25 novembre – Notiziario in genere
Scritto da Angela Gennaro in data Novembre 25, 2019
25 novembre tutto l’anno. Oggi, 25 novembre, è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Cos’è il #25N
Si tratta, lo ricordiamo, di una ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999. Ma perché proprio il 25 novembre? L’Assemblea Generale dell’ONU, si legge su Wikipedia, ha ufficializzato una data scelta da un gruppo di donne attiviste, riunitesi nell’Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi, tenutosi a Bogotà nel 1981.
Alla base l’idea di ricordare – lo abbiamo già raccontato in passato qui su Radio Bullets – il brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal, considerate – si legge ancora sull’enciclopedia libera – esempio di donne rivoluzionarie per l’impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo, il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell’arretratezza e nel caos per30 anni, dal 1930 al 1961.
Il 25 novembre 1960, infatti, le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono stuprate, torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente.
Insieme alle nostre sorelle curde, attraversiamo oggi le strade di Roma a fianco della lotta delle donne curde contro Daesh e contro l'invasione turca del fascista Erdogan nei territori della Siria del Nord.
Biji YPG!
Jin, Jiyan, Azadi!@nonunadimeno @luchaysiesta @PasionariaIT pic.twitter.com/ozpYPY7mEz— Limonaia – Zona Rosa (@ZonaRosaPisa) November 23, 2019
La giornata internazionale contro la violenza di genere si celebra in Italia solo dal 2005, per iniziativa di alcuni centri antiviolenza e Case delle donne. Nel 2007 – si legge ancora su Wikipedia – 100mila donne (40mila – grande classico – secondo la questura) hanno manifestato a Roma “Contro la violenza sulle donne”, senza alcun patrocinio politico. Vi ricordate quel giorno? Anche allora, come ora, sui cartelloni c’è scritta sempre – tra le altre – la stessa frase: “L’assassino non bussa, ha le chiavi di casa”. C’erano state polemiche sul separatismo e la partecipazione degli uomini. Qualcosa stava cambiando? Poi c’è stata Se non ora quando?. E poi, da quattro anni a questa parte, una più matura – forse – e inclusiva rivolta dall’identità internazionale: Non una di meno. Sabato, a Roma, la manifestazione, con in piazza migliaia di persone.
https://twitter.com/petalodesal/status/1198377727885217793
Il movimento, si sa, ha le sue radici in Argentina: qui alcune giornaliste e docenti nel 2015 si mobilitano contro le violenze di genere e i femminicidi. Cominciano a ripetere Ni una menos: le parole si ispirano a quelle di Susana Chavez (“Ni una mujer menos, ni una muerta más“), attivista e poeta uccisa nel 2011 per le sue denunce dei crimini contro le donne in Messico.
Lo slogan passa dalla vita reale a quella virtuale e diventa rapidamente un hashtag, per poi rimbalzare ancora nella vita reale con la manifestazione del 3 giugno del 2015, in Piazza del Congresso a Buenos Aires. Centinaia di migliaia di persone per le strade per dire basta a una società che permetteva l’uccisione, in media, di una donna ogni trenta ore.
https://twitter.com/nonunadimeno/status/1198296551698960384
Nell’appello per la manifestazione di Roma, le attiviste di NUDM ricordano che quel movimento globale – con, in mezzo, il #Metoo cominciato nel 2017 con o scandalo Wenstein – non si è mai fermato. In Italia e non solo. «In tutto il mondo le donne sono in rivolta contro la violenza patriarcale, razzista, istituzionale, ambientale ed economica», dicono. «In Sud America, in Medio Oriente, In Asia, in Africa, in Europa le donne e le persone Lgbtqipa+ stanno affermando chiaramente che nessun processo di democratizzazione e liberazione è possibile senza trasformazione radicale dell’esistente. In Cile, in Messico, in Ecuador, in Argentina, in Brasile, le donne lottano contro la violenza patriarcale e economica che attacca i corpi e l’ambiente».
E poi ci sono loro, le donne curde. «Stanno difendendo e portando avanti un processo rivoluzionario femminista, ecologista e democratico e combattono per la liberazione da ogni fondamentalismo e contro l’autoritarismo turco»,
I dati in Europa e nel mondo
Donne, biologiche e non, soggettività di ogni genere, lgbtqi+, ma anche uomini in piazza. Perché? Perché i numeri non lasciano scampo, ai quattro angolo del globo.
Euronews fa il punto sul Vecchio continente e non solo. Il 131 ° femminicidio in Francia è stato vissuto con grande sdegno nel paese, nel momento in cui la figlia della vittima ha raccontato quello che ha visto: l’uccisione di sua madre.
“Erano stati insieme per tre o quattro anni. Tre o quattro anni in cui lei veniva picchiata. Non ha mai voluto parlarne per paura”, racconta Stella di sua madre.
La giovane ha raccontato di essere arrivata troppo tardi e di aver assistito agli ultimi momenti di vita di sua mamma, Sylvia: il fidanzato della 40enne l’ha pugnalata a morte.
“Va bene presentare una denuncia, ma non aiuta”, spiega Stella, raccontando i passi che sua madre aveva compiuto per avvisare le autorità prima di essere uccisa. La polizia, semplicemente, è arrivata troppo tardi.
Solo due giorni prima una donna di 34 anni è morta a Levallois-Perret, un sobborgo di Parigi, dopo essere stata strangolata dal suo compagno. Il giorno dopo la morte di Sylvia, una madre di tre figli è stata strangolata dal suo ex, secondo quanto racconta Le Parisien.
Watch live: Protesters in France march against domestic violence and violence against women ahead of the International Day for the Elimination of Violence against Women. #GenerationEquality https://t.co/JFrEv5bXj8
— euronews (@euronews) November 23, 2019
Si stima che il 35% delle donne in tutto il mondo (circa una donna su tre) abbia subito violenza domestica o sessuale, ricorda Euronews. È una percentuale che molti esperti trovano sconcertante, perché rivela una crisi globale di violenza contro le donne.
“Trovo molto triste il fatto che in ogni società vi sia violenza contro le donne. In ogni società”, dice Marceline Naudi, presidente del gruppo di esperti del Consiglio d’Europa sull’azione contro la violenza contro le donne e la violenza domestica (GREVIO).
“Non credo che possiamo dire che alcune società sono peggiori di altre perché purtroppo i numeri – una su tre, una su quattro – sono gli stessi quasi ovunque”, ha aggiunto.
Evelyn Regner, presidente della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere del Parlamento europeo, afferma che la cifra è “incredibile”. “Il rapporto potrebbe essere anche più alto, perché molti casi non vengono segnalati”, spiega.
Il 51% delle 87mila donne uccise intenzionalmente nel 2017 sono state uccise da partner intimi o familiari, secondo le Nazioni Unite – scrive ancora Euronews. Più di un terzo delle donne uccise intenzionalmente sono state ammazzate da un ex o attuale partner intimo.
“Mentre la stragrande maggioranza delle vittime di omicidi sono uomini, uccisi da estranei, le donne hanno molte più probabilità di morire per mano di qualcuno che conoscono”, scrive Yury Fedotov, direttore esecutivo dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine.
Il numero più alto di femminicidi si registra in Africa, mentre il tasso più basso è in Europa, dove meno di una donna – 0,7 – ogni 100mila viene ammazzata da un partner o un familiare.
Ma poche sono le statistiche in tutta Europa sul tema, ricorda ancora Euronews.
Le percentuali di donne che affermano di aver subito violenze sono ancora più elevate nei paesi dell’Europa orientale e sud-orientale, dove il 70% delle donne racconta di aver subito qualche forma di violenza da quando ha compiuto 15 anni.
Il 45% delle donne intervistate ha dichiarato di aver subito almeno una forma di molestia sessuale e il 21% ha dichiarato di aver subito “violenza fisica, sessuale o psicologica durante l’infanzia”.
L’indagine – pubblicata dal servizio di azione esterna dell’UE – ha accesso un faro sulla violenza contro le donne in Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia, Moldavia e Ucraina.
Ma il sondaggio è uno dei pochi studi completi sull’argomento.
L’ultima indagine a livello UE è stata avviata nel 2014, quando l’Agenzia europea per i diritti fondamentali ha intervistato 42mila donne in tutta l’area. È emerso che una donna su tre nell’UE aveva subito una qualche forma di violenza fisica e / o sessuale dall’età di 15 anni.
“Ciò che emerge è un quadro di un ampio abuso che colpisce la vita di molte donne ma viene sistematicamente sottostimato alle autorità. La portata della violenza contro le donne non è quindi riflessa dai dati ufficiali”, ha scritto l’agenzia in una nota.
In Finlandia, per esempio…
Ancora da Euronews, dalla Finlandia raccontiamo la storia di Ulla Köykkä – speriamo la pronuncia sia corretta – una delle circa 130mila persone vittime di violenza domestica nel paese ogni anno.
“Abbiamo visto che molte misure sono inquadrate in modo neutro rispetto al genere, e in molti casi ciò non consente di rendere visibili le esperienze specifiche delle donne e non consente in realtà di affrontare i loro bisogni”, spiega Iris Luarasi, vicepresidente del gruppo di esperti del Consiglio d’Europa sull’azione contro la violenza contro le donne e la violenza domestica.
Köykkä è stata aiutata in una casa sicura per sfuggire alla violenza di un uomo con cui era stata per sei anni.È fuggita da casa sua dopo che i suoi due figli adolescenti – avuti da una precedente relazione – hanno iniziato a notare la violenza a cui veniva sottoposta la donna. La relazione, si legge su Euronews, era diventata così grave che il partner le impediva di fare anche solo brevi passeggiate. Non le veniva permesso di indossare abiti bianchi. “Devo difendere i miei figli”, ha detto Köykkä a Euronews, spiegando perché è fuggita. “È triste non aver avuto così tanta necessità di dover difendere me stesso, ma ho avuto la sensazione di dover difendere i miei figli”.
E dall’altra parte del mondo?
Concludiamo il racconto di una violenza di genere agita dagli uomini sulle donne come problema globale con due flash da paesi ancora più lontani. In Kelantan, per esempio – uno degli stati della Malaysia – la polizia descrive come “allarmante” il numero di casi di violenza domestica e sessuale segnalati quest’anno. Il capo della polizia riferisce di un totale di 594 casi segnalati da gennaio a ottobre, con la violenza contro le donne in cima alla lista con 499 casi. Ci sono stati anche 54 casi di stupro. Altre offese che coinvolgono la violenza sessuale includono molestie, sodomia e diffusione di immagini pornografiche. Il Kelantan ha una popolazione di nemmeno 2 milioni di abitanti. I casi di violenza domestica includono abusi su minori, mogli ma anche donne delle pulizie.
L’anno scorso sono stati registrati in totale 692 casi, con 590 casi di violenza domestica e 90 casi di stupro. “Il numero (di casi di violenza sessuale e violenza domestica) è allarmante e dovrebbe essere affrontato congiuntamente con altre agenzie interessate”, ha detto Hasanuddin ai giornalisti in occasione della campagna “Stop alla violenza contro le donne”
Horrific accounts of domestic violence – Margarita Gracheva and the other Russian women in this are formidable https://t.co/FoWoTsbloJ
— Kirstie Brewer (@KirstieJBrewer) November 21, 2019
E poi la Russia, ne abbiamo parlato spesso qui su Radio Bullets. Due anni fa, ricorda la BBC molti russi furono scioccati quando il parlamento ridusse in modo significativo le sanzioni per la violenza domestica. Da allora, le donne hanno reagito. Ecco la storia di Margarita Gracheva, raccontata ancora dalla BBC: la mattina dell’11 dicembre 2017 il marito di Margarita, Dmitri, si offre di darle un passaggio per andare al lavoro. Guida invece in direzione opposta, verso la foresta. Parcheggia la macchina, la trascina via dal sedile, prende un’ascia dal bagagliaio e le taglia entrambe le mani. Quindi la scarica al pronto soccorso dell’ospedale locale a Serpukhov, a sud di Mosca, prima di guidare fino alla stazione di polizia e costituirsi.
This is Margarita Gracheva. Last December, her husband cut off both her hands with an axe.
She’d asked the police for help before, when he threatened her with a knife. They did nothing.
Today Dmitry Grachev was sentenced to 14 years for GBH, kidnap and death threats. pic.twitter.com/TQ5tsgMJNB
— Sarah Rainsford (@sarahrainsford) November 15, 2018
La coppia si era incontrata a scuola e aveva iniziato a frequentarsi dopo il college. Inizialmente erano felici, anche se lui si ‘infiammava’ facilmente per cose insignificanti – e giurava che l’avrebbe uccisa se gli fosse stata infedele. La loro relazione è peggiorata quando Margarita ha iniziato a lavorare nella sezione pubblicitaria del giornale Serpukhov. Pur avendo una laurea, Dmitri era riuscito a trovare lavoro solo alla guida di un carrello elevatore. È risentito, naturalmente, per la carriera di Margarita. E geloso, classico, dei suoi colleghi maschi. La ignora quando Margarita gli dice di separarsi. Diventa una furia quando vede i documenti del divorzio. La picchia, i bambini vedono i lividi. Quando la minaccia con un coltello, lei va dalla polizia. “Ho scritto una dichiarazione e il funzionario ha detto che sarebbero tornati da me tra 20 giorni”, dice Margarita. “Ho sottolineato che per allora avrebbe potuto tentare di uccidermi 20 volte”. L’addetto alla reception le spiega che le donne presentano spesso reclami solo per ritirarli in seguito, il che ha inondato la polizia di scartoffie. Cinque giorni dopo che il suo caso era stato archiviato per mancanza di prove, Dmitri ha amputato le mani a Margarita. La sua mano sinistra mutilata è stata recuperata dalla foresta e ricucita con un’operazione di nove ore. Una campagna di crowdfunding ha raccolto sei milioni di rubli (£ 73.000) per una protesi per la mano destra, che le è stata installata in Germania.
Sebbene Margarita abbia ora pubblicato un libro sulla sua guarigione, intitolato Happy Without Hands, non voleva in realtà farsi pubblicità. “Ma la cosa terribile è che per essere sicura che ricevesse una pena detentiva più lunga, avevo bisogno dell’aiuto dei media”. Già perché, si legge ancora sulla Bbc, i suoi avvocati le avevano spiegato che se non fosse comparsa alla televisione nazionale, Dmitri sarebbe presumibilmente uscito di prigione dopo tre, massimo cinque anni. La pressione dell’opinione pubblica era essenziale. Margarita ha seguito il consiglio dei suoi avvocati e Dmitri è stato condannato a 14 anni.
Sebbene sia mutilata a vita, Margarita avrebbe potuto facilmente subire un destino peggiore. La Russia non tiene statistiche sulle morti causate dalla violenza intima dei partner, ma il ministero dell’Interno afferma che il 40% dei crimini gravi e violenti si verificano all’interno della famiglia. Le stime più prudenti suggeriscono che la violenza domestica uccide centinaia di donne all’anno.
Credit musica Freedom Fighters by Tenkii
In copertina Wikipedia
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