“La pandemia ha scoperchiato le carenze dei sistemi sanitari in tutto il mondo”

Scritto da in data Giugno 19, 2021

La salute globale è uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 e prevede che tutte e tutti possano accedere a servizi sanitari equi e di qualità. Purtroppo, la pandemia globale da Covid-19 ha comportato numerosi problemi non solo nella gestione della diffusione del virus, ma anche nella prevenzione e nella cura di molte altre malattie, facendo fare, a volte, passi indietro anche per conquiste che erano già state raggiunte (per esempio con l’interruzione di campagne vaccinali contro il papilloma o il morbillo).

La salute globale è una sola: «quella fisica e psichica, quella ambientale, animale e umana, quella individuale e delle comunità, riconoscendo che queste dimensioni sono interdipendenti su diversi piani, organico, ecologico e politico», spiega Valentina Mangano, parassitologa e vicedirettrice del Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace (Università di Pisa) alla presentazione del report “La salute globale oltre l’emergenza”, a cura del Network Italiano Salute Globale. Un approccio olistico per un tema che, mai come in questo momento storico, è di vitale importanza per la popolazione umana.

La prospettiva del report considera la salute come uno stato di «totale benessere fisico, mentale e sociale»: per questo le ong coinvolte nella stesura (Aidos, Amref Health Africa, Medicus Mundi Italia e World Friends) hanno cercato di sottolineare come l’attuale pandemia di Coronavirus abbia messo in luce carenze e debolezze di sistemi sanitari già fortemente minati da scarsi investimenti. Un approccio multidisciplinare, solidaristico e globale risulta pertanto fondamentale per raggiungere risultati concreti e duraturi su scala mondiale.

© Amref/Network italiano Salute Globale

È necessario anche «porre attenzione alle persone colpite in maniera sproporzionata dalla pandemia, che ha acuito condizioni di discriminazione e vulnerabilità preesistenti, come nel caso di donne e ragazze, gruppi vulnerabili, comunità emarginate»: sono loro che devono essere poste al centro delle risposte sanitarie globali come soggetti attivi nel processo politico, spiega Stefania Burbo del Network italiano Salute Globale e Civil 20. E proprio le differenze di genere sono uno dei focus del report, che riporta come le donne e le ragazze siano state tra le più penalizzate durante la pandemia, per esempio nell’accesso alla salute sessuale e nella prevenzione di gravidanze indesiderate come in Giordania, o in luoghi come Nairobi, dove le problematiche legate al genere si sono intersecate a quelle relative alla povertà. «A Nairobi il 60% della popolazione, 2 milioni e mezzo di persone, vive negli slums ai livelli della soglia di povertà e nei primi 6 mesi di pandemia vi sono state 4.000 gravidanze non volute tra le teenager, a casa da scuola e che probabilmente non vi torneranno più», dice Gianfranco Morino, Responsabile World Friends Kenya.

Molto interessante è anche la sottolineatura, all’interno del report, di come le pratiche di medicina “tradizionale”, unite alla disinformazione, abbiano contrastato la prevenzione della malattia, per esempio scoraggiando la popolazione alla vaccinazione, ritenuta pericolosa.

Infine, il report “La salute globale oltre l’emergenza” si chiude con alcune raccomandazioni ai leader del G20, che vengono invitati a: elaborare politiche di lungo periodo e solidali, che non mettano da parte la medicina di genere o il ruolo di donne e ragazze; investire sul personale sanitario (garantendogli equa retribuzione); realizzare una Copertura Sanitaria Nazionale; garantire l’accesso a servizi per la salute sessuale e riproduttiva; sostenere il rafforzamento dell’Oms e di meccanismi sanitari multilaterali; riconoscere gli strumenti di contrasto al Covid-19 (vaccini, terapie) come beni pubblici globali; sostenere economicamente i paesi più poveri, anche con la cancellazione del loro debito.

Immagine di copertina © Medicus Mundi Italia/Network italiano Salute Globale

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