Chi sono i coloni israeliani?
Scritto da Barbara Schiavulli in data Gennaio 6, 2024
RAMALLAH – I coloni sono cittadini israeliani che vivono su terreni privati palestinesi in Cisgiordania e a Gerusalemme est.
Più di 700.000 coloni – il 10% di quasi 7 milioni di abitanti di Israele – vivono ora in 150 insediamenti e 128 avamposti che pullulano in Cisgiordania e Gerusalemme Est.
Dato che Israele non ha annesso la Cisgiordania, gli insediamenti ebraici nel territorio non sono considerati da Israele sotto la sua sovranità. I regolamenti di emergenza rinnovati ogni cinque anni estendono il diritto penale israeliano e parte del diritto civile ai cittadini israeliani in Cisgiordania.
Oggi, un terzo dei coloni sono haredim, un terzo sono laici e il restante terzo sono sionisti religiosi.
Un insediamento è autorizzato dal governo israeliano mentre un avamposto viene costruito, in genere da giovani religiosi, senza l’autorizzazione del governo. Gli avamposti possono variare da una piccola baracca di poche persone a una comunità fino a 400 persone.
Alcuni coloni decidono di trasferirsi nei territori occupati palestinesi per motivi religiosi, mentre altri sono attratti dal costo della vita relativamente più basso e dagli incentivi finanziari offerti dal governo. Gli ebrei ultraortodossi costituiscono un terzo di tutti i coloni.
Secondo il Pew Research Center, numerosi ebrei israeliani che vivono in Cisgiordania affermano che la costruzione di insediamenti migliora la sicurezza del paese. La tesi è che gli insediamenti fanno da cuscinetto per la sicurezza di Israele visto che limitano la circolazione dei palestinesi e minano la vitalità di un eventuale Stato palestinese. Alcuni, invece, nella sinistra israeliana sostengono che l’espansione degli insediamenti danneggia la soluzione dei due Stati e quindi le prospettive di pace di Israele.
Nel consentire e incoraggiare l’insediamento di comunità ebraiche in Cisgiordania, la priorità iniziale era collocare persone in determinate aree per consolidare il controllo israeliano, Israele ha cercato di garantire che il futuro politico del territorio fosse coerente con le esigenze di sicurezza percepite dal paese. Una popolazione di coloni civili poteva anche fare da prima linea di difesa contro un’eventuale invasione, si legge su Israele Policy Forum. E così, Israele ha designato alcune regioni strategiche della Cisgiordania per gli insediamenti ebraici, vietando inizialmente la creazione di comunità civili nelle aree più densamente popolate.
Nel corso del tempo, l’ideologia messianica religiosa sionista si è sviluppata come motore significativo del movimento degli insediamenti, basata sulla nozione di un imperativo religioso per gli ebrei di colonizzare l’intera Terra di Israele. Gli insediamenti stabiliti come parte di questo movimento religioso venivano spesso collocati in regioni con una grande popolazione palestinese al fine di garantire il dominio ebraico sul territorio, impedire uno stato palestinese e “proteggere” l’intera Cisgiordania per Israele.
A quando risalgono gli insediamenti?
Israele iniziò a costruire insediamenti, degli agglomerati di case, spesso terrazzata, circondate da filo spinato, recinzioni, telecamere e una fitta sicurezza, subito dopo aver conquistato la Cisgiordania, Gerusalemme Est e la Striscia di Gaza nella Guerra dei Sei Giorni del giugno 1967.
Nel settembre 1967, il blocco Etzion a Hebron fu il primo insediamento costruito in Cisgiordania. L’insediamento ora ospita 40.000 persone.
Kfar Etzion, uno degli insediamenti più antichi, ospita circa 1.000 persone mentre il più grande – Modi’in Illit – conta circa 82.000 coloni, la maggior parte dei quali ebrei ultraortodossi. I successivi governi israeliani hanno perseguito questa politica di popolamento dei territori che ha portato all’aumento della popolazione di coloni nei territori occupati.
Circa il 40% del territorio della Cisgiordania è ora controllato dagli insediamenti. Questi insediamenti – insieme a una vasta rete di posti di blocco per i palestinesi – separano di fatto terre, città e paesi palestinesi della Cisgiordania l’una dall’altra, rendendo quasi impossibile la prospettiva di un futuro stato contiguo. In genere, costruiti sulle cime di colline sovrastano tutto quello che li circonda.
I coloni sono sostenuti dal governo?
Il governo israeliano ha apertamente finanziato e costruito insediamenti affinché gli ebrei potessero viverci.
Le autorità israeliane danno ai coloni in Cisgiordania circa 20 milioni di shekel (5 milioni di dollari) all’anno per monitorare, segnalare e limitare le costruzioni palestinesi nell’Area C, che costituisce oltre il 60% della Cisgiordania. Il denaro viene utilizzato, tra le altre cose, per assumere ispettori e acquistare droni, immagini aeree, tablet e veicoli. Il 4 aprile, le autorità israeliane hanno chiesto di raddoppiare tale importo nel bilancio statale, portandolo a 40 milioni di shekel (10 milioni di dollari).
Negli ultimi anni, l’esercito israeliano ha gestito una hotline chiamata War Room C, affinché i coloni possano chiamare e denunciare la costruzione palestinese nell’Area C. L’aerea C creata negli accordi di Oslo significa che sono terre di proprietà palestinesi ma sotto il controllo militare e legale degli israeliani. Quindi di fatto se un israeliano decide di occupare una casa palestinese sull’area C, l’Autorità Palestinese che governa solo nell’area A, non possono intervenire. In quest’area nessuno protegge gli interessi dei palestinesi che vivono alla stregua dei neri al tempo dell’apartheid in Sudafrica.
Palestinesi e israeliani in Cisgiordania vivono sotto un sistema legale a due livelli che garantisce ai coloni uno status speciale e applica loro gran parte della legge israeliana, compreso il diritto di voto alle elezioni israeliane e la possibilità di accedere a determinati servizi pubblici. I palestinesi vivono sotto il dominio militare israeliano e non godono dei diritti legali e delle tutele concesse ai coloni.
Secondo al Jazeera, diverse leggi israeliane consentono ai coloni di impossessarsi della terra palestinese:
- Israele ha dichiarato che circa il 26% del territorio della Cisgiordania è “terreno statale”, sul quale possono essere costruiti insediamenti.
- Israele ha utilizzato mezzi legali per espropriare proprietà palestinesi per esigenze pubbliche come strade, insediamenti e parchi.
Dopo la firma degli accordi di Oslo del 1993 con l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), il governo israeliano ha ufficialmente smesso di costruire nuovi insediamenti, ma quelli esistenti hanno continuato a crescere.
La popolazione degli insediamenti in Cisgiordania e Gerusalemme Est è cresciuta da circa 250.000 nel 1993 a quasi 700.000 nel settembre di quest’anno.
Nel 2017 Israele ha annunciato formalmente l’inizio di nuovi insediamenti. Il primo ministro Netanyahu – il primo ministro israeliano da più tempo in carica – ha sostenuto l’espansione degli insediamenti da quando è salito al potere nel 1996.
Ci sono anche organizzazioni “non governative” israeliane che lavorano per sfrattare i palestinesi dalle loro terre sfruttando le scappatoie nelle leggi fondiarie.
Le autorità israeliane, inoltre, sequestrano e demoliscono regolarmente proprietà palestinesi citando la mancanza di permessi di costruzione e documenti fondiari rilasciati da Israele. Nei paesi palestinesi è pieno di case non finite perché sanno che qualora le finissero le autorità israeliane arriverebbero per demolirle.
E ottenere un permesso di costruzione israeliano è quasi impossibile.
Gli insediamenti israeliani sono legali secondo il diritto internazionale?
Tutti gli insediamenti e gli avamposti sono considerati illegali secondo le leggi internazionali in quanto violano la Quarta Convenzione di Ginevra, che vieta a una potenza occupante di trasferire la propria popolazione nell’area che occupa.
Gli insediamenti, dicono gli attivisti, sono enclavi israeliane che hanno frammentato la Cisgiordania, e qualsiasi futuro stato palestinese assomiglierebbe a una serie di minuscoli ex Bantustan sudafricani, o township per soli neri, non collegati tra loro.
Le Nazioni Unite li hanno condannati attraverso molteplici risoluzioni e voti. Nel 2016, una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite affermava che gli accordi “non avevano validità legale”.
Però, gli Stati Uniti, il più stretto alleato di Israele, hanno fornito copertura diplomatica nel corso degli anni. Washington ha costantemente usato il suo potere di veto alle Nazioni Unite per proteggere Israele dalla censura diplomatica.
Israele autorizza e incoraggia gli insediamenti. Sebbene ritenga gli avamposti illegali secondo le sue leggi, negli ultimi anni Israele ha legalizzato retrospettivamente diversi avamposti.
Come Israele riesce a controllare la Cisgiordania?
Intanto Israele ha costruito un muro o barriera di separazione che si estende per più di 700 km (435 miglia) attraverso la Cisgiordania, limitando il movimento di oltre 3 milioni di palestinesi in Cisgiordania e a Gerusalemme est. Israele sostiene che il muro serve per motivi di sicurezza.
Gli agricoltori palestinesi devono richiedere i permessi per accedere alla propria terra. Questi permessi devono essere rinnovati più volte e possono anche essere negati o revocati senza spiegazione.
Ad esempio, circa 270 dei 291 ettari totali che appartengono al villaggio palestinese di Wadi Fukin vicino a Betlemme sono designati come Area C, che è sotto il controllo israeliano. Circa il 60% della Cisgiordania occupata rientra nell’Area C.
Oltre al muro di separazione, in tutta la Cisgiordania sono stati posizionati oltre 700 ostacoli stradali, inclusi 140 posti di blocco. Circa 70.000 palestinesi con permesso di lavoro israeliano attraversano questi posti di blocco nei loro spostamenti quotidiani. I palestinesi non possono spostarsi liberamente tra la Cisgiordania, Gerusalemme Est e Gaza, e per farlo hanno bisogno di permessi.
La violenza dei coloni è aumentata dal 7 ottobre?
I coloni hanno perpetrato 241 attacchi in Cisgiordania costringendo circa 1.000 palestinesi a fuggire dalle loro case mentre Israele continua il suo incessante bombardamento su Gaza dal 7 ottobre. Anche se gli attacchi ci sono sempre stati (600 dall’inizio del 2023 al 7 ottobre), con l’inizio della guerra è come se il governo israeliano, una formazione di estrema destra, avesse sdoganato la violenza dei coloni, se prima giravano con dei bastoni sotto la costante protezione dell’esercito israeliano, oggi li si vede muovere tranquillamente imbracciando mitra.
Il 28 ottobre, un contadino palestinese, Bilal Saleh, 40 anni, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco dai coloni vicino a Nablus, in Cisgiordania davanti alla moglie e ai figli nel pieno della raccolta delle olive. Mentre qualche giorno prima, il villaggio beduino di Wadi as-Seeq, è stato svuotato dei suoi 200 residenti il 12 ottobre in seguito alle minacce dei coloni.
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