Kazakhstan: Una rissa gigantesca

Scritto da in data Febbraio 9, 2020

È salito a dieci il numero dei morti dopo l’incredibile rissa scoppiata lo scorso venerdì notte in un villaggio del Kazakhstan del sud, non lontano dal confine col Kirghizstan e a cui avrebbero partecipato non meno di 1500 persone.
Tutto sarebbe avvenuto nella cittadina di Masanchi, provincia di Kordajskij nella regione Zhambil’skaja. Un’area dove vivono diverse minoranze etniche tra cui i Dungani, discendenti di profughi cinesi che nel XIX secolo fuggirono dalla Cina per sfuggire all’Imperatore. Una ricostruzione dei fatti  non è ancora stata messa insieme dalle autorità kazake per spiegare il movente della grande rissa che si è protratta per tutta la notte, con incendi di case e negozi.

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Una questione di convivenza?

Secondo una prima prima ipotesi, all’origine dei disordini ci sarebbero questioni legate alla convivenza inter-etnica (ipotesi prontamente smentita dsal presidente del Kazakhstan, Kassim-Jomart Tokaev) non è giunta ancora alcuna conferma e le associazioni locali sui diritti umani hanno chiesto che venisse formata una commissione alla quale partecipino vari settori della società civile per capire quello che è successo veramente.

O la disoccupazione?

Secondo le stesse associazioni, i motivi di un tale malcontento andrebbero individuate, come riporta l’agenzia russa Interfax “nella mancata soluzione di problemi sociali come la disoccupazione, l’ingiustizia sociale, la sfiducia verso il potere”.
Prova a dare una versione dei fatti, almeno nell’episodio scatenante, la Novaja Gazeta: tutto sarebbe iniziato dopo un controllo di polizia nei confronti di un automobilista che circolava con un veicolo con targa irregolare. Alla richiesta dei documenti da parte della polizia, l’automobilista e chi era con lui, si erano rifiutati di obbedire all’ordine e avevano aggredito gli agenti. Da lì è stato un attimo: alcuni presenti hanno dato manforte all’automobilista e tutto si sarebbe acceso come una miccia a combustione veloce.
Ora la situazione, dopo lo stato d’emergenza proclamato dal presidente, sarebbe tornata quasi alla normalità. Il bilancio alla fine è pesante: oltre a dieci morti, ci sarebbero 43 persone in ospedale (due sarebbero morte nelle ultime ore, facendo salire il numero dei morti a dieci, dagli otto iniziali) e alcune in gravi condizioni per i pesanti traumi subiti. Non sono pochi anche gli sfollati, a causa degli incendi, che vengono ospitati all’interno di moschee e scuole. Secondo alcune testimonianze riportate ancora da Interfax, ci sarebbero molte persone, famiglie, donne con bambini che ancora stanno tentando di varcare il confine col vicino Kirghizstan.

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