Diario di viaggio – Le terre mutate
Da Matelica a Polverina

Scritto da in data Giugno 18, 2020

Tappa lunga lunga, la seconda (qui la prima puntata) quasi infinita, questa da Matelica a Polverina (di fatto una tappa e mezza del Cammino delle Terre Mutate). 38km di asfalto, sterrato, sentiero, tra macerie, ricostruzione e scavi archeologici, che nella nostra Italia non mancano mai. La schiena duole, ma la vista a tratti sorride, quando non scopre un altro edificio abbandonato dopo il terremoto, un’altra chiesa impalcata, un altro paese ancora più spopolato. E poi gli anziani che resistono. E i giovani che tirano avanti attività varie. E arrivare affamati a Seppio nell’unico pomeriggio di chiusura dell’alimentari… ma poi nell’albergo un “visto che sapevamo che siete vegetariani, mamma ha messo su la pasta e fagioli”.

Momento topico della giornata: essere avvistati da un branco di cani da pastore che ci inseguono minacciosi. Un signore che continuava a dirci di essere una brutta persona ci ha dato un passaggio in jeep onde evitare l’inseguimento. Il suo consiglio per i cani da pastore: portare un bastone appuntito e una racchetta, con uno colpirli con l’altro infilzarli. E vedi come passi. Forse era davvero una brutta persona.

Momento chiacchiera a conclusione della giornata, presso l’Hotel Il cavaliere, che non potremmo permetterci ma si fa amare con ventimila portate e la gestione familiare, i racconti del più giovane dei proprietari sugli anziani stremati più che da terremoto e Coronavirus dal vivere fuori dalle proprie case, i due anni di scosse, gli amici scampati alle macerie di Amatrice. Come nel precedente hotel (La Loggia a Matelica) il fluire del discorso è inarrestabile, ma piacevole nell’ascolto che è anche il motivo per cui siamo qua. Un po’ il terremoto, un po’ certe storture burocratiche che impediscono a chi vorrebbe farlo di andare avanti, mentre a forza di appalti si ferma tutto o si rallenta. Infine il turismo e la voglia di camminare. Una voglia nuova, e bella.

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