Afghanistan: il ritorno dei Buddha

Scritto da in data Marzo 12, 2021

Sono trascorsi vent’anni da quando, nel 2001, i talebani fecero esplodere i monumentali Buddha di Bamyan in Afghanistan, due enormi statue alte 55 e 33 metri scolpite nella pietra a 230 chilometri da Kabul. Uno dei crimini più odiosi contro uno dei patrimoni dell’umanità dichiarati dall’Unesco di cui si sono macchiati i talebani sotto la guida del Mullah Omar, che considerava quelle rappresentazioni d’inestimabile valore, ”simboli pagani”.

Ph: Afghan Embassy

Per ricordare l’anniversario della distruzione, martedì si è svolta la manifestazione “A Night With Buddha”, una proiezione 3D della statua Salsal, 55 metri, che riempiva l’alcova del V secolo, con centinaia di afghani che hanno preso parte a una processione illuminata da lanterne alla base della montagna.  

«Non vogliamo che la gente dimentichi quale orribile crimine è stato commesso qui», ha detto Zahra Hussaini, uno degli organizzatori dell’evento.

I giganteschi Buddha dell’Afghanistan hanno vegliato per secoli sulla pittoresca Valle di Bamiyan, sopravvivendo alle invasioni mongole e alle dure condizioni ambientali, fino all’arrivo dei talebani che nel marzo del 2001 hanno distrutto i due Buddha, arruolando gente del posto per trascinare le pile di esplosivi.

Un residente di Bamiyan, Ghulam Sakhi, ha detto di essere ancora ossessionato dal ruolo che è stato costretto a svolgere nella distruzione.

«È un ricordo impossibile da rimuovere», ha detto ad AFP, dicendo che è stato rapito in un mercato insieme a dozzine di altri per aiutare a minare le due statue. «Quel giorno ho pensato solo a come rimanere in vita».

Per generazioni Sakhi e la sua famiglia erano stati orgogliosi dei tesori archeologici che per breve tempo hanno reso la zona come una calamita per i turisti che affollavano l’Afghanistan lungo il famoso “Hippy Trail” negli anni Sessanta e Settanta.

«I turisti stranieri venivano a visitare le statue e molti, compreso mio padre, fornivano loro servizi in cambio di denaro», ha detto Sakhi.

«Il lavoro andava bene. Tutti − commercianti, autisti, proprietari terrieri e altri − ne beneficiavano».

Ma l’arrivo dei talebani nella valle, con le loro armi pesanti e le loro visioni intransigenti, ha sconvolto per sempre il paesaggio di Bamiyan.

«Erano una vista bellissima, una fonte di speranza per le persone», ha raccontato Hamza Yosufi, un residente che ha assistito al momento della distruzione delle statue. La massiccia esplosione, ripresa dalle telecamere, produsse un’onda d’urto che attraversò la valle lussureggiante, riempiendola di polvere e fumo. «È stato terrificante… avevo il cuore spezzato, lo avevano tutti».

Ph: UNESCO, Gonzales Brigas

Pochi luoghi in Afghanistan hanno beneficiato tanto quanto Bamiyan dalla caduta del regime talebano: la popolazione afghana ha ricostruito scuole, ha accolto con favore gli aiuti e si è occupata di una delle poche destinazioni turistiche internazionali rimaste nel paese dilaniato dalla guerra.

«Se i Buddha fossero stati ancora qui, l’industria del turismo oggi sarebbe rifiorita», ha spiegato Ishaq Mowahed, direttore del dipartimento cultura a Bamiyan. Ma anche le nicchie vuote attirano ancora i turisti, ha tenuto a dire. 

La rinascita, tuttavia, è ostacolata dai timori che i talebani siano sul punto di tornare al potere dopo aver firmato il febbraio scorso un accordo con gli Stati Uniti che potrebbe vedere le truppe straniere uscire dal paese nei prossimi mesi. 

«Se i talebani tornassero con la stessa ideologia che ha portato alla distruzione dei Buddha, distruggeranno tutto ciò che è rimasto», ha sentenziato Mowahed. 

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