Una moschea romana durante l’emergenza, tra solidarietà e preghiere a distanza
Scritto da Alice Corte in data Maggio 14, 2020
Si stima che in Italia vivano due milioni e mezzo di musulmani, tra cittadini e stranieri residenti, persone che in questi mesi di chiusura forzata a causa del coronavirus, come per tutti i credenti, non hanno potuto accedere ai luoghi di culto e alle preghiere collettive.
La moschea di Centocelle
La moschea Alhuda di Centocelle a Roma, sede dell’Associazione Culturale Islamica in Italia, esiste dal 1994 e dall’inizio epidemia si è attivata per portare solidarietà a chi ne avesse bisogno. L’Associazione ha promosso la preghiera collettiva e l’insegnamento della scuola della lingua e cultura islamica con le piattaforme digitali, cercando di non perdere il contatto con la comunità di circa quattromila persone che la frequentano. In un momento particolare come quello del Ramadam (iniziato il 24 aprile), uno dei cinque pilastri dell’Islam, sentirsi uniti anche a distanza, è molto importante anche a fronte della decisione dell’UCOII (Unione delle comunità islamiche d’Italia) di non riaprire le moschee fino (almeno) alla fine del Ramadam il 23 maggio, onde evitare che troppe persone cerchino di accedervi per pregare insieme.
La solidarietà
Ma la moschea sta soprattutto gestendo la distribuzione di beni alimentari, grazie all’aiuto dei piccoli commercianti che sono rimasti aperti, ottenendo un grande successo e raggiungendo almeno quattrocento persone bisognose ogni settimana. La moschea, di per sé frequentata da musulmani provenienti da varie parti del mondo, è diventata così un punto solidale anche per chi non creda nella fede islamica ma abbia semplicemente bisogno di un aiuto.
La conversione: una questione privata
L’imam Mohamed Ben Mohamed è molto fiero della risposta della comunità all’emergenza in corso e non si spreca nemmeno sulla notizia della conversione di Silvia Romano, appena tornata a Roma dal sequestro cui è stata sottoposta per 18 mesi dal gruppo radicale degli Al-Shabaab. Secondo l’imam chi legge attentamente il Corano vi troverà parole di libertà e giustizia, nonché il divieto alle conversioni forzate e chi non rispetta questi principi, semplicemente, non può dirsi musulmano. La conversione di Silvia, annunciata in condizioni di libertà e in Italia, potrebbe quindi essere sincera, anche se avvenuta in una situazione particolare. Ma in ogni caso, sottolinea, è un fatto privato, che riguarda solo lei.
Foto da https://www.alhudaroma.it/
Musica: Dhafer Youssef – Journey In Bergama
Ascolta/leggi anche:
- Un’italiana contro la deforestazione in Amazzonia, di Valentina Barile
- Quel bisognino in RFID
- Il coronavirus e le sfide alla MacGyver
- Di tennis, di politica e di anni 70 di Giuliano Terenzi
- Protetti da una bolla
- L’economia di baci e abbracci di Massimo Sollazzini per la rubrica Approfondimenti
- I bambini di Soweto, di Valentina Ruozi
- Aborto: la Polonia tra diritto e restrizioni di Alice Corte
- Kabul: attacco all’ospedale delle mamme
- Cara Silvia, lettera a Silvia Romano di Barbara Schiavulli per la rubrica Parole scompigliate
- A San Juan Chamula c’è un posto
- Onda Lunga – La rassegna stampa delle Funambole, LeFunambole per la rubrica Le storie di Clarissa
- Coronavirus e la Giornata Mondiale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa
- Cos’è il Ramadan
-
E se credete in un giornalismo indipendente, serio e che racconta dai posti, potete sostenerci andando su Sostienici