte a causa della malattia.
I dati sulle morti in eccesso, che alcuni epidemiologi ritengono siano il modo migliore per misurare il numero reale di morti da COVID-19, dato che i metodi di conteggio variano da paese a paese, superano i dati ufficiali in molti paesi.
Zimbabwe
Lo Zimbabwe sta reintroducendo i rinoceronti nel suo secondo parco naturale più grande nel sud del paese: sarà la prima volta dopo 30 anni.
Gonarezhou, che significa “casa dell’elefante” in lingua Shona, fa parte del Great Limpopo Transfrontier Park con il Kruger National Park in Sudafrica e il Limpopo National Park del Mozambico.
Lo Zimbabwe ora ha circa 1.000 rinoceronti, dopo che il bracconaggio ha decimato il suo numero tre decenni fa. È la quarta popolazione più numerosa dopo Sud Africa, Namibia e Kenya.
Il presidente Emmerson Mnangagwa ha scritto su Twitter che la reintroduzione dei rinoceronti a Gonarezhou è stata “davvero un traguardo importante per la conservazione”.
Sierra Leone
Il governo della Sierra Leone ha deciso di sottoporre al Parlamento l’abolizione della pena di morte, che è ancora sui libri di legge nonostante una moratoria de facto sulle esecuzioni, ha annunciato mercoledì il vice ministro della Giustizia Umaru Napoleon Koroma.
L’ex colonia britannica in Africa occidentale era stata criticata negli ultimi anni dai difensori dei diritti umani per non aver ancora abolito la pena di morte per legge, sebbene le ultime esecuzioni siano state eseguite più di 20 anni fa e le condanne siano solitamente commutate in ergastolo.
“Una volta che la legislazione sarà presentata al parlamento e approvata, la storia della pena di morte sarà finita” in questo paese povero di circa 7,5 milioni di persone, ha detto Koroma all’AFP. La costituzione della Sierra Leone del 1991 prevede la pena di morte per rapina aggravata, omicidio, tradimento e ammutinamento. Nel 2020, nel Paese sono state emesse 39 condanne a morte, quasi il doppio delle 21 nel 2019, secondo Amnesty International, ma l’ultima esecuzione risale al 1998, quando 24 agenti furono fucilati per un tentativo di colpo di stato.
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