Kazakhstan: Una rissa gigantesca
Scritto da Giancarlo Castelli in data Febbraio 9, 2020
È salito a dieci il numero dei morti dopo l’incredibile rissa scoppiata lo scorso venerdì notte in un villaggio del Kazakhstan del sud, non lontano dal confine col Kirghizstan e a cui avrebbero partecipato non meno di 1500 persone.
Tutto sarebbe avvenuto nella cittadina di Masanchi, provincia di Kordajskij nella regione Zhambil’skaja. Un’area dove vivono diverse minoranze etniche tra cui i Dungani, discendenti di profughi cinesi che nel XIX secolo fuggirono dalla Cina per sfuggire all’Imperatore. Una ricostruzione dei fatti non è ancora stata messa insieme dalle autorità kazake per spiegare il movente della grande rissa che si è protratta per tutta la notte, con incendi di case e negozi.
https://twitter.com/scamp_rogue/status/1225866281578049537
Una questione di convivenza?
Secondo una prima prima ipotesi, all’origine dei disordini ci sarebbero questioni legate alla convivenza inter-etnica (ipotesi prontamente smentita dsal presidente del Kazakhstan, Kassim-Jomart Tokaev) non è giunta ancora alcuna conferma e le associazioni locali sui diritti umani hanno chiesto che venisse formata una commissione alla quale partecipino vari settori della società civile per capire quello che è successo veramente.
O la disoccupazione?
Secondo le stesse associazioni, i motivi di un tale malcontento andrebbero individuate, come riporta l’agenzia russa Interfax “nella mancata soluzione di problemi sociali come la disoccupazione, l’ingiustizia sociale, la sfiducia verso il potere”.
Prova a dare una versione dei fatti, almeno nell’episodio scatenante, la Novaja Gazeta: tutto sarebbe iniziato dopo un controllo di polizia nei confronti di un automobilista che circolava con un veicolo con targa irregolare. Alla richiesta dei documenti da parte della polizia, l’automobilista e chi era con lui, si erano rifiutati di obbedire all’ordine e avevano aggredito gli agenti. Da lì è stato un attimo: alcuni presenti hanno dato manforte all’automobilista e tutto si sarebbe acceso come una miccia a combustione veloce.
Ora la situazione, dopo lo stato d’emergenza proclamato dal presidente, sarebbe tornata quasi alla normalità. Il bilancio alla fine è pesante: oltre a dieci morti, ci sarebbero 43 persone in ospedale (due sarebbero morte nelle ultime ore, facendo salire il numero dei morti a dieci, dagli otto iniziali) e alcune in gravi condizioni per i pesanti traumi subiti. Non sono pochi anche gli sfollati, a causa degli incendi, che vengono ospitati all’interno di moschee e scuole. Secondo alcune testimonianze riportate ancora da Interfax, ci sarebbero molte persone, famiglie, donne con bambini che ancora stanno tentando di varcare il confine col vicino Kirghizstan.
Leggi o ascolta anche:
- Le ultime notizie dalla Russia, di Giancarlo Castelli
- Come (non) si organizza un viaggio Eleonora Viganò per Vieni via con me
- Fratello Sole, di Raffaella Quadri per la rubrica Technomondo
- Cina, sale il numero delle vittime del coronavirus e i medici soffrono di burnout
- 17 km di ignoto di Eleonora Viganò, per la rubrica Vieni via con me
- Italian technology – CES 2020
- Messico: femminidio la challenge della speranza di Stefania Cingia
- Afghanistan: imminente un accordo di pace, di Barbara Schiavulli
- Taiwan: il voto per elezioni presidenziali e legislative osservato da Pechino e Washington
- 2020: obiettivo scienza, di Raffaella Quadri per la rubrica Technomondo
- Europa, la Signora del super anello, di Raffaella Quadri
- Hong Kong, l’Italia risponde alle parole dell’ambasciata cinese a Roma
- Vorrei farmi leggere le carte
- Goccia su goccia, un podcast di Raffaella Quadri
- Il notiziario di oggi
E se credete in un giornalismo indipendente, serio e che racconta dai posti, potete sostenerci andando su Sostienici