Coronavirus, Amnesty all’Egitto: “Liberate gli attivisti dei diritti umani”

Scritto da in data Marzo 20, 2020

Di fronte al rischio della diffusione del coronavirus nelle sovraffollate carceri del paese, Amnesty International chiede al governo dell’Egitto di rilasciare immediatamente tutti gli attivisti e i difensori dei diritti umani detenuti “solo per l’espressione pacifica delle loro opinioni”.

Secondo Amnesty International, “per ridurre la popolazione carceraria e diminuire il rischio di contagio, le autorità egiziane dovrebbero anche prendere in considerazione la scarcerazione di tutte le persone in detenzione preventiva e di quelle particolarmente vulnerabili al contagio, come gli anziani e i detenuti sottoposti a cure mediche, adottando per esempio misure alternative per coloro che sono accusati di reati non violenti”. Analoghe richieste sono state avanzate anche da campagne nazionali come “Free Zyad Elelaimy” e “Free Ramy Shaath”.

Il 18 marzo quattro donne – Laila Soueif, Ahdaf Soueif, Mona Seif e Rabab el-Mahdi – sono state arrestate al Cairo, scrive l’ong, “mentre manifestavano di fronte al palazzo del governo, con le accuse di “incitamento alla protesta”, “diffusione di notizie false” e “possesso di materiale atto a diffondere notizie false”. Un procuratore ha poi disposto il loro rilascio su cauzione, in attesa dello sviluppo delle indagini. Nonostante avessero pagato la cauzione, sono state trattenute per tutta la notte per poi essere successivamente rilasciate”.

Il 19 marzo la Procura speciale per la sicurezza dello stato ha ordinato il rilascio di 15 attivisti ed esponenti politici detenuti arbitrariamente da mesi.

Il 17 marzo Patrick Zaky, lo studente egiziano iscritto all’ateneo di Bologna e detenuto in patria da ormai un mese e mezzo, ha lanciato un appello a sua volta: “Fatemi uscire il prima possibile da qui, voglio tornare all’università a studiare”, avrebbe chiesto secondo quanto si apprende da fonti vicine al ragazzo citate dall’Ansa. Nei giorni scorsi è stata rinviata, causa coronavirus, l’ennesima udienza che avrebbe dovuto decidere del suo destino.

In copertina Free Zyad Elelaimy/Facebook

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