Kabul: attacco all’ospedale delle mamme
Scritto da Barbara Schiavulli in data Maggio 12, 2020
Una strada larga a più corsie, porta in un quartiere occidentale di Kabul dove vivono molte persone dell’etnia azara con i loro lineamenti orientali e una fede sciita motivo per il quale spesso sono stati obiettivo dell’Isis.
L’ospedale si erge tra palazzine di cemento e alberelli ingrigiti che fanno da spartitraffico. Tra le pareti del nosocomio tensione e gioia si fondono insieme, da una parte gli uomini, fuori, seduti in attesa, in preda ai loro pensieri, chi spera in figlio maschio, chi semplicemente sia sano, chi non sa come sfamerà un altro figlio, chi non vede l’ora di essere padre. Dentro le donne che si preparano a partorire con i loro sorrisi forzati, le preoccupazioni profonde, il dolore che sale e scende, la paura di vivere in un paese dove in un attimo si perde tutto. Stanze pulite, sterili, moderne: la sala di attesa, la stanze delle nascite, quelle dove si allatta, dove ci si riposa. Un ospedale dall’aspetto diverso da quelli che si possono immaginare in Afghanistan. Un ospedale che trasuda vita da ogni chiodo. Fino ad oggi.
Prima una forte esplosione all’entrata, nel tipico modo di irrompere dei militanti, poi “tre uomini armati – ha specificato il ministro degli Interni – hanno attaccato l’ospedale dell’area di Dasht e-Barchi a Kabul”, 100 posti letto, il cui reparto maternità è gestito da Medici Senza Frontiere.
Era pieno di gente e medici, una giornata qualunque di Kabul, speciale per tutti quelli che stavano per avere un bambino. Invece in un secondo, il mondo si ferma, è panico, sangue, urla. Spari. E Kabul viene ancora una volta violata.
Nonostante le fanfare dell’accordo di pace tra americani e talebani, in Afghanistan si continua a morire.
Afghan Special Forces rescuing newly born babies from a hospital attacked by terrorists in Kabul. #Kabul #KabulAttack pic.twitter.com/XqGvrLgB01
— Zia Wahaj (@WahajZia) May 12, 2020
Il bilancio è ancora provvisorio, per ora ufficiali (Ministero degli Interni), 13 civili morti (due neonati) e cinque feriti tra i quali dei minori. Un’altra vittima tra le forze di sicurezza, che arrivate sul posto hanno ingaggiato uno scontro con gli aggressori, sono riusciti a far uscire 80 persone dal nosocomio tra cui il personale medico e i bambini appena nati. “Un attacco contro l’umanità”, ha tuonato il ministro degli Interni poco prima di annunciare che tutti aggressori erano stati uccisi dai militari e l’operazione si era conclusa. Per il momento i talebani hanno negato di essere dietro all’attentato.
Nella provincia di Nangahar invece nel sud, un attentatore suicida si è fatto esplodere durante il funerale di un poliziotto nel distretto di Khewa, anche qui il bilancio è ancora provvisorio, ci sarebbero molti morti e decine di feriti. Tra le vittime anche Lala Khan, membro del consiglio provinciale. Anche qui i talebani hanno negato di essere i responsabili.
I militanti dell’autoproclamato Stato Islamico, sono apparsi nell’Afghanistan orientale nel 2014 e si scontrano sia con i talebani che con il governo e i militari stranieri.
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