La regina degli scacchi

Scritto da in data Novembre 24, 2020

La Regina degli Scacchi: la serie di Netflix che da settimane è la prima tra gli show più visti del servizio streaming in Italia. Recensione e curiosità.

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I consigli di Terevisione: La regina degli Scacchi di Netflix

Oggi parleremo di una serie distribuita da Netflix a fine ottobre che sta facendo parlare molto di sé e che in poche settimane è diventata meritatamente – in Italia e nel mondo – uno dei suoi più grandi successi: La Regina degli Scacchi o The Queen’s Gambit, nel suo titolo originale.

Prima di parlare della serie, è obbligatorio introdurre la sua fantastica protagonista: la ventiquattrenne Anya Taylor-Joy, che interpreta il ruolo di Elisabeth Harmon e che nelle prime puntate, con lei ancora bambina, è invece affidato a un’altra talentuosa attrice, Isla Johnston, a cui è lasciato il compito di introdurre un personaggio complesso, combattuto e a volte quasi cartoonesco, con i suoi capelli rossi e gli immensi occhi castani, da cerbiatto, che dominano un viso dai lineamenti fragili.
La Taylor-Joy, balzata agli onori della cronaca grazie al film “The Witch” di Robert Eggers, nel 2015, nasce come modella, professionalità acquisita che sicuramente è risultata utile nell’interpretazione di un personaggio caratterizzato anche dal suo portamento e dal modo in cui veste gli incredibili abiti della costumista Gabriele Binder. D’altra parte, in una serie fortemente femminista come questa, non era possibile ignorare l’importanza della moda, che si trasforma con lei, da bambina cresciuta in un orfanotrofio, impossibilitata ad avere accesso a quegli abiti che tanto ama, fino alla donna adulta e indipendente che esprime, attraverso il suo personale stile, la propria indipendenza economica, di pensiero e sessuale.

L’infanzia di Beth

La piccola Beth è una bambina sfortunata, frutto di una relazione illecita e senza quindi un padre, che si ritrova in un orfanotrofio dopo che la madre, una geniale matematica affetta da gravi problemi mentali, la lascia orfana. Prima di venire adottata, ci saranno due eventi particolari che segneranno la vita di Beth in maniera indelebile: il suo incontro con il signor Shaibel (interpretato da un eccezionale Bill Camp), il bidello dell’orfanotrofio, che la introdurrà per primo al mondo degli scacchi, riconoscendone l’incredibile talento, e le circostanze che provocheranno la sua dipendenza dai farmaci.
Per un’inspiegabile legge degli anni Cinquanta, periodo nel quale è ambientata la prima parte della storia, gli orfanotrofi americani erano infatti autorizzati a somministrare ai bambini potenti tranquillanti che davano una forte assuefazione e che, per Beth in particolare, diventano la porta tra la realtà e il magico mondo degli scacchi, nel quale – dalla bambina strana ed austera che è − si trasforma in una vincente in grado di vedere e fare cose precluse al resto del mondo.

Ed è sempre in questo primo periodo della vita della protagonista che si vedono anche le prime avvisaglie di una sorta di motivo sottotraccia che segnerà l’esistenza si Beth, e cioè come la sua disarmante innocenza la renda costantemente una potenziale vittima, cosa che di fatto, però, non accadrà mai. Il suo rapporto con il signor Shaibel, per esempio, con cui si incontra nella buia cantina della scuola, lascia più volte intendere la possibilità o il rischio implicito che l’uomo possa approfittarsi di lei, quando in realtà il bidello sarà il primo dei molti personaggi positivi che incontrerà nel suo difficile cammino di donna, dominato dalla lotta contro i rischi di una fragilità mentale ereditata dalla madre, assieme alla sua genialità. Anche il suo rapporto con Jolene (interpretata da Moses Ingram), colei che la introdurrà al consumo delle pillole da cui diventerà dipendente, sarà molto importante, tanto che la ragazza la aiuterà a dare una svolta decisiva alla sua carriera, più avanti nella storia, proprio quando sembrava che le strade delle due si fossero definitivamente separate.

Quando Beth viene adottata da Alma Wheatley (interpretata da Marielle Heller) e da suo marito, inizia la seconda parte della sua storia. Ben lungi dall’essere la perfetta famiglia americana, i Wheatley sono una coppia già scoppiata da tempo, che adotta Beth nell’ultimo disperato tentativo di salvare un matrimonio ormai naufragato a causa di una tragedia. Alma, un’irrimediabile alcolizzata, sarà un’altra contraddittoria presenza nella vita di Beth, nella misura in cui, pur offrendole una parvenza di protezione familiare, un surrogato di amore materno e l’opportunità di perseguire il suo indiscutibile talento per gli scacchi, contribuirà anche a farla ulteriormente cadere nella spirale della dipendenza, della quale è lei stessa una vittima. Il loro complesso rapporto mostrerà con incredibile realismo come l’amore possa avere spesso diverse facce e segnerà profondamente la Beth adulta.

La stessa sensazione di pericolo scampato si ha anche quando viene esplorato il rapporto di Beth con coloro che diventeranno gli uomini più importanti della sua vita e con l’esplorazione della sua sessualità. Sia con Harry Beltik (l’Harry Melling interprete del Dudley di Harry Potter) che con Benny Watts, l’affascinante scacchista il cui ruolo è affidato a Thomas Brodie-Sangster, che si riveleranno entrambi fondamentali nella lotta contro la dipendenza di Beth, gli autori non permetteranno mai al racconto di scivolare nel cliché della donzella salvata dal cavaliere nella sua scintillante armatura, ma costruiranno sempre un rapporto paritario, in cui la protagonista – come d’altronde è sempre stato suo desiderio – non verrà mai definita dagli uomini che frequenta.

Queen’s Gambit

Non è un caso, d’altronde, che la serie tragga il suo originale nome di Queen’s Gambit, che significa “gambetto di donna”, non solo da una tra le mosse più antiche della nobile arte degli scacchi, ma anche da quella che è definita una “partita di donna”, cioè una mossa considerata particolarmente inusuale per il gioco. Beth, d’altronde, con il suo incredibile talento e il suo fascino, è una vera mosca bianca in un mondo che è tutt’ora considerato prevalentemente maschile eppure, fin dal suo debutto come giocatrice professionista, non desidera altro che essere considerata una scacchista e non una “donna che gioca a scacchi”.

La serie, sviluppata da Scott Frank e Allan Scott, è tratta dall’omonimo romanzo di Walter Tevis, pubblicato nel 1983, lo stesso alle cui opere sono ispirati film come “Lo spaccone” con protagonista Paul Newman e “L’uomo che cadde sulla Terra”, con David Bowie e, come spiegò l’autore stesso intervistato da The New York Times in occasione dell’uscita del romanzo, «è il racconto di una outsider, nonché un omaggio all’intelligenza delle donne, costrette in passato a nascondere il proprio talento da una società conservatrice» che è peraltro magistralmente descritta nella serie.

Sebbene La Regina degli Scacchi sia l’ultimo, riuscitissimo tentativo di portare sullo schermo questa storia, che nonostante la credibilità con cui è raccontata è puro frutto della fantasia dell’autore, non significa che in molti non abbiano provato prima a realizzare questo progetto. Il tentativo più famoso coinvolse per esempio Heath Ledger, il cui nome fu legato alla trasposizione del romanzo sia come interprete che come regista, poco prima della sua prematura scomparsa nel 2008.

Tra le innumerevoli produzioni di Netflix, La Regina degli Scacchi spicca come una serie di una bellezza senza tempo, capace di parlare di identità, dipendenza, malattia mentale e femminismo con acume e sensibilità e di raccontare la storia di una donna talentuosa, sensuale, fragile e coraggiosa con una maturità narrativa invidiabile, in una storia tra genio follia di cui godere fino all’ultimo e in cui i personaggi si muovono su un’immaginaria scacchiera con lo stesso ritmo serrato con cui Beth affronta i suoi avversari sul campo, facendo di questa serie una delle più belle del colosso americano dello streaming.

Anche questo appuntamento con Terevisione è giunto al termine, se avete domande, idee o curiosità sulle serie TV, non esitate a contattare Radio Bullets sui social e noi vi risponderemo.

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