Sotto Gaza e la Cisgiordania considerevoli risorse di gas

Scritto da in data Novembre 4, 2023

Nell’agosto 2019 è uscito uno studio pubblicato dalla UNCTAD dove geologi ed economisti confermano che il Territorio Palestinese Occupato si trova sopra a considerevoli riserve di petrolio e gas naturale, nell’Area C della Cisgiordania occupata e sulla costa mediterranea al largo della Striscia di Gaza. L’occupazione ha impedito ai palestinesi di sviluppare i propri giacimenti energetici in modo da sfruttare e trarre vantaggio da tali risorse. Al popolo palestinese sono stati negati i benefici derivanti dall’utilizzo di questa risorsa naturale per finanziare lo sviluppo socioeconomico e soddisfare il proprio bisogno di energia. Le perdite accumulate sono stimate in miliardi di dollari. Quanto più a lungo Israele impedisce ai palestinesi di sfruttare le proprie riserve di petrolio e gas naturale, tanto maggiori diventano i costi opportunità e i costi totali dell’occupazione sostenuti dai palestinesi.

Questo studio identifica e valuta le riserve palestinesi esistenti e potenziali di petrolio e gas naturale che potrebbero essere sfruttate a beneficio del popolo palestinese, che Israele sta impedendo loro di sfruttare o sta sfruttando senza il dovuto rispetto del diritto internazionale.

Identificare e quantificare la perdita economica per il popolo palestinese derivante dalla negazione del diritto naturale a sviluppare e sfruttare le proprie risorse naturali, va oltre le risorse di petrolio e gas naturale. Il focus di questo studio, tuttavia, è limitato a queste due risorse, alla luce del loro alto valore e della loro importanza fondamentale nel soddisfare potenzialmente i bisogni fondamentali dei palestinesi in termini di energia e entrate dalle esportazioni. Fondamentali sono anche i nuovi ritrovamenti di petrolio e gas naturale nel Mediterraneo orientale che Israele ha iniziato a sfruttare a proprio vantaggio, mentre queste risorse possono essere considerate risorse condivise, per cui il petrolio e il gas naturale esistono in riserve comuni. L’uso e i benefici derivanti da queste risorse dovrebbero essere regolati dalle stesse regole e norme che si applicano alle altre risorse comuni.

Le controversie e le tensioni che coinvolgono il petrolio e il gas naturale non possono essere separate dal contesto politico che le circonda e dal fatto che il periodo in cui furono effettuate le scoperte di gas naturale coincise con una serie di importanti sviluppi politici nella regione. Il contesto politico si interseca in molti momenti cruciali con lo sviluppo delle risorse di petrolio e gas naturale, complicando così una situazione politica già complessa. Ignorare queste complessità può solo privare l’analisi di molti determinanti cruciali.

Diverse caratteristiche distintive del petrolio e del gas naturale li separano dalle altre risorse naturali.

  1. non seguono confini politici e possono quindi coesistere e cavalcare molteplici confini nazionali.
  2. impiegano diversi milioni di anni per accumularsi sottoterra, tanto che le attuali generazioni di proprietari non sono necessariamente né le uniche né le legittime proprietarie.
  3. possono essere conservati a costo zero per decenni, secoli e perfino millenni. Tipicamente, il loro sfruttamento economicamente ottimale dipende, in parte, dal fatto che il tasso di interesse superi l’aumento previsto dei prezzi.
  4. possono far parte dei beni comuni globali, dove considerazioni di efficienza ed equità richiedono la loro unitizzazione e sfruttamento comune.
  5. si tratta di risorse non rinnovabili, il cui sfruttamento in qualsiasi momento riduce ciò che è disponibile per le generazioni future.

Il valore di quello che c’è sotto

Le nuove scoperte di petrolio e gas naturale nel bacino del Levante, pari a 122 trilioni di piedi cubi di gas naturale per un valore netto di 453 miliardi di dollari (a prezzi 2017) e 1,7 miliardi di barili di petrolio recuperabile per un valore netto di circa 71 miliardi di dollari, offrire l’opportunità di distribuire e condividere un totale di circa 524 miliardi di dollari tra le diverse parti, oltre ai numerosi vantaggi intangibili ma sostanziali della sicurezza energetica e della cooperazione tra i belligeranti di lunga data. Possono anche essere potenzialmente una fonte di ulteriori conflitti e violenze se i singoli soggetti sfruttano queste risorse senza il dovuto riguardo per la giusta quota degli altri. Quella che potrebbe essere una fonte di ricchezza e opportunità potrebbe rivelarsi disastrosa se questa risorsa comune venisse sfruttata individualmente ed esclusivamente, senza il dovuto rispetto per il diritto e le norme internazionali.

In questo studio vengono identificati diversi schemi di metodi alternativi di condivisione della proprietà, ancorati ai diritti di proprietà storici delle parti e ai recenti accordi. L’utilità di queste azioni identificate è che sono radicate nella storia e nel mutuo accordo. Queste azioni potrebbero fungere da sfondo per un quadro negoziale.

Lo sfruttamento delle risorse naturali palestinesi, compresi petrolio e gas naturale, da parte della potenza occupante impone al popolo palestinese costi enormi che continuano ad aumentare man mano che l’occupazione resta in vigore. Questo non solo è contrario al diritto internazionale, ma viola anche la giustizia naturale e la legge morale. Ad oggi, i costi reali e opportunità dell’occupazione esclusivamente nel settore del petrolio e del gas naturale ammontano a decine, se non centinaia, di miliardi di dollari.

Questo studio si conclude sottolineando la necessità di ulteriori ricerche economiche, storiche e giuridiche dettagliate, guidate dal diritto internazionale, per accertare i diritti di proprietà relativi alle risorse di petrolio e gas naturale. Raccomanda pertanto studi dettagliati per stabilire chiaramente il diritto del popolo palestinese alle proprie risorse naturali separate, così come la sua legittima condivisione nelle risorse comuni possedute collettivamente da diversi Stati confinanti nella regione, compreso Israele.

Foto di copertina: Foto di Forest Simon su Unsplash

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