Il Bardo e la Regina

Scritto da in data Luglio 10, 2020

Londra, 1585. Poco più di vent’anni e la testa piena di sogni e parole da trascrivere, un giovane commediante parte dalla sua provincia per diventare William Shakespeare. Pochi anni dopo, la peste cambierà l’assetto sociale ed economico dell’Europa. Valentina Barile ne parla su Radio Bullets con Paola Zannoner e il suo romanzo Il Bardo e la Regina.

Come gli odori definiscono il tempo?

Come possono i profumi e gli odori sgradevoli impregnarsi nello scorrere del tempo? Come può una narrazione fornire tracce al lettore, indicandogli la strada? La letteratura. La letteratura che parla di letteratura. E la storia del mondo che compie i suoi corsi, intrecciandosi con le strade delle donne e degli uomini che lo attraversano.

«Ho scritto “Il Bardo e la Regina” tra il 2018 e il 2019, il libro è stato pubblicato lo scorso ottobre, quindi senza che ci fosse il benché minimo sentore di ciò che sarebbe successo. Non avevo ancora letto i libri che tutti ci siamo affrettati a leggere nel corso della pandemia, sui virus e le epidemie. Ma la storia umana è stata una storia costellata di grandi e piccole pesti, di malattie causate da condizioni igieniche pessime, da una normale vita sociale in cui si macellavano animali e si gettavano le frattaglie in strada, insieme a escrementi e rifiuti, una vita dove non imperava la nostra educazione sanitaria, che si è diffusa soltanto nello scorso secolo. Mi sembrava essenziale raccontare questo contesto per ricostruire un’atmosfera efficace a lettori e lettrici che oggi danno per scontato le nostre abitudini, e che se vedono film ambientati in altri secoli, l’immagine che ne ricavano è di strade pulite, belle case nobiliari con mobili antichi e tessuti di broccato, illuminate da candelieri che rendono più morbidi i visi mai deturpati da malattie. Mentre, per esempio, la regina Elisabetta I stessa aveva il volto rovinato dal vaiolo: neanche una regina poteva impedire di ammalarsi! Trovo che attraverso la chiave narrativa si possa meglio comprendere il passato, se chi racconta non soltanto si documenta, ma cerca di cogliere “l’odore” del tempo».

Paola Zannoner – Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2018, scrittrice tradotta in numerosi Paesi del mondo – è in questo modo che racconta il suo romanzo, definendolo più che storico, un romanzo sulla letteratura. Il Bardo e la Regina, pubblicato in Italia da DeA Planeta Libri, è una delle narrazioni della scrittrice che intendono avvicinarsi a un pubblico più adulto. La storia di William Shakespeare divisa in tre fasi della sua vita, ritagliando un decennio che va dal 1585 al 1595. Una esistenza che ancora oggi resta sfuggente, e con l’aiuto della narrazione, delle fonti storiche e letterarie, si vuole dare una forma a ciò che è stato di un percorso leggendario di uno degli autori più grandi di tutti i tempi.

Letteratura e pandemie epocali

Il romanzo appare come la descrizione del presente fatto di coronavirus, paura, resistenza sociale. Teatri chiusi, isolamenti, città vuote. Sullo sfondo, oltre alla peste di fine Cinquecento, la poesia. L’arte che sempre, attraverso le epoche, si pone disponibile a salvare l’essere umano.

«Molte persone mi chiedono perché proprio il periodo elisabettiano, perché Shakespeare, io che sono italiana. Oltre al fatto che parliamo di un autore della letteratura che appartiene a tutto il mondo, e di un periodo che ho sempre trovato affascinante (l’ho raccontato anche in una parte de “La settima strega”, in cui una delle personagge è inglese e vuole fare il medico), bisogna anche dire che molte opere di Shakespeare sono ambientate in Italia, e che citazioni di opere italiane sono presenti in commedie e drammi. In più, credo che una scrittrice italiana, in particolare fiorentina, possa avere una sensibilità specifica sul Rinascimento, e che possa raccontarlo nelle sue diverse sfaccettature, immaginando i vicoli, le case, perché nella mia città quei vicoli esistono ancora, e il salto immaginativo non è così impressionante, così vertiginoso come chi vive in città moderne, strutturate in modi molto differenti. Perché poi raccontare personaggi del passato? Perché raccontare la storia, la letteratura in chiave storica? Perché la nostra sensibilità contemporanea può cogliere aspetti moderni in personaggi del passato e far comprendere meglio cosa significhi essere autori immortali, e riproporre opere di immenso valore perché hanno saputo raccontare archetipi umani, sentimenti eterni, e hanno creato personaggi simbolo, che travalicano addirittura l’opera stessa. Si pensi a Romeo e Giulietta, praticamente modelli letterari rivisti, riproposti in altre versioni di una storia che è sempre la difficoltà della relazione tra due persone di origini (familiari, sociali, culturali, etniche) differenti. La letteratura è spesso metaletteratura, cioè costruisce rimandi ad altre opere, e si inscrive in un campo che è quello letterario, per questo non può limitarsi a registrare la realtà: quella si chiama cronaca».

William Shakespeare – persona realmente esistita – diventa personaggio nel romanzo della Zannoner che ne calca il profilo, dai tratti più tondi a quelli completamente impraticabili, che definiscono l’intento del protagonista: arrivare a Londra per diffondere la sua poesia. I sogni, la determinazione, la cocciutaggine, l’ambizione di un uomo che pone davanti a sé, se stesso. Che mette da parte la propria famiglia per inseguire il sogno. Un protagonista maschile che si muove sulla base di diverse figure femminili fondamentali per la sua carriera e la vita. William Shakespeare sembra muoversi tra le varie complicazioni del tempo, mantenendo fisso un punto: la ricerca dell’amore. Qualcosa che diventa determinante anche per la sua scrittura negli anni dopo la peste.

Sogno di una notte di mezza estate, Romeo e Giulietta arrivano da esperienze di vita vissuta, impastate con la letteratura già esistente. Ambientazioni, periodi storici, dinastie, imperi; le persone e i personaggi della dimensione shakespeariana si rubano scene, scenari e biografie.

«Il mio “specifico” è il canale comunicativo con un pubblico molto giovane, ma negli ultimi libri ho sconfinato, cioè mi sono rivolta a ragazzi oltre i quindici anni, limite oltre il quale non possiamo più parlare di letteratura per ragazzi. Ma in fondo, lo sconfinamento non fa parte del nostro lavoro di scrittori? Cioè andare oltre cliché letterari, limiti o regole imposte? Io così lo sto vivendo, questo mestiere, altrimenti diventa routine, diventa prevedibilità. Ho iniziato tanti anni fa con due romanzi per ragazzi, ma poi ho spaziato sempre, passando dai bambini ai giovani adulti, ho scritto saggi, guide, libri per adulti, quindi, quando ho pensato a un romanzo storico, ho immaginato un crossover che potesse comprendere un pubblico di giovani e di “diversamente” giovani. Ho raccontato Shakespeare perché il mio più che un romanzo storico è un romanzo sulla letteratura. Shakespeare, uno dei maggiori autori della letteratura, e uno dei più importanti drammaturghi di tutti i tempi. Con Shakespeare potevo mettere insieme la letteratura e il teatro, che è stato la mia passione giovanile, attraverso una figura moderna, che ci ha lasciato opere vive, amate e tuttora rappresentate con entusiasmo in tutti i teatri del mondo. Ma Shakespeare, per la sua biografia un po’ misteriosa, mi permetteva anche di immaginare, di inventare un intreccio denso di segreti e colpi di scena, di inserire accanto a lui protagoniste donne (una tratta dalla realtà storica, due inventate ma ispirate ai suoi personaggi così intensi e moderni) e di parlare di un mondo affascinante, come quello del Cinquecento elisabettiano».

Il Cinquecento elisabettiano, la peste di fine secolo prima dei Lumi, un momento di rinnovamento che si respira nell’aria, nelle coscienze dei più giovani nel post pandemia. Il mondo si avvicina alla rinascita. Chissà se, potendo immaginare di guardare il presente dall’alto, i passi delle donne e degli uomini possano prendere esempio dalla letteratura.

Foto di copertina di Barbara Rigon

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