Afghanistan, la calciatrice rifugiata: “La Sharia? Per le donne nessun diritto”

Scritto da in data Agosto 19, 2021

Khalida Popal ha 34 anni ed è l’ex capitana della nazionale femminile dell’Afghanistan. Ha ottenuto asilo in Danimarca nel 2016 e per questo si ritiene «una privilegiata». Ora teme per le sue ex compagne di gioco, si legge su Afp. Il ritorno al potere dei talebani è un incubo. Nel 2007 aveva contribuito a creare una squadra di giocatrici straniere e afghane. Ora tutte loro rischiano, perché critiche nei confronti del regime talebano. E, ormai è cronaca, in queste ore gli uomini armati stanno rastrellando le case alla ricerca di “nemici”. Lo conferma anche Popal ad Afp, in collegamento telefonico da Copenaghen. «Ad alcune donne che erano per strada è stato detto di voltarsi e tornare a casa e di non andare a scuola, altrimenti sarebbero state picchiate», racconta riferendo quanto ha ascoltato dalla sua famiglia nella città occidentale di Herat.

«Sono stata una delle principali fondatrici della squadra femminile afghana con lo scopo di usare il calcio come mezzo di attivismo», racconta ancora. Oggi le calciatrici rischiano, e tanto, dice. «Volevamo dare il messaggio al mondo e ai talebani che noi donne non siamo deboli, potete uccidere le nostre sorelle ma vi dimostreremo che siamo con loro». Per questo hanno esternato sui social e in pubblico, dicendo che i talebani erano il nemico: «Le mie giocatrici ora vedono quel nemico armato fuori dalle loro porte e finestre e hanno paura di quello che accadrà».

Per Popal la situazione è “straziante”: «Quando mi chiamano o mi inviano messaggi vocali, mi dicono: “Perché l’Occidente ci ha tradito? Perché i politici hanno abbandonato le donne afghane? Cosa abbiamo fatto di sbagliato?”». Improbabile l’evacuazione, impossibile la protezione. «I talebani incutono paura dicendo: “Se non ci dai informazioni e non identifichi chi è contro di noi, tu e la tua famiglia sarete uccisi”». E quelle affermazioni fatte in conferenza stampa, sul fatto che i talebani rispetteranno i diritti delle donne «seguendo la sharia».

«Sono solo parole vuote, vuote», dice la calciatrice. «Quando parlano della legge della sharia, beh, abbiamo visto cosa vuol dire per le donne già in passato, in Afghanistan e in altri paesi. La sharia significa zero diritti per noi donne. Tutti i nostri sogni stanno svanendo. È difficile credere che la storia si stia ripetendo a distanza di due decenni».

In copertina Twitter

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