Simona Baldelli, “La neve finché cade”

Scritto da in data Giugno 24, 2022

Una storia di amicizia, di amore, di coraggio. “La neve finché cade” (Giunti) è un racconto di speranza, il profilo di una generazione che interviene sul cambiamento climatico. Valentina Barile ne parla su Radio Bullets insieme all’autrice, Simona Baldelli.

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Cosa fare?

Simona Baldelli

Finché cadrà la neve c’è garanzia di vita sulla Terra. In che modo si può intervenire per mettere freno a questo danno che sembra essere ormai irreversibile? Simona Baldelli su Radio Bullets: «La neve finché cade non è soltanto un titolo, ma anche un augurio. L’augurio che le stagioni si susseguano alle stagioni, che ci sia ancora il freddo domani, che la calotta polare resista, che i ghiacci resistano. Una calotta polare che si sta inevitabilmente sciogliendo. E questo crea non soltanto un problema all’ecosistema che lì si è stabilito, ma le notizie di questi giorni dicono anche che con questo ritirarsi dei ghiacci si stanno scoprendo — sono più facili da raggiungere — giacimenti, e non solo di idrocarburi, ma di un sacco di sostanze sulle quali in molti cercheranno di mettere le mani e, ribadisco, sempre le notizie di questi giorni ci dicono che le guerre sono anche e soprattutto, oltre che una sciagura, di natura economica e quindi mi auguro che la neve resista, che i ghiacci esistano, che la natura resista e che noi si sia in grado di rispettare la casa in cui viviamo, in cui stabiliamo non solo la nostra vita, ma anche quella delle generazioni future e, soprattutto, in una pacifica convivenza con tutti».

In che modo?

Spesso si utilizza la parola “tardi” per indicare una scadenza già quasi avvenuta. Forse, ciò che sta accadendo, potrebbe essere il segno che all’irreversibilità non c’è davvero riparo. Esiste però una parola, “cooperazione”, che potrebbe dare un senso. Simona Baldelli: «Certamente la cooperazione e le relazioni pacifiche sono fondamentali, dovremmo, credo, partire dal presupposto — e non è solo un presupposto, è una certezza, è ovvio — che questo mondo è comune. Questa natura è madre di noi tutti e in quanto tale andrebbe rispettata. Un vecchio detto, credo nato in ambito economico, diceva che se una farfalla sbatte le ali al di là dell’emisfero, su questo lato arriva una specie di tornado, ed è così. Tutto è collegato, tutto è in relazione e ora più che mai dovremmo veramente renderci conto che ogni nostro singolo piccolissimo gesto quotidiano ricade anche sulla vita degli altri, dobbiamo ricordarcene non solo quando lo subiamo, ma anche quando lo agiamo. Ormai pare una banalità, e forse qualcuno si sarà anche stancato di sentirlo dire, ma risparmiare l’acqua, tenere un grado in meno di calore in casa l’inverno, così come evitare l’aria condizionata l’estate faranno sì che tutti quanti si possa vivere in armonia, più a lungo, meglio e soprattutto in pace».

Chi?

Gli attori in prima linea sono le generazioni Y, Z, C, gli iperconnessi, le vittime della crisi economica e climatica, che portano sulle spalle la responsabilità del cambiamento. Ce la faranno? Simona Baldelli conclude su Radio Bullets: «Ho una fiducia grandissima nelle nuove generazioni che su molti punti sembrano essere molto più consapevoli, molto più maturi e molto più avanti di noi. Eventi, iniziative come #fridaysforfuture e tutte le manifestazioni che i ragazzi in questi anni hanno fatto nonostante il nostro paternalismo, le critiche e… “ma che protestate a fare, andate in casa a studiare”. Siamo vecchi, siamo proprio vecchi, vecchi, vecchi, e forse siamo nati vecchi, da questo punto di vista, ma i ragazzi invece credo che riusciranno a essere giovani a lungo. E speriamo facciano questa rivoluzione — mi si passi il termine, questa rivoluzione verde — il prima possibile, la facciano anche per noi che ci riempiamo a volte di parole come futuro, pensiamo ai giovani, ai ragazzi. Così, giusto perché in questo momento va di moda, ma con poca convinzione, i ragazzi invece sono serissimi».

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