23 marzo 2020 – Notiziario in genere

Scritto da in data Marzo 23, 2020

Tra le persone contagiate dal coronavirus c’è anche Harvey Weinstein. Lgbtq, donne, bambini e non solo: chi rischia di pagare di più gli effetti della pandemia. Hong Kong: il pastore transgender torna a celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso. In Russia un videogame per combattere la violenza di genere. E in Ucraina per la prima volta una donna diventa procuratrice generale.

Angela Gennaro da Roma e Julia Kalashnyk in collegamento da Kiev, Ucraina.

Harvey Weinstein è positivo al coronavirus

L’ex produttore cinematografio, 68 anni, affetto da patologie cardiache, è stato messo in isolamento nel piccolo carcere dello Stato di New York dove è stato recentemente trasferito per scontare la condanna di 23 anni di prigione. Lo scrive la Niagara Gazette. Weinstein è recluso nel Walden Correctional Center di Alden, una cittadina fuori Buffalo: A due anni di distanza dalle prime accuse – che avevano portato alla nascita del movimento MeToo – il tribunale di New York lo ha riconosciuto l’11 marzo scorso colpevole di due reati: un episodio di violenza sessuale nel 2013 e un “first-degree criminal sex act”, cioé per aver costretto nel 2006 una donna al sesso orale

Weinstein è uno dei due detenuti del carcere ad essere risultati positivi al virus. Le autorità del carcere hanno detto alla Niagara Gazette che l’ex boss di Miramax era già positivo quando è entrato nel sistema penitenziario dello Stato di New York da Rikers Island, una prigione della città di New York. Wende è un centro di smistamento per detenuti che vengono poi spostati in altre strutture dopo esser stati sottoposti ad analisi mediche. Weinstein ha 68 anni e soffre di cuore. Dopo la condanna e prima di esser trasferito a Rikers era stato sottoposto a uno
stent cardiaco.

Harvey Weinstein, now one of New York's most notorious prison inmates after being sentenced for sexual assault, has…

Posted by Niagara Gazette on Sunday, March 22, 2020

Coronavirus: chi rischia di più?

La violenza domestica e gli abusi sui minori aumenteranno durante le quarantene. Ne stiamo parlando in Italia, ed è così in tutto il mondo: le persone a rischio potrebbero essere trascurate, dicono gli operatori sociali.

Mentre la maggior parte degli americani si rinchiude in casa osservando con preoccupazione lavanderia di coronavirus montare nel paese, email disperate a ProPublica: alcune sono quasi delle grida di paura per le vittime invisibili di questo ampio e inedito stop nazionale.

The Inquirer racconta per esempio la storia di una donna di Philadelphia: stava per lasciare il partner violento. Ma la diffusione del virus, I posti di lavoro chiusi, l’obbligo per tutte e tutti di restare a casa. Ora quella donna non ha le risorse finanziarie per andarsene ed è bloccata in casa con il suo aguzzino. Quanto durerà la pandemia e la chiusura nelle case? Non è una domanda che ha ancora una risposta.

Il problema vale per tutte le persone a rischio: un’assistente sociale della Florida ha scritto a ProPublica per raccontare le sue paure per i suoi pazienti con problemi di sviluppo, sono chiusi nelle loro case, incapaci di usare il bagno senza aiuto. Cosa succederà a loro se lei e i suoi colleghi si ammalano? Succede dappertutto così. Anche in Italia. A Roma, al Cem, centro educazione motoria dove coraggiosi genitori lottano da tempo – e prima che il coronavirus cambiasse le nostre vite e l’assistenza a chi ne ha bisogno – per un trattamento dignitoso dei loro figli e le loro figlie con gravi disabilità. E a Manhattan, un volontario che porta cibo e provviste ai senzatetto, ha scritto semplicemente a ProPublica: “Stiamo annegando”.

La comunità Lgbtq rischia di essere particolarmente esposta alla pandemia

Le organizzazioni sanitarie nazionali avvertono – si legge su Usa Today – che alcune persone della comunità LGBTQ potrebbero essere “particolarmente vulnerabili” agli effetti del virus. Per i tassi di fumo significativamente più elevati rispetto alla popolazione generale, per esempio, che hanno sollevato preoccupazione tra gli operatori sanitari.

Oltre 100 diverse organizzazioni nazionali, tra cui la Whitman-Walker Health, hanno firmato una lettera scritta dall’LGBT Cancer Network per attirare l’attenzione su diversi fattori che potrebbero significare che la comunità Lgbtq è a maggior rischio di complicanze da Covid-19. Le persone Lgbtq, per esempio, fumano a tassi superiori del 50% rispetto alla popolazione generale, il che potrebbe essere dannoso se si contrae una malattia respiratoria come Covid-19. Tassi più elevati di Hiv e cancro nella comunità Lgbtq significano che un maggior numero di persone può avere un sistema immunitario compromesso, il che li rende più vulnerabili alle infezioni Covid-19. La discriminazione sanitaria in America poi, tra cui la negazione delle cure, gli atteggiamenti inospitali e la mancanza di comprensione da parte del personale e dei fornitori, rende – dicono le associazioni – le persone Lgbtq più riluttanti a cercare cure mediche.

Irina Venediktova

Il 17 marzo il parlamento ucraino con 269 voti a favore ha confermato Irina Venediktova, la direttrice dell’Ufficio delle indagini di Stato (DBR), come la nuova Procuratrice generale. Sarà la prima donna a ricoprire questo incarico in Ucraina. La poltrona di Procuratore Generale è rimasta vuota dopo il licenziamento dell’ex P.G Ruslan Riaboshapka (dopo il cambio del governo il 4 marzo), di cui il lavoro è stato giudicato come “insufficiente”.

Iryna Venedyktova, 41, un’ex legislatrice del partito del presidente Volodymyr Zelenskyy “Servo del Popolo”. Prima della nomina ricopriva la carica della direttrice dell’Ufficio delle indagini di Stato (DBR), un’agenzia ucraina per la lotta alla corruzione. Non sono mancate le controversie sul conto della candidatura di Venedyktova. I parlamentari dei partiti di opposizione – Golos e la Solidarietà Europea dell’ex presidente Poroshenko – hanno espresso la loro disapprovazione con toni molto duri.

Viene accusata di possibili repressioni politiche contro gli oppositori di Volodymyr Zelenskyy, tra cui Poroshenko, nonché di essere influenzata fortemente dal Presidente.

Un’altra ragione delle critiche è la mancanza di qualifiche sufficienti per ricoprire un ruolo del genere. Come scrive BBC Russia, Venedyktova nel 2016, prima di unirsi alla squadra di Zelenskyy, aveva partecipato a un concorso per la carica di giudice della Corte suprema e non ha raggiunto il minimo di voti richiesti.

La legislatrice eredita un sistema legale nel mezzo della riforma, con diversi casi ancora irrisolti, tra cui anche quello di Euromaidan. All’inizio di marzo, Venedyktova ha citato in giudizio il quotidiano Ukrayinska pravda per aver ripubblicato un articolo dell’Anti-Corruption Action Center, secondo il quale suo marito, Denis Kolesnyk, il capo di Cyber Polizia di Kharkov, avrebbe influenzato il lavoro del personale presso l’Ufficio delle indagini di Stato DBR.

Russia

Nel febbraio 2017, ricorda Wired, il presidente russo Vladimir Putin ha depenalizzato la violenza “moderata” che non causa gravi lesioni. Quindi, i pestaggi che lasciano lividi, graffi o sanguinamenti – ma che non causano ossa rotte o commozione cerebrale – non sono ora considerati un reato in Russia. Ciò significa che, in molti casi di violenza domestica, la polizia non è più obbligata ad avviare un’indagine.

In un paese in cui gli abusi domestici sono endemici, “è una brutta situazione che è solo peggiorata”, afferma Yulia Gorbunova, ricercatrice senior di Human Rights Watch. Si stima che oltre 600 donne vengano uccise nelle proprie case ogni mese in Russia e solo circa il 3% dei casi di violenza domestica arriva in tribunale. “Le forze dell’ordine, la magistratura o i sistemi sociali russi il più delle volte non riescono a proteggere le vittime della violenza domestica”, afferma Gorbunova.

Le iniziative della società civile si stanno rivolgendo a strumenti digitali per limitare il danno. Team 29 è un’associazione di giornalisti e avvocati con sede a San Pietroburgo, istituita per difendere le persone accusate di spionaggio o tradimento, spesso su prove fabbricate dallo stato. Ha creato strumenti online per educare i russi sugli abusi legali compiuti dalle autorità, ma ha scoperto che il materiale non raggiungeva le persone di età inferiore ai 24 anni, in particolare le donne. “Era chiaro che i metodi tradizionali non funzionavano”, afferma Nikolay Ovchinnikov, gaming manager Team 29.

Ecco perché, quando la legge sulla violenza domestica è stata modificata, hanno iniziato a lavorare su un videogioco. Where Can Couplehood Lead?, Dove può portare la vita di coppia? La cui uscita è prevista per questo mese per dispositivi Android e iOS, e che offre consigli alle donne che subiscono violenza domestica, stalking e cyberbullismo. I giocatori navigano in trame che sono state progettate per aiutarli a riconoscere gli abusi, costruire confini personali e conoscere strumenti di difesa legale e psicologica e centri di supporto.

“Il nostro obiettivo è creare un gioco entusiasmante che aumenti la consapevolezza del pubblico sul problema, sia tra le ragazze che tra i giovani”, afferma Igor Dorfman, Chief Technology Officer del progetto di gioco. “Vogliamo mostrare quali azioni e comportamenti funzionano per contrastare l’aggressore.”

Aiutare le vittime a riconoscere la violenza domestica è forse il valore fondamentale del gioco, si legge ancora su Wired. L’accusa alle vittime e le idee sbagliate secondo cui la violenza è una questione familiare sono diffuse in Russia. Il proverbio secolare “Se ti picchia, vuol dire che ti ama” è persistente e spesso favorito dal Cremlino. Il risultato di questo, dice Gorbunova, è che “le famiglie proteggono gli abusatori”.

Hong Kong

Marz Balaoro, pastore transgender di origini filippine, ha annunciato che tornerà a unire in matrimonio persone dello stesso sesso a Hong Kong, dove vive dal 1981. Due anni fa era stato arrestato con l’accusa di aver celebrato nozze egualitarie nella Lgbts Christian Church, da lui fondata nel 2014, Balaoro aveva presentato, nel maggio scorso – secondo quanto ricostruisce GayNews – un ricorso al Tribunale di primo grado dell’Alta Corte di Hong Kong.
Nella sentenza depositata all’inizio di questo mese la Corte ha respinto la domanda basata sul diritto alla libertà di culto ma ha dichiarato che Balaoro non aveva fatto nulla di illegale.

«Posso ancora celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso e continuerò a farlo. Il tribunale ha affermato che non ho fatto nulla di sbagliato o illegale. Ho dunque la certezza che non potrò più essere arrestato», dice il pastore. Una vittoria definita a metà per Balaoro perché i matrimoni da lui celebrati non avranno alcun valore legale. Per questo motivo il pastore è intenzionato a svolgere un’azione congiunta – tra la sua comunità e associazioni Lgbt+ – di pressing sul Consiglio legislativo di Hong Kong per ottenere una legge che legalizzi il matrimonio egualitario. L’ex colonia britannica, in cui non sono riconosciute neppure le unioni civili, è stata spesso criticata dalle associazioni per i suoi arcaismi in termini di pari diritti. Ma si registrano al riguardo dei piccoli passi in avanti, si legge ancora su GayNews.

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