DAU, un film che ricostruisce l’URSS

Scritto da in data Febbraio 25, 2020

Arriva alla Berlinale 2020 DAU, il film  del regista moscovita Ilya Khrzhanovsky che ricostruisce la quotidianità sovietica dal 1938 al 1968. Un progetto controverso e senza precedenti, dove non recitano attori veri e la violenza sul set è spesso reale e non una messa in scena, e che ha suscitato tanta discussione sulla sua etica. 

Cos’è DAU? 

Parlare del film DAU firmato Ilya Khrzhanovsky è difficile e ancora più difficile, è riuscire a farsi un’opinione. 

Il regista moscovita, figlio di Andrey Khrzhanovsky, un pioniere dei film d’animazione sovietica, ha realizzato un progetto che si è trasformato in un esperimento artistico ambizioso e con forte impatto estetico, durato 15 anni, creando un ritratto dell’era sovietica, spaventoso per la sua spietatezza.

Ricrea la quotidianità dell’Unione Sovietica nel periodo che spazia dal 1938 al 1968: in toltale si tratta di 700 ore di materiale diviso in dieci episodi, ognuno dei quali può essere visto singolarmente e in qualsiasi sequenza. 

Inizialmente il film era ideato come un documentario, che avrebbe dovuto raccontare il destino del fisico sovietico Lev Landau, ispirato dalle memorie della sua moglie Kora. Poi è diventato un progetto antropologico su larga scala. 

Khrzhanovsky crea una metafora del mondo sovietico e costringe persone – attori improvvisati – vivere lì dentro. Probabilmente è un film sull’uomo moderno formato in quel periodo, in cui il regista è riuscito a creare il nuovo genotipo – l’uomo sovietico.
Ma andiamo per gradi. 

Chi è Lev Landau?

Uno dei padri della bomba atomica sovietica, per colleghi Dau, riceve il premio Nobel nel 1962 per le teorie rivoluzionarie nel campo della fisica dello stato condensato della materia, in particolare dell’elio liquido. 

Ebreo, nacque a Baku in Azerbaigian, genio eccentrico che vive nell’era dello spietato totalitarismo stalinista. Per gli standard sovietici Landau si concedeva molto nella sua vita privata. 

Con la moglie Kora concluse il cosiddetto “patto di non aggressione”: entrambi coniugi, rimanendo sposati, vivevano storie amorose parallele, tutte molto burrascose. 

Per tempi che correvano, Landau dimostrò una libertà di pensiero senza precedenti. Fu arrestato, ma presto rilasciato, visto che era uno scienziato estremamente valido: Landau partecipò alla creazione della bomba nucleare sovietica. 

Nel 1962 ebbe un incidente e trascorse gli ultimi sei anni della sua vita a letto, non rinunciano però alla sue avventure amorose. Mette incinta una infermiera, costretta poi ad abortire dall’autorità sovietiche dopo che Landau aveva preso il premio Nobel. 

DAU, gli albori 

Siamo nel 2007 a San Pietroburgo, dove è tutto pronto per le prime riprese del documentario sul fisico sovietico. Khrzhanovsky allestisce un set enorme, dove avrebbero dovuto partecipare circa 2.000 comparse, con il centro città chiuso di proposito. 

Pero una settimana prima delle riprese Khrzhanovsky si rende conto che la sua idea è assurda. Cancella tutto, non senza scandalo, e parte per Kharkiv in Ucraina, per pensare a come ideare meglio il suo progetto. 

Perché Kharkiv?

In una delle sue poche interviste rilasciate – il regista è stato in silenzio per quasi quindici anni – Khrzhanovsky descrive così la sua scelta: 

Sono andato a Kharkiv perché lì è cominciata la storia di Landau. Kharkiv è una di quelle città con più capitoli tragici nella propria storia. Prima capitale dell’Ucraina Sovietica, è stata una delle città più affetta dalla grande carestia Holodomor. Negli anni ’30 la repressione portò via 200.000 su 800.000 persone che vivevano lì, cioè significa che ogni secondo un abitante della città faceva la spiata per qualcuno. Durante la guerra i tedeschi entrarono nella città due volte, uccidendo un milione e mezzo di persone tra Kharkiv e dintorni. L’ho scelta perché questa energia sovietica dura si percepiva molto, e si percepisce ancora.

DAU: un esperimento umano o una nuova forma dell’arte moderna?

Così nel 2009 Krzhanovsky ricrea a Kharkiv un Istituto sovietico di fisica quantistica, dove un tempo lavorava Landau. Il set gigantesco esprime in pieno il costruttivismo sovietico e diventa anche uno dei più grandi set d’Europa. In questo ecosistema sovietico, ricreato ad hoc, per due anni vivono persone vere: non cambiano né i loro nomi, né le loro professioni, continuando a occuparsi dei loro soliti incarichi. 

Gli scienziati nel film vengono interpretati da veri scienziati, le guardie sono ex agenti del KGB, persino i criminali scelti da Krzhanovsky sono veri. Migliaia di bidelli, addetti alle pulizie, baristi, intellettuali, artisti, scrittori, registi, musicisti, studenti e pensionati continuano a vivere lì, lavorano nella quotidianità sovietica ricostruita, sono pagati con rubli sovietici. 

Vengono continuamente ripresi dalle telecamere, anche nei momenti più intimi, in cui fanno sesso, si ubriacano, litigano. Tutto è improvvisato: a partire dai dialoghi e alle relazioni fino alle violenze. Una situazione ai confini dell’assurdo: non di rado i partecipanti si spiano, come ai tempi stalinisti. Tutto rimane reale e falso nel contempo.

A rendere tutto ancora più verosimile è il divieto di portare dentro qualsiasi cosa proveniente dal mondo esterno: non potevano entrare né cellulari, né sigarette. Sul set tutti, persino il personale tecnico, indossano vestiti del periodo sovietico che va dal 1938 al 1968, perfino la biancheria intima. Avevano una radio, un giornale sovietico, persino le galere. 

Questo teatro immersivo raccolse accolto un totale di circa 400 personaggi principali e 10000 comparse. Alcuni personaggi di spicco hanno preso parte al progetto, tra cui Marina Abramovic, Romeo Castelllucci, Anatoly Vasiliev, Peter Sellars e tanti altri. 

Ecco cosa racconta Krzhanovsky in un’incontro-intervista a Minsk sulla selezione dei personaggi, solo a Kharkiv:

Abbiamo fatto il provino a circa 352 mila persone, cioè abbiamo parlato un settimo degli abitanti della città

Ad interpretare Landau invece è Teodor Currentzis, un direttore d’orchestra greco. Le persone vivono sul set e interpretano più o meno se stesse, tranne forse Radmila Shegoleva, un’attrice ucraina che nel film si cala nelle vesti della moglie del fisico. 

Il film termina con la distruzione dell’Istituto per mano di Maxim Tesak, un leader neonazista russo ora in prigione per estremismo. Krzhanovsky invita lui e il suo gruppo sul set per far si che distruggano la sua creazione. 

Testimonianze

Dmytro Nesterov, un registra ucraino, è entrato a fare parte del progetto nel 2009. Sul set faceva il tecnico del suono e, contemporaneamente, si è calato nella parte del collaboratore di ricerche scientifiche. Krzhanovsky lo ricorda come una persona esigente e tirannica, che urlava sempre. Malgrado fosse difficile lavorare insieme, sottolinea che fosse una persona di grande cultura, un’intellettuale con una buona educazione.

Guardandolo girare sul set, ci chiedevamo tutti se DAU fosse un fallimento o un lavoro brillante

racconta Dmytro a Radio Bullets. 

Il set è stato costruito sul posto di una vecchia piscina aperta, che si chiamava Dinamo, attorniata dalle abitazioni dove vivevano partecipanti del progetto. E’ stata l’atmosfera dura che regnava sul set, nonché il modo brusco in cui venivano licenziate le persone, a fare lasciare Dmytro il progetto DAU dopo quattro mesi. 

Critica e divieto in Russia 

Il progetto DAU ha ricevuto tante critiche, in Ucraina e in occidente. In molti hanno rimproverato al registra di aver sfruttato le persone, anche se in nome dell’arte, e aver violato i standard etici. Alcune autorevoli testate occidentali hanno criticato Khrzhanovsky per la violenza sul set, inclusa quella sessuale. In una scena si vede un animale ucciso e pornografia sado-masochistica, tutto filmato in tempo reale, tutto improvvisato. 

Invece c’è chi difende il regista moscovita, sostenendo che tutti i partecipanti al progetto hanno sempre avuto la libera scelta: non erano costretti di agire seguendo un copione, ma interpretavano liberamente. 

Alla fine del 2019, il Ministero della Cultura della Russia ha rilasciato il certificato di distribuzione del film al cinema solo a sei episodi. Altri quattro sono stati bannati con l’accusa di propaganda di pornografia.

Questo articolo è stato aggiornato il 18.07.2023 con alcuni chiarimenti.

 

Foto in evidenza: scena del film DAU.

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