L’arte di stare soli

Scritto da in data Luglio 1, 2020

I dipartimenti di psicologia di due atenei – Università di Milano-Bicocca e Università del Surrey – prendono parte al progetto Lunark, in collaborazione con SAGA Space Architects. Lo scopo è studiare gli effetti psicologici del vivere isolati e in situazioni estreme. Dallo spazio al lockdown per scoprire come la psiche umana reagisce all’essere sola.
Musica: “Ci vuole un fisico bestiale” di Luca Carboni.
Photo Credits: SAGA Space Architects.

Invece di leggere prova ad ascoltare: la musica e la narrazione renderanno l’esperienza più coinvolgente!

 

Vivere isolati, in spazi angusti e lontano da tutto e tutti. Un effetto del coronavirus? No, stavolta il Covid-19 non c’entra. Piuttosto è un esperimento che ci prepara alla vita in isolamento per la conquista di nuovi mondi.

Vivere isolati: una prova di psicologia per nuovi mondi

Cosa vi è mancato di più della vostra routine quotidiana durante il periodo di lockdown? A me la possibilità di uscire quando e come volessi: non tanto l’uscire in sé quanto il poterlo fare a piacimento. È questa forse la privazione di cui ho risentito maggiormente; per il resto, non posso certo dire che mi siano mancati gli spazi.
Ma chi invece ha dovuto vivere o, peggio ancora, convivere in case particolarmente piccole, senza neppure la possibilità di passeggiare in giardino o di prendere una boccata d’aria sul balcone, senza dubbio ha sofferto molto di più. Non a caso ora gli psicologi parlano degli effetti del lockdown.
La conseguenza dell’isolamento sociale può essere devastante, tanto che la preparazione di coloro che per lavoro sono costretti per mesi a vivere in queste condizioni è un vero e proprio allenamento – si pensi ai ricercatori in zone sperdute del pianeta oppure agli astronauti.

Imparare a vivere sulla Luna: il progetto Lunark

È con questa idea che è nato il progetto Lunark o meglio con l’idea di preparare l’uomo a vivere l’ambiente lunare.
Sono diversi i progetti per la realizzazione di moduli lunari che permettano la vita dell’uomo sul nostro satellite, soprattutto in previsione del progetto Artemis della Nasa per il 2024, dedicato a questo importante ritorno. Nelle intenzioni c’è di utilizzare la Luna come avamposto per il viaggio, ben più lungo e arduo, alla conquista di Marte.
Ma se la tecnologia permette di creare a tutti gli effetti ambenti vivibili per l’uomo e capaci di supportare la vita anche per ciò che a lui necessita – la stessa ISS (Stazione spaziale internazionale) ne è una prova – l’impatto sulla psicologia umana è tutt’altro che scontato.

Prove generali di isolamento sociale

Il progetto Lunark, quindi, si pone come obiettivo di studiare l’isolamento sociale in ambienti e situazioni difficili, per capire come migliorare l’impatto psicologico di queste condizioni sull’uomo. L’esperimento prenderà il via a settembre 2020 quando Sebastian Aristotelis e Karl-Johan Sørensen, di SAGA Space Architects, trascorreranno 3 mesi – fino a fine novembre – nel nord della Groenlandia, vivendo isolati dal resto del mondo e in un ambiente tutt’altro che facile, molto simile per condizioni a quello che incontrerebbero sulla superficie lunare.
I due non avranno altri contatti umani e su di loro i ricercatori dei due atenei che prendono parte al progetto, l’italiana Università degli Studi di Milano-Bicocca e l’inglese Università del Surrey, effettueranno un monitoraggio a distanza. I diari giornalieri e i questionari che dovranno compilare serviranno per vagliare il loro stato psicologico e le loro reazioni all’isolamento sociale.

Il team di ricercatori

Il team di ricercatori è formato da:

  • Patrice Rusconi, docente di psicologia – Università del Surrey
  • Konstantin Chterev, space psychologist lead di SAGA Space Architects ed ex-alunno dell’Università del Surrey
  • Paolo Riva, professore associato presso il Dipartimento di Psicologia – Università di Milano-Bicocca.

Un baccello per casa

Aristotelis e Sørensen vivranno all’interno di un pod, una struttura piccola che loro stessi hanno progettato. Una minuscola casa portatile e pieghevole, che è completamente autosufficiente, ermetica ed ecocompatibile, proprio per non lasciare alcun impatto nell’ambiente. Un’invenzione dei due giovani architetti, formata da pannelli pieghevoli uniti tra loro da cerniere, facili da trasportare e da montare. Si richiamano nella struttura all’arte giapponese dell’Origami e, contemporaneamente, ai principi della biomimetica.

Il pod, in uno spazio di 17,2 metri cubi – piegato ne occupa meno di 3 –, permette la convivenza di due persone. È in grado di resistere a temperature fino a -45 °C e al suo interno prevede due piani, il superiore destinato al riposo, l’inferiore alle attività lavorative e alla cura della persona.
Il pod è dotato di:

  • un sistema per l’illuminazione artificiale per ricreare il ritmo circadiano del ciclo giorno-notte
  • pannelli fotovoltaici esterni per produrre l’energia necessaria
  • uno spazio – al di sotto del pavimento – per contenere le batterie, il serbatoio per l’acqua e un piccolo magazzino
  • alcuni interni stampati in 3D e quindi facili da riparare o modificare con l’uso di una stampante apposita
  • un piccolo orto verticale
  • un sistema di supporto vitale basato sull’uso di un reattore ad alghe che serve per assorbire le sostanze inquinanti.

Il tutto con il supporto di sensori integrati e un sistema di AI – intelligenza artificiale – per la gestione e la manutenzione di tutti i sistemi.

Non solo per lo spazio

L’esperimento quindi dirà molto delle reazioni e delle capacità di sopravvivenza umane alla vita nello spazio.
Non è però tutto dedicato alle missioni di esplorazione scientifiche. Le conclusioni a cui il progetto di ricerca arriverà, che aiuteranno a migliorare le condizioni di vita degli astronauti di domani, saranno utilizzate anche per comprendere meglio gli effetti che la quarantena forzata ha avuto sulla psiche di tutti noi e aiutarci a riconquistare l’equilibrio perduto. Inoltre si comprenderà meglio quali strategie preventive adottare in situazioni simili. Sperando che non ce ne sia più bisogno.

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