Cura e diritto alla salute: a maggio il Festival dei Diritti Umani

Scritto da in data Aprile 12, 2022

Sono stati presentati i temi e gli ospiti della settima edizione del Festival dei Diritti Umani, di cui Radio Bullets è media partner, in programma dal 3 al 6 maggio sulla piattaforma festivaldirittiumani.streamCura e diritto alla salute saranno i temi della prossima edizione del festival, che già oggi hanno cominciato a trattare i ragazzi delle scuole superiori dell’istituto Porta di Monza e dell’istituto professionale Domenico Modugno di Conversano (Bari), raccontando in prima persona le loro esperienze, le loro fragilità e il bisogno di essere ascoltati. I ragazzi hanno presentato alcuni estratti del progetto podcast “A scuola di Diritti Umani” realizzato insieme a Share Radio.

Le storie

Irene, studentessa di Monza, ha sottolineato: «Ci siamo concentrati sul tema dei disturbi alimentari per portare una riflessione a tutti coloro che sono interessati a dare conforto a chi ne soffre o ne ha sofferto. Durante la pandemia è un fenomeno che è molto aumentato». Annarita, studentessa di Conversano, ha ricordato come attraverso il podcast i ragazzi e le ragazze abbiano avuto la possibilità di essere sé stessi. «Abbiamo mostrato quello che di solito non mostriamo, per mandare un messaggio: noi vogliamo solo essere ascoltati. Tutti noi nascondiamo qualcosa, perché la società ci impone di nascondere qualcosa, e per non essere considerati strani».

A partire dalle riflessioni dei ragazzi il dibattito è proseguito attorno al tema “Bonus Psicologo” con gli ospiti Filippo Sensi, parlamentare che ha incalzato il Governo per rendere il bonus realtà e Anita Pirovano, presidente del Municipio 9 e promotrice del bonus psicologo per i giovani dai 10 ai 25 anni della zona.

Filippo Sensi ha ricordato come oltre al bonus occorra fare di più. «Il bonus è solo una goccia in mezzo al mare, c’è bisogno di fare ancora molto altro, come per esempio inserire la figura dello psicologo a scuola, cosa che il Covid ha ulteriormente messo in luce». Anita Pirovano ha raccontato l’esperienza del caso milanese. «A Milano siamo partiti prima che il Parlamento desse il suo ok al bonus psicologo. Ho provato molto scoramento in questa vicenda perché mi sono messa nei panni dei ragazzi. Una scelta diversa poteva significare che la salute mentale non fosse un diritto delle persone e che non facesse parte della salute e che in fondo – la domanda “come stai?” − non intessa al mondo degli adulti e alla società».

La pandemia

Partendo da esperienze personali Massimo Cirri, giornalista radiofonico e psicologo, ha messo in evidenza come la pandemia abbia rappresentato la rottura di un paradigma: «Abbiamo bisogno di ritrovare i meccanismi, macchine sociali, che ci permettano di ritornare in un circuito di comunicazione. Lo dobbiamo fare noi, la scuola, la società, il servizio pubblico. La solitudine è l’aggravante di qualsiasi malattia, aumenta la sofferenza, e per questo è necessario sopperire alle fragilità».

Il direttore del Festival, Danilo De Biasio, focalizzandosi sui contenuti della settima edizione ha sottolineato: «Ci siamo convinti di fare un intero festival dedicato alla salute l’anno scorso, quando gli studenti ci hanno fatto capire l’urgenza di raccontare, di fronte all’enormità del covid, come abbiano dovuto rivoluzionare la loro vita. Durante il festival si parlerà di cura, di diritto alla salute, ma anche della ferita della guerra».

La guerra in Ucraina

Ed è proprio per raccontare l’esperienza in prima persona della guerra che sono intervenuti i fotografi Jean-Marc Caimi e Valentina Piccinni, da poco rientrati dal confine polacco-ucraino. «A Kiev per noi è stato importante raccogliere la voce dei ragazzi, perché in occidente c’è una sensazione alterata di quella che è la realtà. I giovani in Ucraina, dopo Euromaidan, intravedono delle possibilità che prima non vedevano. Ora con la guerra è cambiato tutto», ha raccontato Caimi. Valentina Piccinni ha illustrato il progetto fotografico Journey to Safety dedicato a Leopoli. «Qui abbiamo seguito l’esodo dei cittadini in fuga dalla guerra cercando di mettere in luce un punto di vista differente. Leopoli è una città in cui abbiamo percepito un’atmosfera sospesa, una città in  attesa di preparare una guerra con la rimessa in uso dei bunker antibomba, la preparazione della città per evitare la distruzione. Leopoli è il fulcro dell’esodo è lo snodo per superare il confine per arrivare in Polonia, perché c’è un forte legame tra le due nazioni. È una migrazione fotograficamente differente: donne e bambini che arrivano da una nazione non lontana. È una migrazione diversa, perché tutte queste persone vogliono ritornare nel loro paese, vogliono ritornare in Ucraina».

A concludere l’incontro un filo diretto con la città di Leopoli attraverso la testimonianza di Damiano Rizzi, presidente della Fondazione Soleterre, che ha raccontato il lavoro nella cura dei piccoli pazienti oncologici che continua anche in una situazione compromessa dalla guerra. Rizzi ha concluso con un’emozionante definizione di diritti umani: «Credo che i diritti umani siano proprio quella rappresentazione mentale che ci permette di continuare a lottare per essi, perché i diritti umani rischiano di perdersi se non si lotta. Questa lotta deve passare attraverso la manutenzione dei diritti, e dove questi non ci sono bisogna pretenderli. È qualcosa che non dobbiamo chiedere mettendoci in ginocchio, deve esser richiesto ad alta voce».

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