Lelio Bonaccorso: “Vento di libertà”
Scritto da Valentina Barile in data Marzo 18, 2022
Raccontare la storia attraverso una graphic novel: è ciò che fa da anni Lelio Bonaccorso – fumettista e illustratore – insieme ad altri sceneggiatori. Con “Vento di libertà”, pubblicato da Tunué edizioni, è per la prima volta narratore e illustratore. Valentina Barile ne parla su Radio Bullets insieme all’autore.
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Scrivere e disegnare
Più volte in questa rubrica abbiamo parlato del senso del racconto e dei diversi modi di raccontare. Con “Vento di libertà” (Tunué edizioni), Lelio Bonaccorso è autore e illustratore della vicenda di due donne nell’insurrezione siciliana del 1282, cominciata a Palermo e diffusasi per tutta l’isola, contro gli Angioini. Lelio Bonaccorso su Radio Bullets: «È sempre un’esperienza molto emozionante, molto particolare, quella in cui un autore per la prima volta realizza i propri soggetti, li scrive e poi li disegna. Per quanto mi riguarda è stata un’esperienza molto gratificante di cui avevo una particolare esigenza, fermo restando che io continuo anche in questo momento a realizzare dei soggetti anche con altri progetti, con altri sceneggiatori tra cui Marco Rizzo che è la persona, l’artista con cui ho lavoro più spesso – già in questo momento stiamo lavorando a un altro libro. Qui però ho avuto una totale libertà di poter gestire la regia, la recitazione dei personaggi e il ritmo narrativo. Credo che mi abbia molto giovato, appunto, l’esperienza di tanti libri che ho fatto in quasi una quindicina d’anni di carriera, per comprendere al meglio meccanismi narrativi che non sono affatto semplici. Spero ovviamente di essere riuscito nell’opera a raccontare qualcosa di complesso come la storia del Vespro siciliano e la vicenda di Dina e Clarenza».
Modi di raccontare
Come nasce l’idea e come, ancora una volta, dall’esigenza di raccontare viene fuori il tema dell’emancipazione femminile. Lelio Bonaccorso: «Ricordo che lessi della cronaca del Vespro tanti anni fa e mi resi subito conto che era una storia perfetta per poterci fare un fumetto, una graphic novel. In particolare la vicenda di due donne, Dina e Clarenza, che da sole riuscivano a respingere un esercito di soldati ben formati e organizzati, credo che avesse tutti i contorni quasi da leggenda, se non fosse un fatto realmente accaduto. Avevo anche la necessità di raccontare una storia che parlasse della mia terra, che raccontasse chi siamo per capire meglio chi eravamo, per capire meglio dove stiamo andando. Penso che sia anche una storia simbolo sull’emancipazione delle donne che nella storia sono sempre state viste come streghe o prostitute o pazze, quando in realtà non è così: questa è un’opera solamente della propaganda. Perciò in questo fumetto sono le donne a lottare al fianco degli uomini, e sono anche le donne che riescono a fare dialogare delle parti totalmente opposte da un punto di vista sociale e culturale facendo compiere ai personaggi un salto evolutivo nel loro percorso».
Raccontare attraverso il fumetto
Come si racconta attraverso il fumetto. Come si adattano le storie e se c’è una storia più idonea di un’altra. In che modo la graphic novel riesce ad arrivare alle lettrici e ai lettori. Lelio Bonaccorso conclude su Radio Bullets: «Il fumetto, io credo, è uno dei mezzi più efficaci per raccontare storie. In questo caso mi sono rituffato un’altra volta nella cronaca storica, che mi affascina moltissimo, soprattutto rivedendola nella chiave moderna, con un linguaggio attuale e toccando tematiche molto calde, come per esempio quella dell’emancipazione delle donne − come dicevo prima − ma anche della resistenza di un popolo contro un invasore, contro un aggressore come tristemente stiamo vedendo in questi giorni, nonostante la storia che racconto io sia accaduta più di circa ottocento anni fa. Il fumetto è un mezzo – non mi stancherò mai di ripeterlo – ottimo per entrare nelle scuole, per riuscire a raccontare tematiche complesse in maniera semplice. Il mio scopo era anche quello di portare la gente all’interno di una narrazione che fosse il più cinematografica possibile. E dunque di portare il lettore all’interno di un film, se vogliamo, di un cartone animato. È solamente un passo, quello attraverso l’emozione, per raccontare storie che altrimenti resterebbero probabilmente nei cassetti e non sarebbero molto note. Penso che come gli scozzesi hanno “Brave heart” noi italiani, siciliani, possiamo avere la storia del Vespro, magari un giorno attraverso un prodotto cinematografico, chi lo sa».
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