Palazzo Selam, assediati in quarantena

Scritto da in data Aprile 10, 2020

Sono chiusi dentro. Isolati. Nessuno può entrare o uscire. Considerato un posto a rischio coronavirus, il Selam Palace – alcuni ex uffici dell’Università Tor Vergata a Roma, dove vivono centinaia di etiopi, somali, eritrei, nel quartiere della Romanina – dal sei aprile è in isolamento, circondato dall’esercito. Due residenti sono stati trovati positivi e altri potrebbero esserlo.

Ai bisogni primari degli occupanti, per il momento, sta provvedendo la Protezione Civile, volontari e volontarie e l‘elemosiniere del Papa, monsignor Konrad Krajewski, che sabato 4 aprile (quando era già noto il primo caso di Covid) ha portato nella struttura mascherine e dispositivi di protezione individuale.
Nello stabile vivono centinaia di persone provenienti da Eritrea, Etiopia, Somalia e Sudan per lo più titolari di protezione sussidiaria, asilo politico, protezione umanitaria.
In maggioranza sono uomini, ma ci sono anche donne e famiglie con bambini.

Alice Corte ha intervistato la dottoressa Donatella D’Angelo che con l’associazione Cittadini del mondo, di cui è presidente, presta servizio presso il Selam Palace. E’ grazie all’associazione e al loro sportello socio-sanitario che sono stati individuati i primi casi di Covid-19, ma purtroppo sono rimasti tagliati fuori dalla gestione sanitaria di quello che sta accadendo per la burocrazia. Dopo i primi due positivi e altri due casi sospetti si sono rivelati fortunatamente negativi, sono ora 33 le persone risultate positive coronavirus e trasportate in albergo per continuare la quarantena.

La situazione di palazzo Selam è già stata segnalata più volte: l’occupazione, nata in seguito allo sgombero dell’Hotel Africa nel 2006, doveva essere temporanea e furono stanziati fondi per l’accoglienza in centri di chi vi abitava. Tuttavia, l’accoglienza non è mai stata pianificata e dal 2007 lo stabile è rimasto occupato. Nell’edificio, adibito a uffici universitari, non c’erano abbastanza servizi igienici o docce, sono stati costruiti dagli occupanti, sovraccaricando le tubature. Secondo quanto riportato da Cittadini del mondo c’è un bagno alla turca ogni 19 persone e una doccia ogni 33. La mancanza di areazione e l’assenza di mezzi di riscaldamento e raffreddamento, rendono gli ambienti insalubri sia di inverno che d’estate. Le condizioni igienico-sanitarie dell’edificio erano quindi problematiche già prima dell’epidemia di Covid19.

Musica di Manu Dibango (artista morto di recente proprio per aver contratto il Covid19), Wild Man in the City

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